In Iran le Guardie rivoluzionarie sono il più grande pericolo per i manifestanti
Il più potente corpo militare del regime iraniano è fedele soltanto alla Guida suprema, e ha enorme interesse a mantenere lo “status quo”
Da oltre due mesi in Iran vanno avanti enormi manifestazioni contro il regime autoritario e teocratico che governa il paese. Erano iniziate a metà settembre quando si era diffusa la notizia della morte in un centro di rieducazione di Mahsa Amini, arrestata a Teheran perché indossava in maniera scorretta il velo islamico, ma nel corso delle settimane si sono estese fino a diventare un movimento ampio e trasversale. Le proteste stanno mettendo in difficoltà il regime iraniano e hanno obiettivi ambiziosi: uno degli slogan più comuni che si sentono durante le manifestazioni è «Morte al dittatore!», dove il dittatore è la Guida suprema Ali Khamenei, la più importante figura politica e religiosa del paese, oltre che il simbolo dell’intero regime.
La durata e la resistenza delle proteste hanno stupito molti analisti, ma per i manifestanti ci sono ancora enormi ostacoli alla possibilità di ottenere qualche risultato.
L’ostacolo principale, probabilmente, è la compattezza e la tenacia delle Guardie rivoluzionarie, il più potente corpo militare iraniano, che oltre a dipendere direttamente dalla Guida suprema ha anche enormi interessi economici nel paese. Le Guardie rivoluzionarie sono composte da circa 300 mila persone, la maggior parte delle quali perderebbe potere, ricchezze o anche semplicemente lo stipendio nel caso in cui il regime dovesse cadere.
Come notava un articolo della rivista americana Foreign Policy di qualche tempo fa, le Guardie rivoluzionarie potrebbero essere pronte a trascinare l’Iran nella guerra civile, pur di proteggere il regime.
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Chi sono queste Guardie rivoluzionarie
Le Guardie rivoluzionarie, conosciute anche come Guardiani della rivoluzione o pasdaran, sono la forza militare più potente dell’Iran. Furono create poco dopo la Rivoluzione khomeinista del 1979, ovvero quel movimento antigovernativo guidato dall’ayatollah Ruhollah Khomeini che portò alla fine del regime dello scià, una sorta di sovrano, e alla creazione della Repubblica Islamica dell’Iran, una teocrazia guidata da religiosi sciiti.
Nel corso degli anni, le Guardie rivoluzionarie sono diventate non soltanto un corpo militare, ma anche uno strumento per la repressione interna e un centro di potere economico: considerata la loro ampia abilità nel muoversi all’estero, le Guardie rivoluzionarie sono tra i pochissimi gruppi in Iran a riuscire a evitare le sanzioni economiche internazionali, importare di contrabbando beni e materie prime, e ad accumulare enormi ricchezze grazie ai proventi ottenuti.
La Rivoluzione khomeinista del 1979 fu uno degli eventi principali della storia del Medio Oriente. Il potere dei religiosi non si impose immediatamente, perché la rivoluzione era stata fatta anche da studenti, intellettuali e comunisti. Khomeini, religioso carismatico che divenne la prima Guida suprema dell’Iran (Khamenei gli successe nel 1989), decise così di istituire una forza militare che proteggesse il nuovo regime religioso dagli oppositori e dalle minacce interne. Questa forza era una cosa diversa dall’esercito: rispondeva direttamente a lui e non era sottoposta al controllo di altre istituzioni nate con la Rivoluzione.
Nel corso del tempo, le Guardie rivoluzionarie divennero note in tutto il mondo soprattutto per le operazioni compiute dalla loro temuta unità di élite, le Forze al Quds, che fino a tre anni fa erano guidate dal generale Qassem Suleimani, uno degli uomini più potenti, celebri e temuti dell’Iran. Sotto Suleimani, le Forze al Quds hanno compiuto moltissime operazioni segrete all’estero, inclusi omicidi mirati, e divennero esperte nella cosiddetta “guerra asimmetrica”, cioè una guerra dove una delle due parti (l’altra, in questo caso) è nettamente superiore in termini di risorse e potenza. Le Forze al Quds hanno anche addestrato gruppi considerati terroristici o comunque estremisti, come Hamas in Palestina ed Hezbollah in Libano, ma anche numerose milizie sciite in Siria e in Iraq.
