A novembre l’Europa ha consumato poco gas
La domanda è diminuita di circa un quarto rispetto alla media, grazie a investimenti su fonti alternative e a temperature miti
A novembre la richiesta di gas naturale da parte dei paesi dell’Unione Europea è diminuita di circa un quarto rispetto alla media degli ultimi cinque anni. È un dato che riflette le politiche messe in atto negli scorsi mesi dai governi dei paesi europei per fare a meno del gas naturale della Russia – il paese da cui finora veniva importata la maggior parte del gas in Europa – e cercare fonti energetiche alternative.
In seguito alle riduzioni delle forniture di gas da parte della Russia, decise come ritorsione per le sanzioni occidentali dopo l’invasione dell’Ucraina, a luglio i paesi dell’Unione Europea si erano impegnati a ridurre del 15 per cento il consumo di gas naturale fino a marzo del 2023. L’obiettivo dell’accordo era soprattutto quello di evitare di arrivare in inverno in una situazione di emergenza, con le scorte di gas al limite per fornire energia e riscaldamento ai cittadini europei.
Quell’impegno è stato attuato in vari modi dai governi dei singoli paesi – compresa l’Italia – con misure volte prevalentemente a disincentivare l’uso di gas tra la popolazione. I primi effetti si erano già visti a settembre e ottobre, quando la domanda di gas era leggermente diminuita rispetto agli anni scorsi, ma il mese più atteso era quello di novembre, con l’inizio del freddo e della stagione invernale, e il conseguente aumento generale dell’uso dei sistemi di riscaldamento nelle abitazioni.
In realtà poi anche nella prima metà di novembre il clima è stato molto mite, cosa che ha probabilmente contribuito a ridurre i consumi. Nelle ultime settimane, le temperature si sono adeguate alle medie storiche.
Secondo i risultati preliminari di una ricerca dell’ICIS, centro di analisi sull’uso delle materie prime, a novembre la domanda di gas da parte dei paesi europei è diminuita del 24 per cento rispetto alla media degli ultimi cinque anni. A questo risultato hanno contribuito sia le politiche messe in atto dai governi europei sia le temperature mediamente più calde rispetto allo stesso periodo negli scorsi anni.
In Germania e in Italia, i due paesi che consumano più gas naturale nell’Unione Europea, la domanda è diminuita rispettivamente del 23 e del 21 per cento a novembre, analogamente in Francia e Spagna mentre nei Paesi Bassi di poco più di un terzo.
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Un altro fattore determinante di questa riduzione è stato l’aumento generale dei prezzi del gas naturale, che hanno fortemente frenato gli acquisti e spinto i paesi europei a investire su fonti energetiche alternative e in particolare sul gas naturale liquefatto (GNL). A differenza del gas naturale che viene trasportato attraverso i gasdotti, il GNL viene prima reso liquido e poi trasportato via nave nei paesi di destinazione, e qui deve essere portato nuovamente allo stato gassoso nei cosiddetti rigassificatori. Questo permette ai paesi europei di importare gas in forma liquida da paesi molto lontani con cui non hanno collegamenti terrestri (come quelli arabi e gli Stati Uniti).
Nel frattempo la Commissione Europea ha proposto l’introduzione di un tetto al prezzo del gas naturale (anche detto price cap) per frenare gli aumenti. La proposta prevede che il blocco del prezzo scatterà se i prezzi sul mercato olandese del gas, il cosiddetto TTF (Title Transfer Facility) che è il riferimento per l’intera Unione europea, supereranno i 275 euro per almeno due settimane e se il prezzo del TTF (solitamente molto più volatile degli altri mercati) sarà maggiore di 58 euro rispetto alla media di altri mercati internazionali per almeno 10 giorni.
Al momento però i governi dei paesi europei non hanno trovato un accordo: è molto probabile che la questione verrà discussa nel corso del Consiglio Europeo del 15 e 16 dicembre, quando si incontreranno i capi di stato e di governo dei paesi europei.
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