È morto l’ex presidente cinese Jiang Zemin
Fu il leader del paese negli anni Novanta, quando promosse l'integrazione della Cina con i mercati occidentali, ed era rimasto molto influente fino a pochi anni fa
È morto Jiang Zemin, che fu il leader della Cina negli anni Novanta e nei primi anni Duemila e che è rimasto enormemente influente nella politica cinese fino a pochi anni fa. Aveva 96 anni ed era malato di leucemia, ha scritto l’agenzia di stato cinese Xinhua.
Jiang Zemin è stato segretario generale del Partito comunista cinese, la carica più importante del paese, tra il 1989 e il 2002, e presidente della Cina tra il 1993 e il 2003. Anche quando abbandonò la gran parte delle cariche formali in favore del suo successore Hu Jintao, dopo il 2003, rimase comunque estremamente influente.
Jiang era stato nominato come leader nelle settimane immediatamente successive al massacro di piazza Tiananmen, quando migliaia di studenti e manifestanti che chiedevano libertà e democrazia furono uccisi dall’esercito cinese. Il suo primo compito, eccezionalmente difficile, fu quello di stabilizzare il paese, in un momento in cui la società civile era scossa dalle proteste e dal massacro e in cui tutta la comunità internazionale aveva isolato la Cina in reazione alle violenze.
Jiang rimase in continuità con quella linea di durezza, e mantenne una politica di rigida chiusura all’interno del paese, in cui furono represse minoranze e organizzazioni non allineate, come per esempio il culto religioso di Falun Gong e le proteste in Tibet.
L’isolamento internazionale della Cina durò comunque poco: sotto Jiang, il paese si trasformò nella prima potenza manifatturiera mondiale, e in quella che venne poi chiamata “la fabbrica del mondo”, cioè il luogo dove la gran parte dei beni di consumo usati in Occidente e nel resto del mondo veniva prodotta. Durante la leadership di Jiang Zemin la Cina conobbe un periodo di crescita ed espansione economica eccezionali, con crescita del PIL praticamente sempre a doppia cifra.
Contribuì alla crescita anche la sempre maggiore apertura dell’economia cinese al mercato e all’adozione di un sistema sempre più capitalistico: uno dei maggiori risultati della presidenza di Jiang fu, nel 2001, l’ingresso della Cina nell’Organizzazione mondiale del commercio, che consentì al paese di integrarsi strettamente con le economie degli Stati Uniti e dell’Europa.
Quello era il periodo in cui l’Occidente era ancora convinto che integrando la Cina nel sistema dei commerci internazionali e sostenendo il miglioramento delle condizioni di vita di centinaia di milioni di cinesi sarebbe poi stato possibile favorire anche l’introduzione di sistemi di governo più democratici nel paese.
Anche per questo, tra Jiang e i leader internazionali i rapporti, diplomatici e personali, furono sempre molto buoni. Questo fu favorito dalla personalità piuttosto sopra le righe di Jiang, che amava cantare canzoni in inglese, aveva una passione per i film di Hollywood e faceva interviste con i media occidentali, cosa che non sarebbe praticamente più successa con i leader successivi. La più celebre la fece con 60 Minutes, un noto programma televisivo americano, nel corso del quale recitò a memoria un discorso di Abraham Lincoln, tra le altre cose.
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