Niente è come “Thriller”
Il disco di Michael Jackson con “Billie Jean” e “Beat it” uscì 40 anni fa: diventò il più venduto della storia e un termine di paragone irraggiungibile
Thriller di Michael Jackson è stato per una lunga parte dei quarant’anni esatti trascorsi dalla sua uscita, il 30 novembre 1982, l’unico disco da oltre cento milioni di copie vendute nel mondo. E lo è stato incontestabilmente, prima che alcune analisi giudicassero questa stima eccessiva e improbabile. Cosa non è mai stato messo in discussione è che Thriller sia di gran lunga il disco più venduto di sempre, e inevitabilmente uno dei più raccontati, memorabili e influenti nella storia della musica: abbastanza da essere considerato – per molti aspetti oltre che per i dati di vendita – un disco ineguagliabile.
Oltre che definire una parte consistente dello stile musicale, dell’estetica dei videoclip e delle coreografie del pop dei decenni successivi, Thriller rese Michael Jackson famoso come pochi altri musicisti al mondo prima e dopo di lui. E stimolò fin da subito numerose riflessioni sul valore della sua musica nella contemporaneità, sulla sua popolarità trasversale e la capacità di avere successo presso un pubblico di persone di tutto il mondo fino a quel momento non accomunate da gusti musicali condivisi.
In particolare, Thriller è ricordato negli Stati Uniti come uno dei momenti più importanti e unificanti nella storia dell’affermazione e del successo della musica suonata da musicisti neri nell’industria discografica nazionale e internazionale. Era più di «un meraviglioso disco pop», scrisse il critico statunitense John Rockwell il 19 dicembre 1982: era «un segno della speranza che le barriere distruttive che spuntano regolarmente tra musica bianca e nera – e tra bianchi e neri – in questa cultura possano essere infrante ancora una volta».
A scorrere oggi la lista delle canzoni, Thriller sembra quasi un greatest hits: uno di quei dischi che musicisti e gruppi pubblicano a un certo punto della loro carriera, quando hanno presumibilmente da parte abbastanza canzoni di successo. Nel caso di Thriller erano tutte nello stesso disco: prima del 30 novembre 1982 non esistevano, subito dopo sì.
Sette canzoni su nove furono pubblicate come singoli: “The Girl Is Mine” (un duetto con Paul McCartney, uscito a ottobre, prima del disco), “Billie Jean”, “Beat It”, “Wanna Be Startin’ Somethin’”, “Human Nature” (scritta da Steve Porcaro dei Toto), “PYT (Pretty Young Thing)” e “Thriller”. Ciascuna finì tra le prime 10 posizioni – “Billie Jean” e “Beat It” al primo posto – della Billboard Hot 100, la principale classifica dei singoli musicali più popolari negli Stati Uniti, pubblicata ogni settimana dalla rivista Billboard.
Come ricordato spesso da molti addetti e riscontrabile anche nei dati storici sulle vendite di dischi, Thriller uscì verso la fine di uno dei peggiori anni di sempre per l’industria musicale statunitense. La disco music non era più popolare come nella seconda metà degli anni Settanta, e generi come la new wave, in ascesa, o come il punk non erano fenomeni di massa, in grado di generare estesi profitti.
Già dalla primavera di quell’anno l’attenzione di molti nel settore si era quindi concentrata su Michael Jackson, all’epoca ventitreenne: veniva dal successo ottenuto tre anni prima con Off the Wall, il suo primo disco da solista con la casa discografica Epic, all’epoca controllata dalla CBS Records. Era la stessa che aveva pubblicato anche i dischi dei Jackson 5 – il gruppo composto da Michael e altri quattro suoi fratelli – dopo la loro separazione dalla Motown, la leggendaria casa discografica statunitense che contribuì più di tutte al successo internazionale della musica soul e nera negli anni Sessanta e Settanta.
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Dei Jackson 5 Michael era il membro più importante e famoso già da oltre un decennio, e con il successo di critica e di pubblico di Off the Wall aveva confermato le sue qualità come cantante solista. Le registrazioni del nuovo disco, prodotto di nuovo da Quincy Jones, erano cominciate ad aprile a Los Angeles, nei Westlake Studios, lo storico studio di West Hollywood in cui Jackson e Jones avevano registrato in parte anche il disco precedente e avrebbero registrato quello successivo, Bad.
