Gli errori di Associated Press sulla notizia falsa dei «missili russi» in Polonia
La decisione di pubblicarla è stata presa su una chat interna in meno di 10 minuti, con alcuni decisivi fraintendimenti
Uno scoop del giornale online Semafor ha rivelato come l’agenzia di stampa internazionale Associated Press (AP), considerata uno dei media più affidabili al mondo, sia arrivata martedì scorso (15 novembre) a diffondere una notizia falsa sulla possibilità che dei «missili russi» fossero caduti in Polonia, un paese membro della NATO. Quella notizia ha provocato enorme allarme a livello internazionale, ma ben presto si è rivelata falsa: Semafor mostra, usando le chat interne dei giornalisti di AP, come alcuni dei rigorosi criteri usati di solito dal giornalismo americano per verificare una notizia siano stati in questo caso ignorati, non soltanto dal giornalista che per primo trovò la notizia falsa, ma anche dai suoi capi e colleghi che hanno dovuto decidere se pubblicarla o meno, e invece non hanno fatto le verifiche necessarie a causa di una serie di equivoci.
La notizia era stata diffusa così: «Secondo un funzionario di alto grado dell’intelligence statunitense dei missili russi hanno attraversato il confine della Polonia, paese membro della NATO, uccidendo due persone». In realtà in poco tempo si è capito che con ogni probabilità il missile caduto in Polonia era uno, e che soprattutto era stato sparato dalla contraerea ucraina ed era finito in Polonia per errore: questa ricostruzione era poi stata confermata dalla NATO e dal governo polacco il giorno seguente, il 16 novembre, ed è tuttora ritenuta quella di gran lunga più probabile.
– Leggi anche: Come è dilagato il falso allarme sui missili contro la Polonia
Semafor ha pubblicato la conversazione, avvenuta in meno di 10 minuti, della chat interna in cui i giornalisti di AP hanno deciso di pubblicare la notizia falsa, sulla base delle informazioni ottenute da una fonte anonima del giornalista James LaPorta, esperto di sicurezza nazionale e questioni militari. Lunedì LaPorta è stato licenziato da AP perché ritenuto il «principale responsabile dell’errore» e l’agenzia ha annunciato che sta «rivedendo i suoi standard sull’uso di fonti anonime».
A 10 minute Slack conversation almost started World War III
James LaPorta was fired as a result of this pic.twitter.com/pk7d7lrx9t
— Whole Mars Catalog (@WholeMarsBlog) November 23, 2022
Un’indicazione utile per orientarsi nella lettura della conversazione è la distinzione, molto marcata nel giornalismo anglosassone, tra le figure di editor e reporter: i primi sono giornalisti con mansioni di coordinamento, che commissionano, rivedono e titolano gli articoli; i secondi sono giornalisti dedicati alla ricerca delle notizie e alla scrittura degli articoli, che poi vengono rivisti da uno o più editor. Nelle gerarchie di AP James LaPorta è il reporter, mentre Lisa Leff è una editor della redazione europea, cioè una persona che decide cosa pubblicare – e in che modo – sulle notizie che riguardano l’Europa.
Negli screenshot ottenuti da Semafor, la conversazione comincia alle 13:32 americane, quindi quando in Italia erano le 19:32. Il primo messaggio di LaPorta dice:
Da un importante funzionario dell’intelligence americana (approvato da Ron Nixon) sì, dei missili russi hanno attraversato il confine della Polonia. Almeno due persone sono morte, secondo le prime informazioni. Inoltre, dei missili sono entrati anche in Moldavia–in questo caso non ci sono vittime.
Il Ron Nixon a cui fa riferimento LaPorta è il vicepresidente e capo del reparto investigativo di Associated Press, e il fatto che la fonte anonima – un funzionario dell’intelligence americana – sia stata “approvata” da Nixon significa che quest’ultimo è stato informato sull’identità della fonte e la ritiene affidabile e utilizzabile per pubblicare una notizia.
Per gli standard rigorosi del giornalismo americano, di solito una fonte anonima si utilizza quando non si hanno alternative. Le regole di AP in particolare stabiliscono che si possono usare solo se l’informazione è vitale, se la si può ottenere solo a condizione di anonimato, se la fonte è affidabile e «in un ruolo che le offre conoscenza diretta dell’informazione» in questione. Un responsabile della redazione – in questo caso Ron Nixon – deve approvare l’utilizzo di quella fonte ed essere informato su chi sia.
