L’Iran ha davvero abolito la polizia religiosa?
Se ne parla per le dichiarazioni di un esponente del regime, che però vanno prese con grande cautela: per ora non c'è nulla di certo
Nel corso del fine settimana si è sviluppato un certo dibattito sul fatto che il regime iraniano potesse avere abolito la polizia religiosa, il corpo che si occupa di far valere le rigide regole di morale e decoro religioso in vigore in Iran e che è al centro delle proteste degli ultimi mesi.
Il dibattito è cominciato dopo che un importante esponente del regime, il procuratore generale Mohammad Jafar Montazeri, in una serie di commenti riportati dall’agenzia di stampa iraniana ISNA ha detto sabato che il regime aveva abolito la polizia religiosa, e che stava pensando di modificare la legge che obbliga le donne iraniane a indossare il velo islamico (hijab). Le parole di Montazeri, però, non sono state poi confermate da nessun altro membro del regime iraniano, cosa che ha fatto pensare che probabilmente le discussioni fossero ancora in corso, o che Montazeri volesse sondare la reazione degli iraniani, che protestano da mesi contro il regime.
La notizia dell’abolizione nel frattempo era arrivata su buona parte dei giornali italiani e internazionali, mentre gli esperti di Iran chiedevano prudenza: non è chiaro infatti se la polizia religiosa sia stata abolita (sembra più no che sì), e al momento sembra che il regime non abbia davvero preso alcuna decisione definitiva al riguardo.
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L’eliminazione della polizia morale è fin dall’inizio uno degli obiettivi delle proteste, iniziate a metà settembre dopo che una donna di 22 anni, Mahsa Amini, era morta dopo essere stata arrestata proprio dalla polizia morale perché non indossava correttamente il velo. Nel corso dei mesi, tuttavia, i manifestanti avevano molto ampliato le loro richieste, iniziando a chiedere la fine del regime e l’instaurazione di un sistema democratico. Anche per questo, probabilmente, il regime sta cercando di trovare almeno in parte un compromesso.
Montazeri, secondo quanto riportato da ISNA, sabato avrebbe detto: «La polizia morale è stata abolita dalle stesse autorità che l’hanno istituita». La polizia morale fu istituita nel 2005 dal Consiglio supremo della rivoluzione culturale, su volontà dell’allora presidente conservatore Mahmoud Ahmadinejad. Nella stessa riunione, avrebbe anche parlato della possibilità di rivedere la legge sull’obbligo del velo.
Entrambe le dichiarazioni di Montazeri sono piuttosto vaghe, e il problema è che in particolare quella sulla polizia religiosa non è stata ripresa né confermata da nessun altro membro o organo del regime.
Montazeri è un personaggio piuttosto influente in Iran, ma la polizia religiosa non è di sua competenza: dipende invece dal ministero dell’Interno, che non ha diffuso alcun commento nel corso del fine settimana. Domenica il parlamentare iraniano Nezamoddin Mousavi, dopo un incontro con vari dirigenti tra cui il presidente Ebrahim Raisi, ha detto che il governo sta «prestando attenzione alle vere richieste del popolo», senza però fare nessun commento specifico sulla polizia morale.
È prova di una certa confusione anche il fatto che finora i media di stato iraniani, che spesso sono rigidamente controllati, non abbiano né confermato né smentito le parole di Montazeri, anche se in alcuni casi hanno espresso un cauto scetticismo.
È piuttosto improbabile che Montazeri, personaggio ben connesso all’interno del regime, abbia di fatto annunciato due cambiamenti così importanti (le modifiche alla legge sul velo e l’abolizione della polizia religiosa) senza nessuna autorizzazione da parte del resto della leadership. Per questo, secondo alcuni analisti, è possibile che i due annunci, entrambi non confermati, siano un tentativo da parte del regime di sondare la reazione degli iraniani e delle iraniane, e di capire che accoglienza potrebbero avere alcune concessioni, e se sarebbero sufficienti per placare le proteste in corso da mesi.
Vari analisti che si occupano di Iran ritengono che ormai da qualche tempo il regime iraniano stia preparando un piano complessivo per rispondere ad alcune delle istanze dei manifestanti, e che quasi certamente questo piano conterrà delle novità sia sul velo islamico sia sulla polizia morale. È anche per questo che sempre sabato, in un’intervista, il presidente Ebrahim Raisi ha detto che le fondamenta islamiche della Repubblica iraniana sono sì stabilite dall’attuale Costituzione (quella approvata dopo la Rivoluzione del 1979, che trasformò l’Iran in una Repubblica Islamica), ma che «ci sono metodi di attuazione della Costituzione che possono essere flessibili».
È anche possibile, secondo altre analisi, che Montazeri intendesse descrivere uno stato di fatto, in cui la polizia religiosa non sarà ufficialmente abolita ma smetterà di essere impiegata. È già vero che dall’inizio delle proteste la polizia religiosa è molto meno presente nelle città iraniane, e quasi non si è fatta vedere in questi mesi.
Le regole sulla morale e il decoro peraltro sono sempre state piuttosto flessibili. Le autorità hanno sempre goduto di una certa discrezionalità nello stabilire con quanta rigidità imporre le regole sul velo, e quanto potere dare alla polizia morale. Di solito, con governi riformatori le regole si allentano, e con governi conservatori diventano più rigide. Il presidente Raisi, che è estremamente conservatore, nei mesi precedenti alle proteste aveva dato mandato alla polizia religiosa di far rispettare le regole sul velo e sui costumi islamici in maniera estremamente stringente, cosa che aveva contribuito a generare malcontento.
Non è chiaro, però, cosa penseranno i manifestanti delle eventuali concessioni che il governo potrebbe fare (e che comunque ancora non ha fatto).
Nel corso dei mesi, le richieste dei manifestanti sono andate ben oltre il velo e sono arrivate alla rimozione completa del regime. Inoltre gli aspetti più repressivi del regime non saranno necessariamente eliminati. Shadi Sadr, un’attivista per i diritti umani, ha scritto su Twitter che anche se la polizia morale sarà abolita il velo rimarrà obbligatorio e il suo utilizzo «potrà essere imposto con altri metodi, come l’espulsione dalle università e dalle scuole»: lo stesso Montazeri ha detto che i tribunali religiosi rimarranno attivi. «Le proteste sono cominciate con l’omicidio di Mahsa Amini, da parte della polizia religiosa, ma gli iraniani non si fermeranno finché il regime non sarà caduto», ha aggiunto Sadr.