L’ultimo canale televisivo indipendente russo è stato chiuso dalla Lettonia
Il garante dei media lettone ha detto che l'emittente russa Dozhd è una minaccia per l'ordine pubblico e la sicurezza nazionale
Lo scorso marzo il procuratore generale della Russia aveva ordinato la chiusura di varie testate giornalistiche e canali televisivi indipendenti, nell’ambito di un’operazione di censura imposta dal presidente Vladimir Putin per poter controllare il modo in cui l’invasione russa dell’Ucraina veniva raccontata nel paese. Uno di quei canali indipendenti era Dozhd (che in russo vuol dire “Pioggia”), di proprietà della giornalista e imprenditrice Natalya Sindeyeva, che aveva deciso di spostare la sede nella vicina Lettonia per poter continuare a mandare in onda le proprie trasmissioni.
Ora l’autorità nazionale lettone che regolamenta i media nel paese (NEPLP) ha a sua volta deciso di revocarle la licenza dopo che il canale è stato accusato di mostrare contenuti favorevoli all’invasione dell’Ucraina.
Secondo la NEPLP, la decisione è stata presa perché Dozhd «minaccia la sicurezza nazionale e l’ordine pubblico». I suoi programmi andavano in onda da meno di cinque mesi, ma sono stati già al centro di diverse controversie. In un caso, la televisione è stata criticata per aver chiamato l’esercito russo «il nostro esercito» in un reportage su come vengono forniti i rifornimenti alle reclute: uno dei conduttori, Alexei Korostelyov, è stato licenziato di conseguenza. A inizio mese Dozhd aveva inoltre ricevuto una multa da 10mila euro per aver mandato in onda una mappa in cui la Crimea occupata era mostrata come parte del territorio russo.
L’emittente è in realtà molto critica di Vladimir Putin e del governo russo fin dal 2014, quando in concomitanza con l’invasione e l’annessione russa della penisola di Crimea paragonò apertamente il governo russo a quello nazista. Negli anni seguenti, secondo l’ex vicedirettrice Masha Makeeva, il governo russo cercò di rendere «la vita impossibile» ai lavoratori di Dozhd, per costringerli a chiudere: furono sfrattati dalla sede di Mosca, tutti i principali fornitori di servizi via cavo dissero che avrebbero smesso di trasmettere i loro programmi e infine furono anche classificati come «agente straniero», dicitura che identifica le entità che in un paese ricevono fondi dall’estero, ma che il regime di Putin ha usato in molte occasioni per limitarne la libertà di espressione e informazione.
Fin dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina Dozhd ha parlato apertamente di guerra, rifiutandosi di usare la definizione “operazione militare speciale”, come richiesto invece da Putin. Anche per questo, la decisione è stata definita «ingiusta e assurda» dai proprietari dell’emittente, ed è stata anche ampiamente criticata da varie figure dell’opposizione in Russia, che hanno sottolineato l’importanza di Dozhd come fonte d’informazione in russo che non ricalchi le posizioni di Putin sulla guerra.
«C’è Putin, che ha iniziato la guerra. E c’è Dozhd, che racconta la verità su Putin e sulla guerra. Togliere loro la licenza aiuta solo Putin», ha detto alla BBC Kira Yarmysh, addetta stampa del leader dell’opposizione russo Alexei Navalny, attualmente in prigione. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, invece, ha commentato che «alcuni giornalisti pensano sempre che ci sia un posto migliore di casa, che ci sia sempre più libertà altrove che a casa. Questo è uno degli esempi più chiari che dimostra che si tratta di illusioni erronee».
Dozhd smetterà di andare in onda in Lettonia l’8 dicembre, ma continuerà ad essere accessibile sul suo sito e su YouTube, che è già la piattaforma più utilizzata dalla maggior parte dei suoi spettatori.