I soldati ucraini hanno compiuto crimini di guerra a Makiivka?
Sembrano suggerirlo alcuni video analizzati dal New York Times, ma ci sono ancora diverse cose poco chiare
Il New York Times ha analizzato una serie di video girati la scorsa settimana nella città di Makiivka (regione orientale ucraina di Luhansk) e circolati poi sui social network, importanti perché potrebbero mostrare il risultato di crimini di guerra compiuti da soldati ucraini contro soldati russi. Nonostante il New York Times abbia confermato l’autenticità dei video, le immagini non mostrano chiaramente cosa sia successo: si capisce che la scena si svolge attorno a una fattoria in una zona danneggiata dai bombardamenti, e che si conclude con alcuni soldati russi apparentemente uccisi con colpi di arma da fuoco sparati a distanza ravvicinata, forse mentre si trovavano già in posizione prona (i video non mostrano il momento della loro uccisione, ma li riprendono prima e dopo).
Si tratterebbe di un crimine di guerra nel caso in cui i soldati ucraini avessero ucciso quelli russi con una modalità da “esecuzione”, ma non può essere al momento esclusa l’ipotesi della legittima difesa. Negli ultimi giorni intanto l’episodio è stato commentato da entrambe le parti, che si sono accusate reciprocamente di crimini di guerra.
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I video in questione sono stati girati in parte con un cellulare di un soldato ucraino presente in quel momento, in parte probabilmente con uno o più droni usati dall’esercito ucraino per svolgere operazioni di sorveglianza durante l’offensiva. Sono poi circolati su alcuni siti di notizie ucraini – qui ce n’è uno (attenzione: sono immagini piuttosto forti) – e su alcuni canali social, tra cui uno su Telegram. Il New York Times ne ha verificato l’autenticità facendo una serie di controlli incrociati con alcune immagini satellitari e alcuni video recentemente girati nella stessa area, provando poi a ricostruire la sequenza dei fatti.
Il primo video mostra alcuni soldati armati, apparentemente ucraini, distesi a terra in un campo mentre sparano verso un obiettivo in lontananza: si sentono gli spari e si vede il volto di uno dei soldati (sfocato dal New York Times per proteggerne l’identità).
Il secondo video, girato da un drone, sembra mostrare lo stesso gruppo di soldati all’interno del cortile di una fattoria, in una zona gravemente danneggiata dai bombardamenti: si vede un soldato in posizione prona che punta una mitragliatrice verso uno dei capannoni della fattoria, un altro in piedi dietro di lui, un terzo che si aggira nel cortile con un fucile in mano, e un quarto chinato a terra e intento a controllare il corpo di quello che sembra un soldato russo morto. Poco più in là si vede un secondo corpo immobile, apparentemente di un altro soldato russo.
Il terzo video, girato col cellulare, contiene alcune lacune, ma sembra mostrare i quattro soldati ucraini, almeno tre dei quali armati, nello stesso cortile, mentre si avvicinano alla struttura dove pare che fossero rifugiati altri soldati russi. Si sentono alcuni spari – non è chiaro provenienti da dove – e si vede un soldato indietreggiare lentamente dalla struttura, attirando all’esterno alcuni soldati russi verso cui tiene un’arma puntata.
Il video poi si interrompe e ricomincia mostrando sei soldati russi distesi a terra, proni, uno accanto all’altro: almeno due di loro si muovono, mentre gli altri sono immobili, e in generale non si sa se fossero stati perquisiti e disarmati o no. Si vedono poi altri quattro soldati che escono dalla struttura uno dopo l’altro con le mani in alto per poi distendersi a terra insieme agli altri: indossano giubbotti antiproiettile ed elmetti, e che siano soldati russi, scrive il New York Times, sembra evidente da alcune caratteristiche distintive delle loro uniformi.
Nel video si vedono altri due soldati ucraini coi fucili rivolti verso il basso: fino a questo momento le riprese sembrano quindi mostrare un’ordinaria azione di cattura dei soldati russi, e di resa di questi ultimi, nel contesto di una riconquista territoriale. Poi, all’improvviso, tutto si movimenta.
A un tratto si vede un undicesimo soldato russo che esce dalla struttura da cui erano usciti gli altri e che spara verso uno dei soldati ucraini: le riprese procedono in modo disordinato e incomprensibile, verosimilmente a causa dei movimenti improvvisi del soldato ucraino che stava registrando. Il New York Times scrive che analizzando i singoli fotogrammi si vede il soldato ucraino vicino a quello russo che aveva sparato alzare il fucile e puntarlo contro di lui. Il video poi si interrompe e non ci sono testimonianze su cosa sia successo nei momenti immediatamente successivi.
Un ultimo video, girato da un drone, mostra le conseguenze di quella che sembrerebbe essere stata l’esecuzione dei soldati russi da parte dei soldati ucraini: le immagini mostrano i corpi a terra, con le stesse uniformi e nella stessa posizione in cui si trovavano nei video precedenti, immersi però in pozze di sangue, soprattutto attorno alla testa e alla parte superiore del corpo (il sangue non c’era nel video precedente). Si vede anche il corpo del soldato russo che aveva sparato, apparentemente ucciso sul posto in quello stesso punto.
Non si sa cosa sia successo esattamente: i video mostrano una sequenza di eventi, ma non permettono di capire in che modo e come i soldati russi a terra siano morti. In altre parole: non è chiaro se siano stati uccisi tramite un’esecuzione compiuta dagli ucraini, o se gli ucraini abbiano sparato per autodifesa, quindi in risposta agli eventi innescati dagli improvvisi spari del soldato russo. È nel primo caso che si potrebbe parlare di crimini di guerra, definiti dallo Statuto di Roma (il trattato che istituì la Corte penale internazionale) «l’uccisione o il ferimento di un combattente che, avendo abbassato le armi o non avendo più mezzi per difendersi, si è arreso».
Il discrimine, ha detto Iva Vukusic, un’esperta di crimini di guerra all’Università di Utrecht (Paesi Bassi), sarebbe il tempo passato tra gli spari del soldato russo e l’uccisione degli altri russi già a terra. Se i russi fossero stati uccisi nei momenti immediatamente successivi all’attacco, allora si potrebbe parlare di legittima difesa, anche se non è chiaro se quelli già a terra fossero armati o meno; sarebbe diverso se invece gli omicidi fossero avvenuti dopo un maggiore intervallo di tempo, perché a quel punto non si sarebbe più trattato di neutralizzare una minaccia, ma di una vendetta.
Marta Hurtado, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha detto venerdì a Reuters che il suo staff si sta occupando di chiarire le circostanze dell’accaduto.
Finora indagini e inchieste di media internazionali avevano fatto emergere diversi crimini di guerra compiuti dai russi durante la guerra in Ucraina: si era parlato tra le altre cose di uso di armi vietate e di attacchi su obiettivi civili. Un’inchiesta del New York Times aveva però mostrato anche l’apparente esecuzione di soldati russi compiuta da forze ucraine in un paese a ovest di Kiev lo scorso aprile.