La leader dell’opposizione bielorussa Maria Kolesnikova, incarcerata lo scorso anno, è stata ricoverata in ospedale
La leader dell’opposizione bielorussa Maria Kolesnikova, condannata lo scorso anno a 11 anni di carcere, è stata ricoverata in ospedale nel reparto di terapia intensiva. La notizia è stata data dall’ufficio stampa di Viktor Babaryko, un altro oppositore politico a sua volta in carcere e al quale Kolesnikova è vicina: «Maria è stata ricoverata in terapia intensiva a Gomel», nel sud-est del paese. Secondo quanto detto dai suoi avvocati, Kolesnikova ha poi subìto un’operazione chirurgica, per via di una non meglio specificata patologia. La scorsa settimana, in un altro comunicato, era stato detto che Kolesnikova era stata messa in isolamento «con il pretesto di un comportamento maleducato». Ai suoi avvocati era stato negato il diritto di vederla.
Kolesnikova ha 40 anni. Nell’agosto del 2020 aveva appoggiato la candidatura alle presidenziali di Svetlana Tikhanovskaya e all’indomani delle elezioni era stata tra le principali promotrici delle grandi manifestazioni organizzate per contestare la vittoria del presidente uscente Alexander Lukashenko, accusato di brogli. Dopo le elezioni, Tikhanovskaya aveva lasciato la Bielorussia e si era rifugiata in Lituania per il timore di rappresaglie, Kolesnikova, invece, era rimasta nel paese.
Il 31 agosto del 2020 aveva annunciato che avrebbe fondato un nuovo partito d’opposizione insieme ai sostenitori di Viktor Babaryko, che aveva tentato di candidarsi alle presidenziali contro Lukashenko ma era stato arrestato prima delle elezioni. Il 7 settembre, un giorno dopo che a Minsk 100mila persone avevano protestato per il quarto fine settimana consecutivo contro il risultato delle elezioni, Kolesnikova era però scomparsa e di lei non si era saputo più nulla per tre giorni.
Il 10 settembre la sua avvocata aveva detto di averla incontrata in un centro di detenzione di Minsk. Nel settembre del 2021 Kolesnikova era stata condannata a 11 anni di carcere, con l’accusa di aver complottato per fare un colpo di stato, di aver incitato ad azioni che avrebbero minato la sicurezza nazionale e aver creato un’organizzazione estremista.