Negli ultimi trent’anni le forze al Quds sono state per l’Iran quello che la CIA e le forze speciali, assieme, sono state per gli Stati Uniti: uno strumento di intelligence, forza militare e politica estera potente e insieme sfuggente.
Suleimani fu però ucciso dagli Stati Uniti in un’operazione mirata nel gennaio del 2020, e il suo assassinio divenne un enorme caso diplomatico e internazionale. Da allora, il prestigio e l’efficacia delle forze al Quds si sono un po’ appannati.
Un altro aspetto importantissimo delle Guardie rivoluzionarie è il loro eccezionale potere economico. Le Guardie controllano direttamente e indirettamente miliardi di dollari in contratti nei campi dell’edilizia, della fornitura di elettricità, dell’ingegneria, delle telecomunicazioni e dei media, e continuano a farlo nonostante le sanzioni internazionali imposte su di loro negli ultimi anni. Anzi, sotto certi punti di vista le sanzioni hanno aumentato l’influenza delle Guardie, che sono diventate uno dei pochi gruppi iraniani ad avere i mezzi e le conoscenze per aggirarle.
È impossibile avere dati precisi, ma varie stime fatte da centri studi occidentali ritengono che le Guardie rivoluzionarie controllino all’incirca un terzo dell’intera economia iraniana.
La repressione dei manifestanti
Le Guardie rivoluzionarie, dunque, sono un corpo eccezionalmente fedele al regime, perché dipendono direttamente dalla Guida suprema e non devono rispondere ad altre istituzioni: come ha spiegato Foreign Policy, la loro lealtà non è nei confronti del popolo iraniano o nei confronti dello stato, ma esclusivamente nei confronti della Repubblica Islamica, cioè del regime attuale, perché se il regime cadesse anche le Guardie rivoluzionarie sarebbero probabilmente disperse.
Inoltre, come detto, le Guardie hanno giganteschi interessi economici nel sistema politico ed economico iraniano. Questa commistione di fedeltà e interesse ha fatto sì che, nel corso dei decenni, il gruppo militare sia stato l’arma principale del regime contro le proteste antigovernative che negli anni sono emerse in Iran.
Le Guardie rivoluzionarie sono state direttamente coinvolte nella repressione violenta delle proteste. Successe nel 2009, con le proteste della cosiddetta “Onda Verde”, che riguardarono soprattutto la borghesia cittadina della capitale Teheran, che manifestò contro l’elezione truccata del presidente conservatore Mahmoud Ahmadinejad. Successe di nuovo con le proteste del 2019, che invece riguardarono più i ceti popolari e furono provocate dal forte aumento del prezzo del carburante. Nel 2019 le forze di sicurezza uccisero circa 1.500 persone, e le Guardie rivoluzionarie furono responsabili di alcuni dei massacri più efferati.
Sta succedendo anche nelle proteste di questi mesi, in cui le Guardie sono diventate tra i principali responsabili della brutale repressione. Finora sono state uccise più di 400 persone, e arrestate oltre 15 mila.
Le Guardie rivoluzionarie non si limitano alla repressione delle proteste di piazza, ma si occupano anche della detenzione e della tortura dei manifestanti. Le loro tattiche sono diventate sempre più dure nel corso degli anni: la risposta alle proteste del 2009 fu fatta con tecniche tutto sommato simili alle azioni di polizia, e questo contribuì a tenere il numero dei morti relativamente basso (circa un centinaio). Ma nel 2019, così come in questi mesi, hanno adottato tecniche militari, usando armi di grosso calibro contro i civili, cosa che ha fatto aumentare molto il numero dei morti.
Il fatto che le Guardie rivoluzionarie siano un fortissimo centro di potere militare, economico e in ultima istanza politico è un serio problema non soltanto per chi, come i manifestanti iraniani, vorrebbe abbattere il regime, ma anche per chi vorrebbe semplicemente riformarlo. Le Guardie rivoluzionarie dipendono dal regime, e dalle Guardie rivoluzionarie dipendono il potere, la ricchezza e il reddito di centinaia di migliaia di persone. A queste, si aggiungono altre centinaia di migliaia di persone che dipendono da altri corpi, come la polizia e l’esercito regolare.