Come possono gestire le spese le partite IVA
È una necessità per professionisti e piccole aziende, che in questo periodo devono anche considerare con più attenzione i costi dell'energia
Tra le categorie più esposte alla crisi economica causata dalla pandemia di coronavirus ci sono state soprattutto le cosiddette partite IVA (professionisti, artigiani e lavoratori autonomi), soprattutto nei primi mesi dell’emergenza. Secondo i dati del 2020 dell’osservatorio del ministero delle Finanze, ciò ha causato un calo delle aperture di nuove posizioni: nel 2020 sono state 464mila contro le 545mila dell’anno precedente, con un calo del 14 per cento. Sempre secondo l’osservatorio nel 2021 però c’è stata un’inversione di tendenza e sono ritornate a crescere: lo scorso anno ne sono state aperte 549.500, il 18,2 per cento in più rispetto al 2020, un dato alto frutto della flessione precedente.
Le partite IVA hanno una maggiore autonomia e libertà di organizzazione, ma le loro entrate non sono “garantite” allo stesso modo dei lavoratori dipendenti, pubblici e privati. Inoltre una partita IVA non ha quasi mai la struttura di un’azienda articolata, in cui spesso la programmazione economica è affidata a figure specifiche. Per far funzionare una partita IVA, però, è necessario proprio sapersi organizzare: la libertà di amministrare il proprio tempo deve coincidere con un’attenta programmazione del lavoro, delle entrate e delle uscite, anche correggendo i programmi in corsa, ad esempio quando ci si accorge che si sta spendendo troppo. Uno strumento utile per avere un quadro completo di tutte queste componenti è il cosiddetto business plan, cioè un documento attraverso cui si mette nero su bianco la strategia aziendale, soprattutto per quanto riguarda le previsioni di spesa e quelle di ricavo.
Per le partite IVA può essere utile conoscere in anticipo, e con la maggiore precisione possibile, le spese che si dovranno affrontare. Un tipo di approccio che si deve avere fin dall’inizio: è infatti necessario valutare i costi di apertura e di gestione (ad esempio le spese del commercialista) per le diverse tipologie di partite IVA. Ci sono poi costi di gestione dei servizi (come ad esempio la fatturazione elettronica, obbligatoria dal 1° luglio 2022 anche per le partite IVA in regime forfettario) e le spese per acquistare e rinnovare sia gli strumenti (come pc, smartphone, eccetera) che l’area di lavoro (sia che si lavori da casa, sia che si lavori in un ufficio o in uno spazio di co-working). Per gli studi professionali e altre realtà simili si dovranno poi calcolare anche le spese per lo staff.
Fra le spese fisse che le partite IVA devono mettere in conto non sono secondarie quelle che riguardano l’energia, soprattutto in questa fase di grave crisi causata dalla riduzione delle importazioni di gas dalla Russia, che ha causato rincari anche del prezzo dell’energia elettrica, di cui il gas è la principale materia prima.
Il prezzo del gas però sta ormai scendendo da mesi, ed è arrivato al livello di giugno, quando la Russia iniziò a destabilizzare il mercato tagliando le forniture ai paesi europei. I motivi di questo calo sono vari e tutti ugualmente validi. La prima parte dell’autunno è stata insolitamente mite, cosa che ha consentito di ritardare l’accensione dei riscaldamenti, i consumi di gas ad agosto e settembre sono stati sotto la media degli scorsi anni, e gli stoccaggi europei, accumulati durante l’estate, sono quasi pieni. Questa nuova condizione del mercato dovrebbe riflettersi sulle bollette, con rincari più bassi del previsto o anche con una riduzione delle tariffe, a seconda dei contratti.
Queste oscillazioni del prezzo dell’energia preoccupano le famiglie e, in misura maggiore, le aziende che hanno consumi più alti, e tra queste proprio le partite IVA con tutte le loro specifiche fragilità di bilancio. L’azienda fornitrice di luce e gas NeN ha deciso di dedicare un’offerta proprio alle partite IVA: ogni mese si paga la stessa somma, come per un abbonamento a un servizio di streaming. L’offerta prevede una rata mensile uguale per tutta la durata del contratto e un prezzo bloccato per 12 mesi, che viene poi ricalcolato l’anno successivo sulla base del nuovo prezzo della materia prima e di quanta energia è stata usata durante l’anno.
Un aspetto importante da sapere nel momento in cui si decide di cambiare la fornitura è quello della differenza fra tariffe a costo fisso (detto appunto anche “prezzo bloccato”) e tariffe a costo indicizzato. Nel primo caso il costo del kWh è fisso, cioè il prezzo che paghiamo per l’energia elettrica rimarrà sempre lo stesso per tutta la durata del contratto. Nel secondo, invece, il prezzo segue l’andamento del mercato, quindi potrebbe aumentare o diminuire nel corso del tempo. NeN ha valutato che, a causa dell’incertezza del momento, possa essere favorevole sapere prima quanto si spenderà per le partite IVA, cioè per chi deve far quadrare un bilancio in cui le entrate non sono certe.
NeN vende energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, cioè da impianti eolici, idroelettrici e fotovoltaici. Inoltre per passare a NeN si può fare tutto online, e anche per gestire la fornitura in seguito basta lo smartphone e non servono telefonate o fax.