Il secondo Mondiale del Canada, in attesa del terzo
La sua ultima partita fu contro l'URSS nel 1986: ora ci torna con una squadra giovane che è già certa di esserci anche nel 2026
Agli inizi del 2017 la Nazionale maschile di calcio del Canada era al 120mo posto nel ranking mondiale, tra Nicaragua e Suriname. In poco più di cinque anni, grazie a un allenatore piuttosto carismatico e a una nuova generazione di giocatori, la situazione è cambiata completamente. Nelle qualificazioni ai Mondiali del 2022 del Nord e Centro America, il Canada ha fatto meglio di Messico e Stati Uniti, e così si è qualificato ai Mondiali per la seconda volta nella sua storia.
Arrivato nel frattempo al 41° posto del ranking mondiale, il Canada ora giocherà i Mondiali in uno dei gironi più difficili, dove incontrerà — nell’ordine — Belgio, Croazia e Marocco. Il Belgio è secondo nel ranking FIFA e ai Mondiali del 2018 arrivò terzo; la Croazia è dodicesima e nel 2018 arrivò addirittura in finale; il Marocco è ventiduesimo, è tornato ai Mondiali quattro anni fa e ha molta qualità tra i suoi convocati.
Per la Nazionale canadese sarebbe quindi un passo avanti già fare un punto, o un gol, due cose che nei suoi unici Mondiali, giocati nel 1986, non gli riuscirono. Ma il difficile girone in cui è capitata potrebbe anche aprirsi a esiti imprevisti.
A prescindere da come andrà in Qatar — dove l’importante era arrivarci — il Canada è già sicuro di essere ai prossimi Mondiali, dato che nel 2026 li organizzerà con Stati Uniti e Messico, e quindi parteciperà di diritto. È probabile che lo farà con una squadra che nei suoi punti di forza somiglierà molto a quella attuale, ma con quattro anni in più di esperienza. Per certi versi, per il Canada, questi Mondiali sono quindi una prova generale dove ci sarà poco da perdere.
La nazionale nordamericana giocò i suoi primi Mondiali maschili nel 1986 e ci arrivò da vincente del Campionato CONCACAF, la competizione del Nord e Centro America — ora nota come Gold Cup — che in questo secolo è sempre stata vinta da Messico o Stati Uniti, le due potenze calcistiche in quella parte di mondo.
A quei Mondiali, organizzati in Messico e vinti dall’Argentina di Diego Armando Maradona, parteciparono 24 squadre e il Canada (che si era anche candidato a ospitarli) fu eliminato dopo tre sconfitte contro Francia, Ungheria e Unione Sovietica.
Fatta eccezione per una vittoria nel 2000 in Gold Cup, per i successivi decenni il Canada non ha ottenuto grandi risultati e nemmeno è arrivato vicino a qualificarsi per i Mondiali. Tra il 2009 e il 2018 cambiò nove allenatori, quasi sempre restando arroccato in un calcio fisico e difensivo, conseguenza di una squadra priva di qualità. L’obiettivo era prendere pochi gol e cercare in qualche modo di farne almeno uno. Ma non sempre funzionava: si cita spesso, in questo caso, la sconfitta per 8-1 subita contro l’Honduras nel 2012, in una partita in cui sarebbe bastato un pareggio per accedere alle fasi finali delle qualificazioni per i Mondiali.
Le cose sono iniziate a cambiare soltanto tra il 2018 e il 2019. A inizio 2018 il Canada scelse infatti di affidare la guida della sua nazionale maschile all’inglese John Herdman, in precedenza allenatore della Nazionale femminile neozelandese e poi di quella femminile canadese, portata fino alla medaglia di bronzo in due edizioni delle Olimpiadi estive.
Già nei primi mesi del 2019, dopo solo un anno alla guida della squadra, quando ancora c’erano diverse partite di qualificazione da giocare e quando il Canada stava poco sopra o poco sotto l’ottantesima posizione nel ranking FIFA, Herdman si sentì di dire: «Ci qualificheremo per il Qatar, dove metteremo le basi per i Mondiali del 2026».
Con la Nazionale femminile, Herdman aveva dovuto gestire un gruppo già competitivo, che dal 1995 non aveva mai mancato un Mondiale (e che poi a Tokyo 2020 ha vinto addirittura l’oro). Con la Nazionale maschile, invece, ha dovuto partire da molto più lontano: ha puntato molto su una nuova e promettente generazione, sfruttando le caratteristiche dei suoi migliori esponenti per proporre un calcio offensivo, aggressivo, dinamico e piuttosto brioso.
