Che cos’è e cosa fa il Copasir
È l'organo parlamentare che controlla e verifica le attività dei servizi segreti italiani: il presidente doveva essere eletto oggi
Oggi pomeriggio si sarebbe dovuto riunire il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, per eleggere il suo prossimo presidente. È un ruolo importante in un organo parlamentare altrettanto importante, e secondo la legge spetta a un esponente dell’opposizione che però non è ancora riuscita a trovare un accordo. Probabilmente per questo la riunione è stata rimandata: ieri sui giornali si era parlato di un possibile accordo tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle per eleggere l’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini, del PD.
Guerini conosce bene il Copasir e le sue competenze, avendolo già presieduto tra il 2018 e il 2019. L’ultimo presidente era stato invece Adolfo Urso, di Fratelli d’Italia, ora ministro dello Sviluppo economico.
Il Copasir esiste dal 2007, anno in cui l’assetto dell’intelligence italiana fu profondamente riformato. Oggi infatti il sistema dei servizi segreti civili e militari è di competenza del presidente del Consiglio o di un’autorità delegata, mentre prima erano affidati a due ministeri, Interno e Difesa. I compiti del Copasir, che non fa parte di questo sistema, consistono nel controllare dall’esterno le attività dei servizi di intelligence e di verificare che siano svolte nel rispetto delle leggi e nell’interesse della nazione.
Il presidente viene eletto a scrutinio segreto dai componenti dell’organo, che sono 5 deputati e 5 senatori scelti in modo tale da riflettere in modo proporzionale le forze di maggioranza e quelle di opposizione. Per svolgere la sua funzione di controllo, il Copasir ha ampi spazi di manovra: può acquisire informazioni e documenti sia dai servizi segreti stessi che dai magistrati, e può chiedere di ascoltare singoli funzionari o politici che in qualche modo hanno a che fare con l’intelligence, a partire dal presidente del Consiglio e dai ministri competenti.
Il Copasir esegue una relazione annuale del lavoro svolto, ma in casi eccezionali può anche presentare alle Camere informative e relazioni urgenti. Inoltre il governo è obbligato a chiedergli pareri (che non sono però vincolanti) su tutti i provvedimenti volti a riformare l’organizzazione dei servizi di intelligence. In qualsiasi momento il Copasir può chiedere un sopralluogo negli uffici dei servizi, chiedendo in anticipo l’autorizzazione al presidente del Consiglio. Oltre a sentire ministri e funzionari, può chiedere di ascoltare chiunque altro, anche esterno ai servizi, che possa fornire informazioni utili sulla loro attività.
Tra le prerogative del Copasir c’è anche la possibilità di chiedere e ottenere dall’autorità giudiziaria la documentazione coperta dal segreto di inchieste o processi in corso. Inoltre, quando il Copasir apre un’indagine sui dipendenti dei servizi segreti, il presidente del Consiglio non può opporre il segreto di Stato per impedire lo svolgimento dell’indagine. Viceversa, il Copasir ha voce in capitolo quando il segreto di Stato viene opposto in altre occasioni: la legge stabilisce che in ogni caso il presidente del Consiglio deve informare e spiegare le ragioni del segreto al Copasir, che può poi riferire alle Camere le proprie valutazioni.
Le riunioni del Copasir nelle ultime tre legislature (grafico di Openpolis)
Un'analisi del 2021 di Openpolis ha osservato che nelle ultime tre legislature il Copasir si è riunito oltre 600 volte, per una media di poco meno di 50 volte all'anno. Le riunioni del Copasir sono secretate per ovvie ragioni, ma guardando ai documenti approvati ci si può fare un'idea degli argomenti affrontati: «asset strategici nazionali nei settori bancario e assicurativo», contratti relativi al noleggio dei sistemi di intercettazione, radicalismo islamico, sicurezza energetica, «dominio aerospaziale», difesa comune europea.
Di recente, lo scorso giugno, il Copasir era stato a lungo al centro delle cronache per un articolo del Corriere della Sera su una presunta indagine sulla rete della propaganda russa in Italia, con tanto di nomi e foto di giornalisti, opinionisti e politici considerati “filorussi”. Il presidente Adolfo Urso aveva dovuto smentire, dicendo che il Copasir non aveva «mai condotto proprie indagini».
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