I paesi europei hanno raggiunto un accordo sul tetto al prezzo del petrolio russo
Sarà di 60 dollari al barile e riguarderà il petrolio che la Russia venderà ai paesi fuori dall'Unione Europea
Dopo molte discussioni, venerdì i paesi membri dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo sul tetto al prezzo del petrolio russo, il cosiddetto price cap, deciso lo scorso ottobre: sarà di 60 dollari al barile e riguarderà il petrolio che la Russia venderà via mare ai paesi esterni all’Unione servendosi però di imprese di assicurazione e spedizione europee.
L’obiettivo è lo stesso di altri provvedimenti simili adottati da quando è iniziata l’invasione dell’Ucraina: ridurre gli incassi ricavati dalla Russia dalle proprie esportazioni, danneggiandone l’economia e soprattutto l’industria bellica.
Il raggiungimento di un accordo sul tetto al prezzo del petrolio è stato annunciato su Twitter dalla presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea, l’organo in cui siedono tutti i governi dell’Unione, che da luglio spetta alla Repubblica Ceca: per raggiungere l’accordo era necessario l’assenso della Polonia, che nei giorni scorsi si era opposta proponendo un tetto più basso (circa 30 dollari al barile).
#COREPERII | ✅ Ambassadors have just reached an agreement on price cap for Russian seaborne #oil 🛢️. Written procedure follows, decision will enter into force on publication in the Official Journal. EU stays united and #StandWithUkraine. 🇺🇦🇪🇺 #EU2022CZ pic.twitter.com/92vHTFDzxV
— EU2022_CZ (@EU2022_CZ) December 2, 2022
Il fatto che l’Unione Europea possa stabilire un tetto al prezzo del petrolio russo spedito a paesi terzi ed esterni all’Unione dipende dal fatto che molte di queste esportazioni vengono assicurate e gestite da imprese e compagnie di navigazione con sede nei paesi del G7, di cui fa parte l’Unione Europea. Concretamente il piano proibisce a queste imprese e compagnie di gestire il traffico del petrolio russo a meno che il carico non sia stato venduto a un prezzo pari o inferiore a quello stabilito dall’accordo.
Il tetto al prezzo del petrolio russo si aggiungerà ad altre sanzioni adottate di recente, tra cui l’embargo alle importazioni di petrolio russo all’interno dell’Unione Europea (quelle via mare, quindi circa due terzi del totale), attivo dal prossimo 5 dicembre. La sanzione ulteriore del tetto al prezzo del petrolio inviato via mare dalla Russia a paesi terzi era stata fatta a inizio settembre dai paesi del G7 e necessitava dell’appoggio di tutti i paesi membri dell’Unione per poter essere attuato.
La misura entrerà in vigore non appena verrà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea: si prevede che il tetto venga rivisto ogni due mesi e che resti comunque inferiore del 5 per cento rispetto al prezzo di mercato.
Quanto l’accordo riuscirà effettivamente a colpire la Russia è secondo alcune analisi tutto da vedere: i paesi importatori del petrolio russo come Cina e India potrebbero ad esempio acquistare il petrolio spedito o assicurato da imprese non europee, aggirando così la sanzione.