Herdman è considerato anche un grande motivatore e oltre ai meriti tattici in molti gli riconoscono il merito di aver creato una gruppo di giocatori molto unito, che iniziò a costruire quando alcuni dei suoi membri attuali non avevano nemmeno vent’anni, senza però rinunciare ai giocatori più esperti a disposizione.
A inizio del 2022, quando la qualificazione ai Mondiali era vicina ma non ancora certa, i giornali chiesero al portiere Milan Borjan, nel giro della nazionale dal 2011, cosa avesse trasformato così tanto e così in fretta il Canada. «Due parole» rispose: «John Herdman».
Solamente due anni prima si era disputata la prima edizione della Canadian Premier League, il primo vero e proprio campionato canadese di calcio, che in questi anni è diventato un buon posto in cui formare i giocatori per le squadre di Toronto, Vancouver e Montreal, che giocano invece nella MLS, il campionato di riferimento del calcio nordamericano.
In un paese in cui l’hockey è irraggiungibile per tradizioni e seguito, negli ultimi anni le nazionali di calcio in particolare sono riuscite a crearsi un loro spazio, e come conseguenza di questo il numero di praticanti si è via via ingrandito. La Federazione locale ha quindi affidato a Herdman la guida di quella che è considerata per distacco la miglior generazione calcistica nella storia del paese.
Il calciatore più rappresentativo è il ventiduenne Alphonso Davies, che dopo alcuni anni in Major League, dal 2019 è al Bayern Monaco, dove ha già un ruolo fondamentale. Con il Canada Davies gioca da esterno in una posizione più avanzata rispetto al Bayern. Per Herdman, tuttavia, «potrebbe giocare ovunque, anche fare il 10».
Negli ultimi mesi, comunque, il Canada ha mostrato di sapersela cavare anche senza di lui, visto che è stato assente per sette delle ultime quattordici partite di qualificazione. Un altro giovane esterno di attacco tecnico e molto veloce su cui il Canada punta molto è Tajon Buchanan, che ha 23 anni e che dall’inizio di quest’anno gioca per il Club Bruges, squadra belga che proprio in questa stagione si è qualificata agli ottavi di finale di Champions League per la prima volta nella sua storia.
Ci si aspetta molto anche da Jonathan David, ventiduenne attaccante del Lille, squadra francese con cui nella prima metà di questa stagione ha segnato nove gol in undici partite: meglio di lui hanno fatto solo Neymar e Kylian Mbappé. Di David, soprannominato “Iceman” per la sua freddezza, The Athletic ha scritto che «lo si riconosce a un chilometro di distanza per il suo peculiare modo di correre a schiena dritta, con una postura opposta a quella per cui è noto Erling Haaland», centravanti del Manchester City.
David e Davies, rispettivamente di origini ghanesi e haitiane, sono nati entrambi fuori dal Canada, così come altri giocatori di questa nazionale, in buona parte composta da calciatori canadesi di prima o seconda generazione.
Ben attrezzato sugli esterni e in attacco, il Canada è considerato più fragile in difesa e in mezzo al campo, dove ci si aspetta che come titolare giochi Atiba Hutchinson, trentanovenne da quasi dieci anni alla squadra turca del Besiktas e secondo giocatore più anziano dei Mondiali in Qatar. C’è poi chi ritiene che in porta l’ormai trentacinquenne Borjan, di origini serbe, non offra più le garanzie di un tempo.
Un altro dubbio è che la squadra sia riuscita a proporre un gioco offensivo e ritmato in partite contro avversarie talvolta buone, ma mai davvero eccellenti. Herdman ha ripetuto più volte che intende avere lo stesso approccio anche ai Mondiali, ma c’è chi pensa che sarà difficile riuscire a fare lo stesso contro Belgio, Croazia e Marocco. Herdman stesso ha detto che per il Canada la partita contro il Belgio di mercoledì 23 novembre sarà la più difficile da quando, oltre dieci anni fa, giocò contro Brasile e Argentina.
A questi Mondiali solo cinque squadre (Camerun, Ecuador, Qatar, Arabia Saudita e Ghana) occupano nel ranking FIFA una posizione peggiore rispetto al Canada, il cui obiettivo minimo è continuare a costruire qualcosa di buono. Anche con tre sconfitte, comunque, è quasi certo che Herdman — il cui contratto scadrà nel 2026 — sarà confermato nel suo ruolo di allenatore.
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