Durante il fine settimana, in diversi paesi del mondo, ci sono state manifestazioni contro Amazon in occasione del Black Friday
In occasione del Black Friday, il venerdì che da anni segna l’inizio del periodo delle compere natalizie con grossi sconti e offerte, in trenta paesi erano previsti scioperi e manifestazioni contro Amazon, che è la più grande azienda nel settore delle vendite al dettaglio al mondo e che è anche nota per le condizioni di precarietà di molti dei propri lavoratori. La campagna internazionale “Make Amazon Pay”, coordinata da una coalizione internazionale di sindacati col sostegno di gruppi ambientalisti e della società civile, aveva annunciato che si sarebbero tenute manifestazioni negli Stati Uniti, in India, Giappone, Australia, Sudafrica e in tutta Europa contro il trattamento dei lavoratori nell’azienda.
Le proteste ci sono effettivamente state per tutto il weekend, anche se molte si sono tenute venerdì: la più grossa è stata quella di Saint Louis, negli Stati Uniti. A Manhattan, un gruppo di attivisti ha marciato fuori dalla casa del fondatore di Amazon Jeff Bezos. In Germania e Francia hanno manifestato i lavoratori di una quindicina di magazzini appartenenti all’azienda, ma Amazon ha detto che la vasta maggioranza delle persone ha continuato a lavorare normalmente: i sindacati non si aspettavano una grande partecipazione, perché l’aumento del costo della vita sta spingendo molti lavoratori a cercare di ottenere gli straordinari. Nel Regno Unito la protesta si è concentrata soprattutto fuori dal magazzino di Coventry, dove dozzine di persone si sono riunite per chiedere un aumento del salario: in questo caso, Amazon ha tentato di convincere i lavoratori a non scioperare offrendo un bonus di 500 sterline a chiunque non facesse “assenze non autorizzate” tra il 22 novembre e il 24 dicembre.