Le polemiche sui condoni a Ischia
Si sta discutendo molto di una legge approvata nel 2018 dal governo Conte, che secondo alcuni avrebbe favorito gli abusi edilizi sull'isola
Negli ultimi due giorni si è discusso molto del ruolo che potrebbero avere avuto gli abusi edilizi negli enormi danni provocati dalla frana che sabato ha colpito l’isola di Ischia causando la morte di almeno otto persone, e di come i condoni approvati in passato da vari governi potrebbero averli permessi e incoraggiati. Al centro del dibattito c’è in particolare un decreto-legge approvato nel 2018 dal primo governo di Giuseppe Conte (sostenuto da Movimento 5 Stelle e Lega), il cosiddetto “decreto Genova”.
Il decreto conteneva innanzitutto provvedimenti per la costruzione di un nuovo ponte a Genova, dopo il crollo del ponte Morandi, ma anche alcune norme sulla ricostruzione delle case di Ischia distrutte dal terremoto dell’agosto del 2017, che uccise due persone e lasciò oltre 640 sfollati.
La norma di cui si parla di più è l’articolo 25, che consentiva l’accesso ai fondi pubblici per la ricostruzione di migliaia di case, anche quelle risultanti da abusi edilizi a cui però non era stata ancora applicata la sanatoria per lungaggini burocratiche o ritardi nei controlli.
L’articolo, dal titolo “Definizione delle procedure di condono”, prevedeva un percorso accelerato per sanare gli abusi edilizi compiuti sulle case danneggiate o distrutte dal terremoto, di modo da permettere ai proprietari di queste case di ricevere i fondi statali per la ricostruzione. Non inseriva quindi un nuovo condono edilizio, ma prevedeva che chi avesse fatto richiesta di una sanatoria sulla base di tre precedenti condoni edilizi (uno del 1985, uno del 1994 e uno del 2003) potesse accedere ai fondi per la ricostruzione.
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Era una norma fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle, e su cui gli alleati di governo della Lega si erano inizialmente opposti. Dopo molte discussioni, il decreto venne alla fine approvato con i voti favorevoli di Movimento 5 Stelle e Lega, ma anche di Fratelli d’Italia, che all’epoca era all’opposizione.
Se n’è tornato a parlare domenica dopo che Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha scritto un tweet sulla frana di Ischia facendo un riferimento polemico al decreto del 2018: «Il disastro di Ischia richiama molti temi che affronteremo nei prossimi giorni, a cominciare dalle scelte del 2018 sul condono e sull’unità di missione» ha scritto Renzi.
A lui ha risposto domenica pomeriggio Giuseppe Conte, presidente del Consiglio di allora e oggi leader del Movimento 5 Stelle, nel corso di un’intervista alla trasmissione di Rai 3 Mezz’ora in più. Parlando del “decreto Genova”, Conte ha detto che «quello del 2018 non era affatto un condono» e che il governo si trovò allora di fronte a una situazione bloccata, dove c’erano «richieste di condono per circa 27mila abitazioni su circa 60mila abitazioni totali nell’isola» e «richieste per i danni del terremoto per 1.100 abitazioni». Conte ha detto che l’articolo 25 serviva ad accelerare quelle pratiche, ma senza introdurre nessun nuovo condono, solo attenendosi a tre condoni edilizi degli anni precedenti (quindi, in sostanza, la norma garantiva l’applicazione dei condoni precedenti).
Nonostante in effetti quello del 2018 non fu un vero e proprio condono, già all’epoca erano emerse molte criticità. In particolare era stato molto contestato il riferimento nel decreto al condono del 1985, approvata dall’allora governo di Bettino Craxi. Quel condono prevedeva vincoli molto più laschi rispetto ai due successivi e, come sottolineato già allora dal sito Pagella Politica in un’inchiesta di fact-checking condotta per l’agenzia AGI, senza fare riferimenti alle legge del 1985 «la maggior parte degli edifici abusivi non sarebbero potuti essere condonati sulla base delle leggi successive, più restrittive».
Va detto anche che nel corso dell’esame in parlamento il testo del decreto venne modificato, e venne inserito un passaggio in cui si prevedeva che ogni richiesta di accesso ai finanziamenti dovesse ricevere il parere positivo dell’autorità preposta alla tutela del vincolo paesaggistico e che i contributi per le case danneggiate dal terremoto del 2017 non avrebbero potuto riguardare «eventuali aumenti di volume» oggetto dei tre condoni precedenti.