Ci eravamo persi un imperatore romano?
Sponsiano era considerato un personaggio immaginario, ma un nuovo studio su una moneta con la sua effige dice che è esistito davvero
Un gruppo di ricercatori sostiene che un’antica moneta d’oro romana ritrovata nel 1713 in Romania e fino ad oggi ritenuta un falso mostra invece alcune indicative caratteristiche di autenticità. La moneta riporta l’immagine del comandante Sponsiano, finora considerato da diversi storici come un personaggio immaginario. Le nuove osservazioni impongono invece una rivalutazione di Sponsiano, che sembra realmente esistito intorno al terzo secolo d.C.
La ricerca sulla moneta è stata condotta dall’University College di Londra e dall’Università di Glasgow: è stata guidata dal professor Paul Pearson e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Plos One.
La moneta al centro della storia faceva parte di un ritrovamento avvenuto nel 1713 in Transilvania, in Romania, che con parte dell’attuale Ungheria faceva parte della provincia romana della Dacia. La moneta di Sponsiano e altre ritrovate nelle vicinanze apparivano molto diverse, sia nello stile che nella manifattura, dalle normali monete romane: e per questo gli esperti sospettarono quasi da subito che potessero essere state prodotte da falsari. Nel 1863 Henry Cohen, un celebre numismatico dell’epoca noto per i suoi lavori sulle monete della repubblica romana e dell’impero romano, stabilì che si trattava di falsi mal realizzati. Altri specialisti concordarono con lui e le monete vennero conservate in un armadio al Hunterian Museum di Glasgow. Di Sponsiano non si avevano altre tracce nella letteratura o nei reperti materiali di quell’epoca: si pensò quindi che fosse un personaggio immaginario.
Pearson, durante le ricerche per un libro sulla storia dell’impero romano, ha visto le fotografie di queste monete notando come già dalle immagini si potessero vedere dei graffi sulla loro superficie. La loro presenza poteva essere dunque coerente con l’usura e con il fatto che tali monete fossero state realmente in circolazione. Le successive analisi realizzate con microscopi ottici e altre tecniche l’hanno confermato: le micro-abrasioni dimostrano che la moneta era in circolazione 2 mila anni fa. Un’analisi chimica ha poi mostrato che le monete erano state sepolte nel terreno per centinaia di anni.
Queste osservazioni, si dice nella ricerca di Pearson, impongono anche una rivalutazione di Sponsiano come personaggio storico: «Combinando le prove delle monete con la documentazione storica, suggeriamo che fosse molto probabilmente un comandante dell’esercito nell’isolata provincia romana della Dacia durante la crisi militare del 260 d.C.». Fu quello un periodo molto turbolento per la Dacia, che era abitata da una grande quantità di coloni e che si trovò ad affrontare una pandemia e continue invasioni da popolazioni vicine.
L’abbandono della provincia da parte dell’impero è confermato dai numerosi scavi archeologici della zona, che testimoniano una totale cessazione delle iscrizioni e delle monete romane proprio a partire da quel periodo. In questa situazione di isolamento, i ricercatori pensano che Sponsiano si sia incoronato, autonomamente, imperatore per mantenere il controllo dei militari e per continuare a proteggere la popolazione civile. Per creare un’economia funzionante nella provincia, l’ipotesi è che sia stato avviato anche un proprio conio: e questo spiegherebbe l’esistenza della moneta con l’effige di Sponsiano e anche il perché sia così diversa dalle monete di Roma.