La discussione in Francia per inserire il diritto all’aborto nella Costituzione
Una proposta di legge è stata votata dall'Assemblea nazionale, ma mancano ancora alcuni passaggi per la sua approvazione
Giovedì 24 novembre l’Assemblea nazionale francese, la camera bassa del parlamento, ha approvato a larga maggioranza una proposta di legge costituzionale che prevede di inserire e di garantire nella Costituzione «l’effettività e la parità di accesso al diritto all’interruzione volontaria di gravidanza». La proposta di legge modifica l’articolo 66 della Costituzione ed è stata presentata dalla deputata di La France Insoumise (LFI, di sinistra) Mathilde Panot. L’Assemblea ha fatto dunque un primo e decisivo passo per arrivare all’inclusione del diritto all’interruzione di gravidanza nella Costituzione. Mancano, però, diversi altri passaggi che potrebbero non essere semplici.
Il testo votato all’Assemblea è stato sostenuto dalla quasi totalità della maggioranza e dei deputati di Nupes, la coalizione di sinistra Nouvelle union populaire écologique et sociale guidata da Jean-Luc Mélenchon e di cui fa parte anche LFI. Per mostrare compattezza, la deputata Aurore Bergé di Renaissance, il nuovo nome del partito del presidente francese Emmanuel Macron, ha annunciato che avrebbe ritirato il proprio progetto di legge, molto simile a quello poi approvato, ma che sarebbe andato in discussione la prossima settimana, spiegando tra gli applausi dell’aula che «la questione dell’accesso all’aborto e della sua protezione non è un capriccio o una questione di gruppi politici».
Sul voto, il gruppo di estrema destra Rassemblement National di Marine Le Pen si è diviso in tre blocchi: 38 voti favorevoli, 23 contrari e 13 astenuti. La stessa spaccatura si è verificata all’interno del partito di destra Les Républicains (13 favorevoli, 7 contrari e 2 astenuti).
La decisione di proteggere attraverso la Costituzione il diritto all’aborto ha ottenuto un’accelerazione dopo che lo scorso giugno la Corte suprema statunitense aveva rovesciato la sentenza Roe v. Wade, demandando a ciascuno stato la competenza di decidere come regolamentare l’interruzione di gravidanza (e di fatto molti stati governati dai Repubblicani l’hanno vietato o limitato). Subito dopo, in Francia erano stati presentati quattro diversi progetti di legge; Libération scrive che per almeno tre volte i partiti di sinistra, tra il 2017 e il 2019, avevano fatto delle proposte per garantire nella Costituzione l’autodeterminazione delle donne, senza però riuscirci.
Il testo che è stato votato ora è il risultato di un compromesso. Il progetto iniziale presentato da LFI prevedeva che nel nuovo articolo della Costituzione fosse inserito oltre al diritto di accesso all’aborto anche quello alla contraccezione. Alla fine l’accesso alla contraccezione è stato eliminato: per trovare un accordo con la maggioranza e per facilitare il necessario passaggio della proposta di legge costituzionale al Senato, dove la destra ha la maggioranza. Lo scorso ottobre una proposta dei Verdi identica alla prima fatta da LFI su aborto e contraccezione era stata respinta: e le maggiori perplessità riguardavano proprio il tema della contraccezione.
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Durante il dibattito all’Assemblea nazionale (che è durato otto ore e che è stato reso complicato dall’ostruzionismo delle destre) è stato però ricordato che le minacce all’accesso alla contraccezione sono intimamente legate alle minacce all’aborto. In Polonia, la legge che vieta l’interruzione di gravidanza nella maggior parte dei casi è stata preceduta da una legge che ha reso la contraccezione d’emergenza disponibile solo su prescrizione medica.
Mathilde Panot, presentando la sua proposta e chiedendo se l’aborto fosse realmente minacciato nel paese, ha detto che «nessuno può prevedere il futuro. Introdurre il diritto all’aborto nella Costituzione serve a scongiurare il terrore che ci assale anche qui quando vediamo che altrove i diritti delle donne sono oggetto di un feroce attacco». E citando una frase attribuita a Simone de Beauvoir ha aggiunto: «Non dimenticate mai che sarà sufficiente una crisi politica, economica o religiosa perché i diritti delle donne siano rimessi in discussione. Questi diritti non sono mai acquisiti. Dovete restare vigili durante il corso della vostra vita».
Durante la discussione, il ministro della Giustizia Eric Dupond-Moretti ha ripreso queste argomentazioni: «La storia è piena di esempi di libertà fondamentali che credevamo acquisite e che tuttavia sono state cancellate con un tratto di penna». Durante il dibattito è stata citata l’Italia dove, scrive Libération, «l’estrema destra recentemente salita al potere sta pensando di indebolire il diritto all’aborto». Ma Dupond-Moretti ha fatto riferimento anche al caso dell’Ungheria, dove le donne che vogliono abortire dallo scorso settembre sono obbligate a sentire il battito del cuore del feto. «Non permetteremo mai che una tale violenza venga imposta alle donne francesi», ha detto.
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La strada per arrivare all’effettivo inserimento del diritto di aborto nella Costituzione è però ancora lunga. La Costituzione francese pone le condizioni per la propria revisione all’articolo 89, l’ultimo. È previsto che le due Camere si pronuncino su ogni richiesta di modifica, sia che il testo della revisione sia stato presentato dal presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio sia che sia stato presentato dal parlamento. In entrambi i casi il testo di revisione, identico, deve essere votato sia dai deputati che dai senatori. Dopo l’approvazione dell’Assemblea nazionale, il testo sull’aborto dovrà dunque passare al Senato. E se verrà approvato senza alcuna modifica dovrà poi essere ratificato. In questo specifico caso, poiché la proposta di modifica arriva dal parlamento, la ratifica potrà avvenire solo tramite referendum.
Dal 1958 ad oggi, scrive Le Monde, nessuna revisione chiesta dal parlamento ha poi avuto successo, il più delle volte a causa della mancanza di convergenza politica tra le due camere. Le ventidue revisioni introdotte sempre dal 1958 ad oggi sono invece arrivate dall’esecutivo. E in questi casi, il testo può essere ratificato o tramite referendum oppure con un voto dell’intero parlamento riunito a Versailles: serve la maggioranza dei tre quinti dei suoi componenti.
Il fatto che sulla questione dell’aborto possa essere organizzato un referendum è molto rischioso. Si darebbe cioè spazio, nel dibattito pubblico, a discorsi reazionari e conservatori ed è un esito che i parlamentari della sinistra e della maggioranza vogliono evitare. Con questa prima approvazione all’Assemblea nazionale la speranza è dunque di aumentare la pressione sull’esecutivo. «La palla è nel campo del governo», ha dichiarato Mathilde Panot al termine del dibattito, invitando il governo a presentare un progetto di legge costituzionale, che consentirebbe una revisione più rapida della Costituzione senza passare da un referendum.
Secondo una ricerca di IFOP (l’Institut français d’opinion publique, uno degli istituti di sondaggi considerati più affidabili in Francia) l’81 per cento dei francesi e delle francesi è comunque favorevole all’inclusione dell’accesso all’aborto nella Costituzione.
Lo scorso febbraio, la Francia aveva già approvato una legge per rafforzare il diritto all’aborto che tra le novità più importanti prevede l’estensione da 12 a 14 settimane del limite legale per interrompere una gravidanza per via chirurgica e l’allargamento del bacino di professionisti sanitari che possono eseguire l’intervento. Alla scrittura di quella proposta, avevano contribuito associazioni, movimenti femministi e professioniste della salute.
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