La Cina ha eliminato alcuni dei lockdown contro il coronavirus in vigore a Guangzhou dopo le grosse proteste
Mercoledì le autorità cinesi hanno improvvisamente annunciato la fine di parte dei lockdown contro la diffusione del coronavirus in vigore nella grande città di Guangzhou, dove martedì sera c’erano stati degli scontri tra la polizia e le persone che manifestavano per opporsi alle restrizioni. Sono inoltre stati sospesi i tamponi di massa per testare la popolazione della città, nonostante il numero di casi di positività sia in crescita.
Restano sotto lockdown alcune parti del quartiere di Haizhu, dove sono avvenuti gli scontri di ieri e molti altri nell’ultimo mese. Guangzhou ha 13 milioni di abitanti, di cui quasi 2 milioni vivono nel solo Haizhu.
Le proteste degli ultimi giorni, sia a Guangzhou che in altre città della Cina, sono straordinarie per varie ragioni. Al contrario di quanto si pensa, e nonostante la repressione del Partito comunista, in Cina le proteste e le manifestazioni sono abbastanza frequenti: ma sono eventi tutto sommato isolati, che riguardano gruppi ridotti di persone e istanze sempre ben delimitate, come gli operai di una fabbrica che manifestano per un aumento di stipendio. Ora invece le proteste sono generali: coinvolgono decine di migliaia di persone, sparse in varie città lontane anche migliaia di chilometri, che contestano le misure del governo, e questo è eccezionalmente raro. Inoltre le proteste sono anche la dimostrazione di un malcontento più ampio contro il governo, tanto che i manifestanti hanno cantato slogan esplicitamente contro il regime, come «Xi Jinping, dimettiti», in riferimento al presidente del paese.
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