Sono falliti i negoziati tra Serbia e Kosovo sulle targhe
Dopo un incontro di diverse ore mediato dall'Unione Europea: adesso si teme che le tensioni già in corso possano aumentare
Lunedì è fallito l’ultimo negoziato tra Serbia e Kosovo per porre fine alle grosse tensioni in corso da mesi tra i due paesi, nonostante otto ore di discussioni tra il presidente della Serbia Aleksandar Vucic e il primo ministro del Kosovo Albin Kurti. Lo ha detto l’Alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Unione Europea Josep Borrell, che mediava i negoziati tenuti a Bruxelles.
Le tensioni riguardano soprattutto la decisione del governo del Kosovo di obbligare i serbi kosovari a usare targhe automobilistiche kosovare al posto di quelle serbe, una questione che negli ultimi mesi ha portato alla ripresa delle ostilità legate a questioni etniche e territoriali molto radicate. Si teme ora che potrebbero esserci scontri e violenze tra le due parti, perché la questione delle targhe automobilistiche negli ultimi mesi si è caricata di significati nazionalisti ed è diventata una delle principali ragioni di dissidio tra i due paesi.
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Borrell ha detto che l’Unione Europea ha presentato ai due leader una proposta di accordo volta a calmare le tensioni tra le due parti ma che l’incontro è terminato senza arrivare a nulla. Ha poi aggiunto che Vucic e Kurti hanno «un’importante responsabilità per il fallimento dei colloqui e per qualsiasi escalation e violenza che potrebbe verificarsi sul campo nei prossimi giorni». L’obbligo per i serbi kosovari di rinunciare alle targhe serbe scatterebbe martedì, anche se le autorità kosovare hanno accettato un rinvio di 48 ore. Quando l’obbligo sarà definitivamente in vigore, chi non lo rispetterà rischia multe di oltre 100 euro.
In Kosovo le persone di origine serba sono circa 100mila su una popolazione totale di 1,8 milioni. Molti di loro continuano a circolare su auto con targhe serbe, risalenti a prima della guerra del 1999, quando il Kosovo si separò dalla Serbia (che al tempo era ancora parte della Jugoslavia). Le autorità serbe, poi, hanno via via rinnovato quelle vecchie targhe, continuando così a mantenere un collegamento tra i cittadini serbi del Kosovo e le istituzioni della Serbia.
La questione è eccezionalmente complicata perché per i serbi kosovari le targhe automobilistiche sono diventate un simbolo di fedeltà alle istituzioni serbe. Ma per questa stessa ragione, le autorità kosovare le considerano un serio problema e una minaccia alla propria autorità sul paese.
La proposta fatta da Borrell per risolvere la questione prevedeva in sostanza che il governo del Kosovo sospendesse immediatamente l’obbligo per gli abitanti serbi di passare alle targhe automobilistiche kosovare, mentre il governo serbo avrebbe accettato di interrompere l’emissione di nuove targhe e il rinnovo di quelle vecchie: il presidente serbo Vucic avrebbe accettato il compromesso, ma il primo ministro kosovaro Kurti si è rifiutato, portando al fallimento dei negoziati.
L’obbligo di usare in Kosovo le targhe kosovare al posto di quelle serbe era stato rimandato più volte dal governo kosovaro proprio a seguito delle grosse proteste della minoranza serba, concentrata soprattutto nel nord del paese.
Di recente, contro l’obbligo c’erano state grosse proteste e si erano dimessi in massa una serie di funzionari pubblici serbi kosovari: politici, giudici, agenti di polizia e sindaci kosovari di etnia serba. Le loro dimissioni – definite «storiche» dal presidente della Serbia Vucic – erano state le prime dal 2013, anno in cui Serbia e Kosovo avevano raggiunto un primo e importante accordo per la normalizzazione dei propri rapporti. I serbi kosovari avevano anche organizzato alcune proteste.
Si teme quindi che nel caso in cui i due governi continuino a non raggiungere un accordo le tensioni in corso possano sfociare in nuovi conflitti.
Le tensioni tra Kosovo e Serbia sono radicate: il Kosovo è un’ex provincia serba. Tra il 1998 e il 1999 fu combattuta una guerra tra l’esercito jugoslavo, controllato dai serbi, e i ribelli kosovari albanesi, che volevano separarsi. Il conflitto terminò dopo l’intervento della NATO, che intervenne in risposta alla pulizia etnica e alle estese violazioni dei diritti umani compiute dai serbi contro i kosovari albanesi. La NATO bombardò la Serbia costringendo le sue forze a ritirarsi dal territorio kosovaro.
Nel 2008 il Kosovo dichiarò l’indipendenza dalla Serbia, che fu riconosciuta dagli Stati Uniti e da un pezzo dell’Unione Europea, ma non dai serbi e dai paesi loro alleati, come la Russia e la Cina. Ma negli ultimi anni le tensioni in Kosovo tra minoranza serba e maggioranza albanese sono rimaste molto forti, così come l’influenza della Serbia sulle persone serbe kosovare.
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