“Casablanca” ha ottant’anni
Uscì durante la guerra di cui parlava: per qualcuno è invecchiato male, per altri continua a essere un grande classico
Il 26 novembre 1942 – ottant’anni fa oggi – all’Hollywood Theatre di New York fu presentato Casablanca, un thriller romantico sulla guerra che uscì durante la guerra, pochi giorni dopo la Operation Torch, l’operazione di sbarco in Nord Africa delle truppe Alleate. Diretto da Michael Curtiz e con Humphrey Bogart e Ingrid Bergman, Casablanca è considerato da molti uno dei più grandi classici del cinema, un imprescindibile esempio degli anni d’oro del cinema statunitense, uno di quei film che molti magari non hanno visto ma di cui è difficile non conoscere almeno qualche frase. Da qualche tempo, però, c’è anche chi ritiene che stia risentendo dei suoi anni.
Ambientato nel 1941 nella città del Marocco da cui prende il nome e prodotto e girato quasi in contemporanea con gli eventi storici a cui fa riferimento, Casablanca è un thriller ma anche un film che racconta una storia romantica e drammatica.
Humphrey Bogart è Rick Blaine e Ingrid Bergman è Ilsa Lund: c’è la Seconda guerra mondiale e Rick, che dopo un passato turbolento vuole solo starne fuori, gestisce, cercando di non dar fastidio a nessuno, il Rick’s Café Américain. A un certo punto nel locale arriva Ilsa, una donna con cui tempo prima aveva avuto una storia d’amore a Parigi. Solo che Ilsa arriva con suo marito Victor, che ai tempi della storia con Rick lei credeva fosse morto. Rick ama ancora Ilsa, lei non si capisce bene chi ami.
«Mentre il tempo passa» succedono altre cose, dopo le quali il film si conclude con una fuga tra innamorati e quello che è forse l’inizio di «una bella amicizia» tra due uomini.
Nei mesi di produzione, e anche quando il film fu presentato e poi distribuito nei cinema, non c’erano elementi per pensare che Casablanca sarebbe diventato una pietra miliare del cinema, un film che nel 1998 l’American Film Institute mise al secondo posto della classifica dei 100 migliori film americani di sempre, dietro a Quarto potere.
Anche le recensioni furono, all’inizio, spesso positive ma mai completamente entusiaste. Una recensione del New Yorker lo definì «pretty tolerable», cioè piacevole quanto basta ma niente di che. Casablanca vinse pur sempre tre Oscar, compreso quello per il miglior film, ma era davvero difficile ipotizzare il suo successo nei decenni seguenti.
Come ha scritto Scott Tobias sul Guardian, fu per molti versi un film normale, fatto senza tribolazioni in fase di produzione e per quanto se ne sa anche senza grandi contrasti tra regista, troupe, cast e produzione. «Casablanca è forse il miglior esempio di “un sistema che funzionava”» ha scritto Tobias, «dell’amalgama tra svariati talenti» impegnati a fare un film che avesse successo, senza pensare però di fare un capolavoro. Il sistema, in questo caso, è il sistema produttivo su cui si basava la Hollywood di quegli anni, dominata da alcune grandi e parecchio potenti e influenti case di produzione.
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Verso la fine degli anni Cinquanta – in particolare dopo la morte di Bogart, nel 1957 – Casablanca iniziò a essere proiettato in molti cinema, negli anni Settanta divenne il più trasmesso dalle televisioni statunitensi e nel 1992, anno del suo cinquantesimo anniversario, Bob Strauss ne parlò sul Los Angeles Times apprezzando la «purezza del suo essere un film dell’epoca d’oro di Hollywood», capace di «bilanciare quasi alla perfezione la suspense, il romanticismo e la commedia».
Il critico di cinema Roger Ebert scrisse: «Quarto potere è generalmente considerato un film migliore, ma Casablanca è più apprezzato». Se ne occupò anche Umberto Eco, che in un saggio contenuto nel libro degli anni Novanta Signs of Life in the USA lo definì mediocre e ne scrisse: «Due cliché ci fanno ridere; cento ci fanno commuovere».
Nel frattempo, Casablanca restava nella cultura popolare grazie a riferimenti e citazioni, per esempio in Provaci ancora Sam o in Harry ti presento Sally.
Già da qualche anno c’è però chi si chiede se, ormai entrato nella sua terza età, Casablanca non sia invece invecchiato male. In breve, perché soppiantato da altri classici, e poi perché col tempo è sembrato aver perso per molti rilevanza culturale.
Nel 2017, su Slate, Laura Miller parlò di come nel tempo il personaggio di Bogart fosse diventato «la celebrazione di un certo tipo di mascolinità» da molti ormai poco gradito. Negli ultimi anni sono cambiati inoltre il modo di recitare e gli attori – il fascino serio, autorevole e maturo “alla Bogart” va sempre meno di moda – e sono ovviamente cambiati anche i tempi e i modi del cinema: quelli di Casablanca risultano, per molti spettatori contemporanei, troppo diversi e peculiari per essere apprezzati.
Secondo Tobias e diversi altri critici e appassionati Casablanca rimane, tuttavia, anche a ottant’anni dalla sua prima proiezione, «un classico a cui è impossibile resistere».
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