La pandemia in Cina continua a peggiorare
È stato rilevato il numero più alto di contagi in un solo giorno, e ci sono sempre più città in lockdown
Mercoledì in Cina sono stati rilevati oltre 31mila casi di coronavirus, il numero più alto in un solo giorno da quando si sono cominciati a fare i test nel paese alla fine del 2019, e sono sempre più le città in cui sono state imposte restrizioni e lockdown.
Per la prima volta in sei mesi, inoltre, questa settimana sono state registrate cinque morti per COVID-19: è un numero piuttosto contenuto, così come lo è quello dei contagi rispetto ad altri paesi e in relazione alla popolazione testata, ma è comunque notevole perché da mesi la Cina sta applicando restrizioni molto rigide anche dopo la rilevazione di pochi casi.
È la cosiddetta strategia “zero COVID”, che prevede l’adozione di lockdown durissimi e test di massa sulla popolazione per eliminare del tutto ogni focolaio che si presenti nel paese. La strategia “zero COVID” in questi anni ha costretto molte città in tutta la Cina a mesi di rigidi lockdwon, mettendo in difficoltà alcuni dei principali centri economici del paese e causando un grosso rallentamento dell’economia. Inizialmente la strategia era sembrata funzionare e aveva consentito ai cinesi di vivere una vita grossomodo normale: la comparsa di varianti molto contagiose ne ha però reso il mantenimento quasi impossibile.
Ma il governo cinese attualmente non ha alternative, e con l’aumento dei contagi stanno di conseguenza aumentando anche i lockdown in tutto il paese.
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Le regole dei lockdown variano a seconda della città o del quartiere: in alcuni casi possono essere molto rigidi e la popolazione può essere obbligata a rimanere chiusa nelle proprie case per giorni. Un lockdown è stato imposto anche nella capitale Pechino, dove da martedì gli abitanti dei quartieri centrali di Haidian e Chaoyang sono confinati nelle proprie abitazioni: in tutto sono circa 7 milioni di persone.
Altri lockdown hanno riguardato importanti città come Guangzhou, dove si stanno svolgendo anche test di massa per il coronavirus sulla popolazione, e Zhengzhou. Qui in particolare, dove sono in lockdown circa 6,6 milioni dei persone (su circa 10 milioni di abitanti totali), mercoledì c’è stata una grossa protesta di centinaia di dipendenti di un enorme stabilimento industriale di proprietà di Foxconn, l’azienda che assembla gli iPhone e moltissimi altri prodotti tecnologici. I dipendenti avevano protestato violentemente contro le condizioni di lavoro e per il timore di essere contagiati da altri lavoratori positivi al coronavirus.
Le rigidissime misure prese da Foxconn per non interrompere la produzione nonostante i contagi, che avevano previsto tra le altre cose l’assunzione di 100 mila nuovi lavoratori da affiancare ai lavoratori positivi, avevano creato grosse tensioni, che sono poi sfociate nelle proteste violente di mercoledì.
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