Durante l’estate e l’autunno, come raccontò nel 2012 sul New York Times il critico Rob Hoerburger, che nei primi anni Ottanta lavorava come deejay a Long Island, circolò tra gli addetti la supposizione che il disco fosse pronto ma privo di canzoni che potessero diventare successi trascinanti. E dubbi sulla qualità del disco furono a un certo punto condivisi anche da Jackson, che nella sua autobiografia del 1988 Moonwalk avrebbe poi scritto: «Quando finalmente ascoltammo le canzoni che avremmo consegnato, Thriller mi sembrò così di merda che mi vennero le lacrime agli occhi».
In modo abbastanza insolito per un disco di successo planetario, la popolarità di Thriller – costato 750 mila dollari – non si diffuse subito dopo la pubblicazione. Il primo singolo, il duetto con McCartney “The Girl Is Mine”, uscito il 18 ottobre, aveva riscosso un discreto successo ma senza stimolare più di tanto le vendite del disco, che nei primi due mesi non raggiunse la prima posizione nella classifica dei più venduti. La svolta arrivò a gennaio del 1983, con l’uscita del secondo singolo, “Billie Jean”, una delle ultime canzoni a essere completate e inserite nel disco.
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Era la seconda traccia del lato B ma il centro di tutto il disco, la canzone che le richiamava tutte in un colpo solo, scrisse Hoerburger. Jackson trasse l’ispirazione per la base ritmica e la linea di basso insistente da uno dei pochi successi radiofonici pop del 1982: “I Can’t Go for That (No Can Do)” del duo statunitense Hall & Oates. L’ingegnere del suono Bruce Swedien produsse 91 mixaggi diversi per “Billie Jean”, prima di ottenere il risultato finale, ma Jones non fu comunque del tutto convinto di alcuni aspetti della canzone.
Provò quindi ad accorciare l’introduzione, ritenendola eccessivamente lunga, ma Jackson obiettò che era proprio il «succo», la parte che gli faceva venire voglia di ballare. «E quando Michael Jackson ti dice che qualcosa gli fa venire voglia di ballare, beh, noialtri dobbiamo solo stare zitti», raccontò Jones anni dopo.
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Già verso la fine del 1982, nel suo lavoro come deejay, Hoerburger aveva cominciato a utilizzare soprattutto “Beat It”, di cui era molto apprezzato l’assolo di chitarra presente nella seconda parte, suonato da Eddie van Halen. Quella canzone, terzo singolo del disco, sarebbe poi stata utilizzata anche per una campagna pubblicitaria nazionale contro la guida in stato di ebbrezza (e per quel motivo Jackson fu in seguito ricevuto alla Casa Bianca e premiato dal presidente Ronald Reagan).
Ma fu “Billie Jean” a cambiare la storia di Thriller. «Quella lunga e sinuosa linea di basso, quegli accenni paranoici di sintetizzatore, la voce singhiozzante»: tutto contribuì a farne «una canzone dentro e fuori dal suo tempo», scrisse Hoerburger. Fu anche la prima canzone di Jackson il cui videoclip cominciò a essere trasmesso con regolarità su MTV, canale televisivo in ascesa e nato da appena due anni, che fino a quel momento non aveva praticamente mai dato spazio a musicisti neri.
Il successo della canzone negli Stati Uniti fu ulteriormente accresciuto dalla memorabile performance di Jackson nel programma televisivo Motown 25: Yesterday, Today, Forever, registrato il 25 marzo 1983 a Pasadena, in California, in occasione dei 25 anni dalla nascita della casa discografica, e poi trasmesso dalla NBC il 16 maggio. Dopo una parte dello spettacolo insieme ai Jackson 5, Michael cantò da solo “Billie Jean” e tra i vari passi di danza ne eseguì uno che avrebbe reso celebre in tutto il mondo: fu la prima volta che un pubblico televisivo così numeroso – oltre 30 milioni di spettatori – vedeva la moonwalk.
