Papa Francesco ha scritto una lettera di sostegno agli ucraini con posizioni più nette del solito
Ha fatto riferimenti specifici a quello che sta succedendo nella guerra, dopo che in passato era stato più ambiguo nel condannare la Russia
A nove mesi dall’inizio della guerra in Ucraina, Papa Francesco ha scritto una lettera rivolta agli ucraini in cui esprime un grosso sostegno alla loro resistenza e dice di avere grande ammirazione per il modo in cui la stanno portando avanti. Non è la prima volta che il Papa parla della guerra in Ucraina ed esprime solidarietà alla sua popolazione, ma è probabilmente quella in cui lo ha fatto in un discorso più articolato e netto, e con le maggiori riflessioni sulle conseguenze che l’invasione russa sta avendo nel paese:
[…] Penso poi a voi, giovani, che per difendere coraggiosamente la patria avete dovuto mettere mano alle armi anziché ai sogni che avevate coltivato per il futuro; penso a voi, mogli, che avete perso i vostri mariti e mordendo le labbra continuate nel silenzio, con dignità e determinazione, a fare ogni sacrificio per i vostri figli; a voi, adulti, che cercate in ogni modo di proteggere i vostri cari; a voi, anziani, che invece di trascorrere un sereno tramonto siete stati gettati nella tenebrosa notte della guerra; a voi, donne che avete subito violenze e portate grandi pesi nel cuore; a tutti voi, feriti nell’anima e nel corpo. Vi penso e vi sono vicino con affetto e con ammirazione per come affrontate prove così dure.
Nei primi mesi di guerra, pur condannando l’invasione dell’Ucraina, Papa Francesco aveva mantenuto a tratti posizioni piuttosto ambigue sulla Russia: a giugno aveva detto che la guerra era stata «forse in qualche modo provocata» e aveva criticato la NATO e l’Occidente per aver «abbaiato alla porta» della Russia. In quell’occasione aveva anche detto di essere contrario a distinzioni semplicistiche «tra buoni e cattivi».
Nella nuova lettera invece il Papa ha mostrato un sostegno all’Ucraina molto più chiaro, dicendo cose come «il vostro dolore è il mio dolore» e in generale articolando meglio la sua posizione. Ha anche fatto riferimento ad alcuni avvenimenti specifici della guerra, come le testimonianze di torture e violenze di massa trovate nelle città riconquistate dall’esercito ucraino dopo il periodo di occupazione russa:
La croce che ha torturato il Signore rivive nelle torture rinvenute sui cadaveri, nelle fosse comuni scoperte in varie città, in quelle e in tante altre immagini cruente che ci sono entrate nell’anima, che fanno levare un grido: perché? Come possono degli uomini trattare così altri uomini?
Negli scorsi mesi il Papa aveva mostrato progressivamente posizioni più severe nei confronti della Russia, arrivando a dire che fornire armi all’Ucraina potesse essere «moralmente» accettato: allo stesso tempo però aveva continuato a parlare della necessità di un dialogo con l’aggressore per ottenere la pace.
Questa volta invece ha affrontato la questione solo dal punto di vista ucraino, dicendo di pregare per i politici e le autorità del paese che dovranno «prendere decisioni lungimiranti per la pace e per sviluppare l’economia durante la distruzione di tante infrastrutture vitali, in città come nelle campagne». A questo proposito ha sottolineato la necessità che venga portata avanti la «premura umanitaria»:
Perché vi sentiate accompagnati, perché non ci si abitui alla guerra, perché non siate lasciati soli oggi e soprattutto domani, quando verrà forse la tentazione di dimenticare le vostre sofferenze».