Il messaggio inviato da LaPorta nella chat però in questo caso è ambiguo, perché lascia intendere che Nixon abbia approvato la fonte per questa specifica notizia, quella dei «missili russi» in territorio polacco (poi rivelatasi falsa). Secondo le informazioni ottenute da Semafor da persone a conoscenza dei fatti, però, Nixon aveva sì approvato quella fonte anonima, ma in passato: non era invece a conoscenza della soffiata sui «missili russi» in Polonia e non l’aveva approvata in quel caso specifico. LaPorta nei suoi messaggi non chiarisce questo aspetto, ma sembra che i suoi editor capiscano la prima cosa: cioè che Nixon abbia approvato la fonte e che la notizia si possa pubblicare.
La prima risposta della editor Lisa Leff a LaPorta è:
«Possiamo fare un lancio in base a questo o abbiamo bisogno di una conferma da un’altra fonte e/o dalla Polonia?».
Un “lancio” è l’avviso di una notizia che un’agenzia di stampa come AP, o in Italia l’Ansa, può inviare a centinaia di testate giornalistiche nel mondo in una frazione di secondo. Essendo un’agenzia, AP fornisce servizi ad altre testate che pagano per ricevere con questa prontezza le sue notizie e per riusarle, spesso anche senza cambiarle di una virgola. In casi di questa importanza AP invia un lancio ancora prima di sviluppare la notizia in un articolo, in modo che le testate siano informate su quello che sta succedendo, possano decidere come darne conto ed eventualmente approfondirlo in modo autonomo.
Leff chiede a LaPorta se sia necessaria una conferma da una seconda fonte indipendente dalla prima, una buona pratica giornalistica che si usa su qualsiasi notizia (almeno nel giornalismo americano) e soprattutto in casi di grossa rilevanza: se non è possibile fare una verifica di questo genere, si può decidere di pubblicare comunque la notizia se si ritiene attendibile la fonte da cui arriva e se si pensa che darla sia importante per qualche ragione. La risposta di LaPorta è: «È una decisione di competenza di chi sta sopra di me», cioè dice di non avere un ruolo abbastanza importante per decidere una cosa così grande.
Nel frattempo Vanessa Gera, corrispondente di AP da Varsavia, la capitale della Polonia, avalla la decisione di pubblicare la notizia, «dal momento che il portavoce del governo polacco ammette che c’è una situazione di crisi» (evidentemente dopo aver contattato il portavoce del governo polacco), e propone la formulazione della notizia che poi è quella che verrà effettivamente pubblicata. Gera dice anche:
Non riesco a immaginare che un funzionario dei servizi segreti americani possa sbagliarsi su una cosa del genere. I media polacchi dicono che sono morte due persone.
Dopo aver chiesto il parere di due colleghi, Leff chiede a LaPorta se è in grado di sviluppare la notizia per scrivere maggiori dettagli. LaPorta risponde:
«No. In realtà sono a un appuntamento dal medico. Quello che vi ho passato è tutto ciò che so al momento».
La conversazione prosegue per qualche altro minuto con alcuni giornalisti di AP che sembrano non avere obiezioni a pubblicare la notizia, tra cui la vicedirettrice per le notizie europee, Zeina Karam, che dice: «Sì dovrebbe andar bene. Vedo la fonte approvata da Ron Nixon» (taggandolo). Alle 13:41, meno di 10 minuti dopo il primo messaggio di LaPorta, Lisa Leff scrive: «Lancio inviato».
La portavoce di AP Lauren Easton ha fatto capire che la decisione di licenziare LaPorta non si basa sul singolo errore a lui imputato per questa storia, ma non ha specificato se ci siano stati altri errori e quali. «Quando i nostri standard vengono violati, dobbiamo prendere le decisioni necessarie a proteggere l’integrità delle notizie che inviamo», ha detto Easton. L’agenzia per il momento non ha annunciato licenziamenti o sanzioni di alcun genere per i superiori di LaPorta, cioè gli editor che hanno deciso di pubblicare la notizia.
Max Tani di Semafor, che si è procurato lo scoop sulle conversazioni interne, ha fatto notare come la pubblicazione di una notizia falsa di questo peso non possa dipendere dall’errore di un singolo reporter, e come dalle chat emergano diverse falle nella comunicazione che suggeriscono che l’errore sia stato collettivo. Nessuno insiste per cercare una seconda fonte indipendente e alla fine si decide per la pubblicazione in meno di dieci minuti.
Inoltre, nella conversazione nessuno sembra fare una valutazione sulle possibili conseguenze che potrebbe avere pubblicare quella notizia, cioè provocare tensioni di livello mondiale tra la NATO e la Russia, e spaventare decine di milioni di persone.