Come si scrive (e si pubblica) un libro d’esordio?
Ardone, Cognetti, Auci, Desiati, Pomella, Caminito: sono alcuni dei docenti di un corso che in un anno esplora tutti gli aspetti della scrittura
Chi decide di partecipare a un corso di scrittura lo fa per motivi diversi: per confrontarsi con altre persone che hanno la stessa passione, o difficoltà simili nell’affrontare (e possibilmente risolvere) alcuni passaggi del processo di scrittura, oppure lo fa per incontrare autrici e autori che ammira, per cercare di carpire qualche loro segreto o anche dei semplici ma utili «trucchi del mestiere».
Secondo Viola Ardone – autrice dei due bestseller Il treno dei bambini e Oliva Denaro, che hanno venduto, complessivamente, mezzo milione di copie in Italia e sono stati tradotti in circa trenta paesi – «un corso di scrittura può aiutare chi vuole scrivere un romanzo o un racconto a scoprire quel piacere demiurgico e quasi sensuale di essere nella mente, nei panni e nel corpo di un altro, ossia il personaggio che hai inventato: che allo stesso tempo è e non è la tua voce. Parla e non parla come te. Parla attraverso di te, ma con una forza tutta sua».
Si decide di partecipare a un corso di scrittura, indubbiamente, anche con la speranza di pubblicare un libro. Così Mario Desiati, Premio Strega 2022 con Spatriati, spiega qual è lo stato d’animo di chi partecipa a un corso di scrittura per iniziare un percorso che lo porti alla pubblicazione: «Chi scrive una prova d’esordio è all’inizio di un percorso che ancora non conosce, non può immaginare: una strada che potrà essere in salita o pianeggiante, dritta o tortuosa, facile o piena di insidie. Ma al tempo stesso ha intrapreso quel cammino con una preparazione che è durata un tempo lunghissimo: tutta la vita vissuta fin lì, che verrà distillata in quelle prime pagine».
Ardone e Desiati sono anche due tra le voci più autorevoli che insegnano alla Scuola del libro, una delle più longeve in Italia: da trent’anni offre ad aspiranti esordienti l’opportunità di trovare la propria voce, inventare personaggi, costruire una storia convincente. Per il 2023, la Scuola propone “Scrivere tutto l’anno”, un percorso di studi aperto a soli 15 partecipanti che prevede due lezioni a settimana (il lunedì e il giovedì) da gennaio a dicembre. A questo link è prevista un’offerta speciale dedicata dalla Scuola del libro ai lettori del Post.
Il corso è composto da tanti approfondimenti tematici tenuti da diversi docenti: dalle basi della scrittura (Carola Susani, Vanni Santoni) alla costruzione dei personaggi (Giulia Caminito), dalla stesura dei dialoghi (Rossella Milone) al tono della scrittura (Antonio Pascale), dalla voce narrante (Viola Ardone) al tempo della narrazione (Giorgio Vasta).
E poi il concetto di riscrittura (Nadia Terranova), la struttura del racconto (Luca Ricci), la scrittura di sé (Andrea Pomella), le «storie non convenzionali» (Matteo B. Bianchi) e perfino un cosiddetto anti-corso su come sovvertire le regole apprese durante l’anno (Teresa Ciabatti). Ci saranno inoltre 4 lezioni singole di Stefania Auci, Viola Ardone, Paolo Cognetti e Mario Desiati, e una lezione di linguistica con Giorgio Moretti del progetto Una parola al giorno. Qui la brochure con il dettaglio di tutti i corsi.
Proprio con l’intento di favorire il passaggio dalla scrittura alla pubblicazione, il corso si conclude con un «pronto soccorso» finale, cioè con nozioni pratiche e consigli su come pubblicare (Vanni Santoni), sull’editing (Linda Fava di Mondadori) e sui contratti editoriali (Giulia Pietrosanti, agente letteraria). Sono inoltre previsti dei momenti di «verifica in itinere», affidati a Giulia Caminito, con due confronti in aula (in primavera e in autunno) e un colloquio individuale (in estate) dedicato al progetto di scrittura di ogni partecipante.
Secondo Andrea Pomella, autore del recente Il dio disarmato (il suo terzo romanzo per Einaudi) e docente alla Scuola del libro, «arrivare alla pubblicazione non è il principale obiettivo dei corsi di scrittura. Ma quando accade è il risultato naturale di un percorso, e tra gli allievi del mio workshop “Scrivere di sé” è già più volte accaduto (il più recente è il caso di Marco Annicchiarico, allievo del 2020 il cui I cura cari è uscito per Einaudi a settembre). Se attraverso un corso si arriva a firmare un contratto editoriale, quella è la conseguenza soprattutto di un lavoro sulla consapevolezza e sullo sguardo: la consapevolezza di avere una storia da raccontare, e uno sguardo, nuovo, vigile, curioso, interessato, su sé stessi e sul mondo. Un buon corso di scrittura non serve a far trovare una strada al manoscritto nel cassetto, serve semmai a rivelare un autore. E questo è un beneficio per tutti, non solo per quell’autore, ma anche e soprattutto per la comunità dei lettori e per il mondo dell’editoria».