Non c’è più stata una canzone come “Gangnam Style”
Dieci anni fa segnò il successo della musica k-pop nel mondo: da allora il suo autore prova a replicare il fenomeno senza riuscirci
Dieci anni fa Gangnam Style si sentiva e cantava un po’ ovunque. La canzone dance pop del cantante e rapper sudcoreano PSY faceva parte del suo sesto disco “PSY 6 (Six Rules)” ed era uscita a luglio del 2012 sul canale YouTube dell’artista raggiungendo in poco tempo milioni di visualizzazioni. Il video parodiava in modo piuttosto grottesco la vita di lusso condotta dagli abitanti di Gangnam, un quartiere ricco di Seul: la musica e le mosse di ballo – definito il “ballo della cavalcata” – che l’accompagnavano entravano subito in testa e nel giro di poco il video diventò il più visto nella storia di YouTube, nonché il primo a superare il miliardo di visualizzazioni. Oggi ne ha 4,6 miliardi.
Il balletto di PSY fu imparato e ripreso in molti contesti in tutto il mondo: online comparvero video di ogni tipo di persone che si facevano riprendere mentre lo ballavano in gruppo in piazze, parchi, centri commerciali e stazioni dei trasporti pubblici. Solo in quell’anno fu ballato da più di un esercito, dagli astronauti della NASA e dal segretario generale dell’ONU.
Era la prima volta che una canzone pop sudcoreana raggiungeva quel genere di successo planetario: pochi anni dopo il k-pop avrebbe conquistato tantissimi fan anche in Europa e negli Stati Uniti. Secondo i critici ha rappresentato un punto di svolta importantissimo per la scena musicale coreana, aprendo la strada ad un’ondata di interesse e successo commerciale di cui oggi godono band come i BTS o le Blackpink.
«Prima di Gangnam Style, quando gli artisti k-pop volevano entrare nel mercato musicale statunitense, cercavano di cambiare sonorità per piacere a quel mercato, lavoravano con produttori e personale con sede negli Stati Uniti e talvolta ci si trasferivano addirittura», ha commentato per esempio il produttore sudcoreano Sun Lee. «Ma dopo che Gangnam Style ha avuto un simile successo, gli artisti k-pop si sono resi conto che la loro musica poteva funzionare all’estero e hanno cercato modi per elevarla pur mantenendo uno stile unico e distinto».
A rimanere in un certo senso incastrato dal successo di Gangnam Style, però, è stato proprio lo stesso PSY. In una lunga intervista al New York Times, il rapper sudcoreano ha raccontato di essere stato ossessionato per diversi anni dalla volontà di scrivere di nuovo una canzone che ottenesse lo stesso grado di popolarità. Nessuno dei singoli che ha pubblicato dopo il 2012 – né quello fatto insieme al rapper statunitense Snoop Dogg, Hangover, né i seguenti Daddy e Napal Baji – si è però avvicinato anche lontanamente al successo raggiunto da Gangnam Style.
PSY, il cui nome di battesimo è Park Jae-sang, ha detto di non essere mai riuscito a capire cosa ci fosse di diverso in quel singolo. «Le altre canzoni sono scritte tutte dalla stessa persona, i passi di danza sono coreografati e eseguiti dalla stessa persona. È tutto uguale, quindi cosa c’era di così speciale in quella canzone? Ancora oggi non ne ho idea». Questa rassegnazione emerge anche nel video di un singolo del suo nono album, uscito ad aprile, in cui uno dei membri dei BTS, Suga, uccide PSY mentre indossa il completo blu che indossava nel video di Gangnam Style.
Park, che sta per compiere 45 anni, dice di aver finalmente fatto pace con il fatto che non sa se otterrà mai più la fama che ha assaporato nel 2012. «Se arriva un’altra buona canzone e se quella cosa accade di nuovo, bene. Se no, così sia. Per ora, farò quello che devo fare al posto che mi spetta», ha detto nell’intervista.
Dopo aver tentato di costruirsi una carriera effettivamente internazionale trasferendosi per qualche tempo in California, Park è tornato a vivere in Corea del Sud e ha cominciato a dedicarsi alla ricerca di future star del k-pop, aprendo un’etichetta discografica e una società che gestisce le agende degli artisti. Gli studi sono proprio nel quartiere di Gangnam, dove il rapper è cresciuto e dove ora vive con la moglie e due figlie.
Ma PSY ha anche continuato ad esibirsi dal vivo, e nel suo paese natale capita spessissimo che i biglietti dei suoi concerti vadano esauriti. «La sua musica – forte ed energica – è spesso accompagnata da passi di danza altrettanto eccessivi, che gli richiedono di saltare, calciare e agitare selvaggiamente le braccia in aria. Durante il suo tour in sei città quest’anno, il primo dopo la pandemia, ha detto di essere rimasto sorpreso di trovare le sue articolazioni e gli arti più agili che mai nella mezza età», hanno raccontato sul New York Times Jin Yu Young e Victoria Kim, le sue intervistatrici.