A cambiare la storia dei video musicali contribuì, ancora più di “Billie Jean”, il settimo e ultimo singolo tratto dal disco: “Thriller”, trasmesso in prima visione su MTV il 2 dicembre 1983. Fu girato a Los Angeles e diretto dal regista statunitense John Landis, all’epoca già famoso per The Blues Brothers, Una poltrona per due e la commedia horror Un lupo mannaro americano a Londra, la cui estetica fu largamente ripresa in “Thriller” e definì un immaginario su cui Jackson sarebbe poi tornato anche negli anni Novanta.
“Thriller” definì soprattutto l’importanza culturale di MTV e rese il video un formato imprescindibile nel marketing della musica pop. In un’epoca in cui la maggior parte dei video musicali aveva budget limitati, produzioni di scarso valore e sceneggiature praticamente inesistenti, i video di Jackson avviarono una profonda trasformazione.
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Il video di “Thriller” – costato 500 mila dollari, un’enormità per l’epoca – era una specie di mini-musical: durava più di 13 minuti e aveva un copione. Intorno alla musica c’era un racconto più lungo, e la voce tenebrosa fuori campo era dell’attore Vincent Price, famoso per i suoi molti ruoli in film horror degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta (compariva anche alla fine del video, truccato da zombie anche lui e irriconoscibile). Questo approccio alla produzione dei video musicali diventò un riferimento per molti e rimase un tratto distintivo di tutta la successiva produzione di Jackson, che avrebbe poi collaborato con altri registi famosi tra cui Martin Scorsese e Spike Lee.
Ce ne furono altre memorabili – quella di “Bad”, quella di “Smooth Criminal” – ma nessun’altra coreografia di Jackson eguagliò in popolarità quella di “Thriller”, che fu in seguito imitata e citata innumerevoli volte in circostanze e contesti diversissimi tra loro. Nel 2007, per fare un esempio tra tanti, diventò molto popolare su YouTube un video girato in un centro di detenzione nella provincia di Cebu, nelle Filippine, in cui 1.500 detenuti rifacevano “Thriller” eseguendo tutti i passi di danza del video originale.
Nell’edizione del 14 gennaio 1984 del New York Times, poco più di un anno dopo l’uscita del disco, il critico musicale Jon Pareles provò a dare una definizione completa di Michael Jackson: «Un cantautore che detta il passo di un decennio. Un ballerino con i piedi più raffinati in circolazione. Un cantante che supera tutti i confini di gusto, stile e colore».
Come si dice spesso a proposito del successo eccezionale di certi fenomeni pop del Novecento, l’insieme delle circostanze e dei fattori che favorirono quello di Thriller fu probabilmente irripetibile. «Per quanto i grandi successi nella musica facciano occasionalmente crollare le distanze nel pubblico, non sperimenteremo mai più un momento come l’apoteosi di Jackson degli anni Ottanta, quando Thriller sembrò restringere il mondo», scrisse su Slate il critico musicale statunitense Jody Rosen, pochi giorni dopo la morte di Michael Jackson, avvenuta il 25 giugno 2009.
Rosen associò peraltro il successo di Thriller a un momento storico in cui l’interesse per la vita di Jackson non era ancora ai livelli che avrebbe raggiunto alla fine degli anni Ottanta e all’inizio dei Novanta, e Jackson non era ancora un personaggio controverso quanto lo sarebbe stato fino alla sua morte e anche dopo. E aggiunse: «Piangendo per Michael, piangiamo anche la monocultura musicale, la fine di un tempo in cui potevamo immaginare che l’intero paese, l’intero pianeta, stesse ascoltando la stessa canzone».
Cinque anni dopo Thriller, Jackson registrò un nuovo disco, ancora una volta con Jones come produttore e ai Westlake Studios: Bad, uscito il 31 agosto 1987. Fu il disco più venduto al mondo per due anni, ed è considerato uno dei più venduti di sempre. Ma non fu, in termini di vendite, nemmeno lontanamente paragonabile a Thriller. E non perché fosse un brutto disco, anzi: semplicemente perché un altro Thriller non era possibile.