I sudcoreani diventeranno un anno o due più giovani
Sarà la conseguenza dell'adozione del sistema internazionale di calcolo dell'età anagrafica, in sostituzione di quelli tradizionali
Giovedì il parlamento sudcoreano ha approvato una serie di leggi che prevedono di adottare il metodo di calcolo dell’età anagrafica standard riconosciuto a livello internazionale, quello che fa coincidere un anno di età al compimento dei primi 365 giorni dalla data di nascita. Finora in Corea del Sud si usavano anche altri sistemi tradizionali per il conteggio dell’età, che funzionano in maniera diversa: con il risultato che spesso c’è confusione su quanti anni abbia una persona. Dal giugno del 2023 però non sarà più permesso usare questi sistemi nei documenti ufficiali. La conseguenza principale è che nel giro di qualche mese molti coreani risulteranno avere uno o due anni in meno rispetto a quelli che dichiarano attualmente.
Attualmente il sistema di calcolo dell’età più utilizzato nel paese è quello in base al quale le persone hanno un anno già al momento della nascita, e ne compiono un altro il primo giorno di ciascun anno solare. Una persona nata il 10 maggio del 2000, quindi, ha 23 anni, che diventeranno 24 tra poche settimane, con l’inizio del 2023. In un caso limite, secondo questo conteggio tradizionale, una persona nata in Corea del Sud il 31 dicembre del 2021 ha compiuto due anni il giorno successivo alla nascita, il primo gennaio del 2022.
C’è poi un sistema a parte che in Corea del Sud si usa per calcolare l’età in cui si comincia ad andare a scuola, oppure è legale bere alcolici: un po’ come il metodo di conteggio più diffuso in tutto il mondo parte da zero al momento della nascita, ma poi aggiunge un anno sempre ogni primo gennaio. Per fare un altro esempio, a oggi, il 9 dicembre del 2022, una persona nata il 25 dicembre del 2002 ha 19 anni secondo il sistema internazionale, ne ha 20 secondo quest’ultimo conteggio e invece 21 secondo il sistema di calcolo tradizionale sudcoreano (il primo anno lo ha cioè “compiuto” il 25 dicembre del 2002 e il secondo il primo gennaio del 2003).
L’adeguamento al sistema internazionale di conteggio dell’età anagrafica era una tra le promesse fatte in campagna elettorale dal presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, secondo cui i sistemi tradizionali portavano «costi sociali ed economici inutili».
È piuttosto difficile ricostruire le origini di queste pratiche, che prima di essere dismesse erano diffuse anche in altri paesi limitrofi, tra cui Corea del Nord e Giappone. In Corea del Sud invece hanno continuato a convivere per decenni assieme al sistema di calcolo dell’età internazionale, che fu introdotto negli anni Sessanta, con tutta una serie di complicazioni. Come ha spiegato il Korea Times, spesso l’adozione di tutti questi sistemi contemporaneamente ha creato confusione nelle pratiche amministrative e in quelle mediche, compresa la somministrazione dei vaccini contro il coronavirus; in qualche caso ha portato a cause legali basate proprio sull’interpretazione dell’età delle persone coinvolte, che risultavano averne due diverse in base al metodo considerato.
Secondo il ministero degli Affari legislativi sudcoreano le nuove leggi risolveranno questa confusione, come sembra auspicare la gran parte delle persone sudcoreane intervistate per un sondaggio ministeriale realizzato lo scorso settembre (l’81,6 per cento degli intervistati aveva detto di essere favorevole ad abbandonare i sistemi tradizionali). Tecnicamente comunque l’età delle bambine e dei bambini nati fino al prossimo giugno potrà ancora essere conteggiata con i sistemi tradizionali.
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