Quest’anno l’influenza è arrivata in anticipo
Sono stati segnalati molti più casi rispetto agli ultimi anni, soprattutto tra i bambini e le bambine con meno di 14 anni
Il 20 novembre nei reparti di pronto soccorso degli ospedali in provincia di Venezia sono stati registrati 199 accessi di bambini e bambine con meno di 14 anni, di cui la maggior parte con meno di quattro anni. Nessuno era in gravi condizioni: avevano quasi tutti febbre alta e difficoltà respiratorie a causa dell’influenza stagionale. All’ospedale Gaslini di Genova, invece, è stato segnalato un aumento degli accessi del 30 per cento rispetto allo scorso anno. Ci sono stati aumenti analoghi e significativi anche in molti altri ospedali italiani.
Anche se poco indicativi perché relativi a singole strutture sanitarie o province, i dati che mostrano l’andamento degli accessi agli ospedali sono un segnale piuttosto evidente del fatto che quest’anno l’influenza stagionale è arrivata in anticipo rispetto agli ultimi anni. Silvestro Scotti, segretario generale della FIMMG, la federazione italiana dei medici di medicina generale, ha detto che mai negli ultimi 15 anni c’era stato un picco influenzale paragonabile a quello di quest’anno. «Guardando ai dati attuali, l’andamento fa pensare ad un picco assai superiore a quello delle epidemie passate», ha detto Scotti.
Le stime diffuse dall’Istituto superiore di sanità confermano i timori dei medici. Secondo un recente rapporto relativo all’ultima settimana di novembre, in Italia i casi stimati di sindrome influenzale sono circa 762mila. Dall’inizio della stagione influenzale sono stati segnalati 2,5 milioni di casi. Nel 2021, nello stesso periodo, erano stati segnalati 1,3 milioni di casi.
Nell’ultima settimana di novembre l’incidenza segnalata è stata di 12,91 casi per mille assistiti. Lo scorso anno nello stesso periodo l’incidenza era di 4,8 casi per mille assistiti, mentre nel 2020 era di 2,38 casi per mille assistiti.
L’incidenza più alta è stata segnalata nella fascia d’età fino a 4 anni, ma nelle ultime settimane è stata in crescita anche tra 5 e 14 anni, mentre ci sono stati pochi casi tra le persone anziane.
Le stime relative ai casi di influenza vengono fatte dall’Istituto superiore di sanità attraverso un sistema di sorveglianza epidemiologica noto come “InfluNet”, che raccoglie le segnalazioni sui casi riscontrati in Italia e che produce periodicamente rapporti sul loro andamento. I dati sono forniti da oltre mille medici “sentinella”, che indicano quanti dei loro pazienti hanno mostrato sindromi simil-influenzali (ILI), e da 22 laboratori, che analizzano i campioni prelevati dai pazienti e inviati dai medici sentinella per accertare l’eventuale presenza di virus influenzali.
L’andamento dei casi di influenza è solitamente regolare. Come osservato anche durante le varie ondate di coronavirus, il numero dei casi cresce per via del contagio fino ad arrivare a un picco per poi scendere. Negli ultimi anni la curva dell’incidenza è cresciuta quasi sempre nella prima metà di gennaio per poi raggiungere il picco tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio. Gli ultimi due anni, tuttavia, sono stati molto anomali per via della pandemia che ha condizionato in modo significativo le abitudini delle persone e ha avuto effetti anche sull’influenza.
È difficile stabilire con certezza i fattori che determinano una stagione influenzale più grave di un’altra, specialmente se intervengono altre variabili, ma si possono comunque identificare alcuni elementi. Nel 2020 l’utilizzo delle mascherine, il distanziamento fisico, i locali chiusi, il divieto di assembramenti e le limitazioni agli spostamenti hanno consentito di limitare anche la diffusione dell’influenza stagionale. Lo scorso anno ci sono stati più casi rispetto al 2020 soprattutto per via dell’allentamento delle misure di protezione. Dopo la rimozione degli obblighi decisa dal governo con la fine dell’emergenza, oggi l’utilizzo dei dispositivi di protezione per contenere la diffusione del virus è facoltativo.
Si tende a considerare l’influenza come un malanno della stagione invernale che non provoca gravi conseguenze se non qualche giorno a letto. In realtà le sindromi influenzali possono essere pericolose e sono tra le principali cause di morte in tutto il mondo.
A seconda degli anni e dei diversi virus in circolazione, nei paesi europei l’influenza causa fino a 50 milioni di casi con sintomi, e si stima che porti alla morte di 15mila-170mila individui. L’incidenza è solitamente più alta tra i bambini, gli anziani e le persone con problemi di salute. Migliaia di individui vengono ricoverati ogni anno per influenza e molti di loro non riescono a sopravvivere all’infezione, a causa delle complicazioni che possono subentrare.
Per questo motivo è importante che le persone a rischio – soprattutto gli anziani, ma anche chi è più esposto al virus come gli operatori sanitari – si sottopongano al vaccino antinfluenzale che riduce il rischio di ammalarsi. Il vaccino contro l’influenza deve essere ripetuto ogni anno perché i virus influenzali (che non appartengono alla famiglia dei coronavirus) mutano molto velocemente e riescono a eludere il sistema immunitario, nonostante le difese che sviluppa dopo i vaccini.
I vaccini antinfluenzali sono un importante strumento per ridurre i rischi, ma la protezione che offrono varia moltissimo a seconda degli anni.
Walter Ricciardi, professore di Igiene e Medicina Preventiva all’università Cattolica, già consulente del ministero della Salute, ha detto che quest’anno la campagna vaccinale antinfluenzale è andata malissimo. «Quello che serve è una combinazione di misure quali la vaccinazione, sia contro il Covid che contro l’influenza, e l’intensificazione di misure di sanità pubblica», ha detto. «La risposta individuale ad emergenze epidemiologiche non è sufficiente a proteggere la popolazione: serve un approccio pubblico, coordinato e basato sull’evidenza scientifica».