La fusione tra due delle più grandi case editrici del mondo non si farà
L'acquisizione di Simon & Schuster da parte di Penguin Random House è stata bloccata da un giudice americano
Il progetto per la creazione del più grande gruppo editoriale di libri al mondo è stato cancellato. Lunedì Bertelsmann, la società multinazionale tedesca che possiede il gruppo Penguin Random House, l’attuale casa editrice più grande del mondo, ha annunciato di aver rinunciato all’acquisizione dell’americana Simon & Schuster per 2,2 miliardi di dollari (2,1 miliardi di euro).
Se la fusione fosse avvenuta, i due gruppi avrebbero pubblicato più del 30 per cento di tutti i libri di intrattenimento degli Stati Uniti, il cui mercato editoriale è il più grande e il più influente al mondo.
Era da due anni che Penguin Random House progettava di comprare Simon & Schuster, ma la fusione è stata osteggiata dall’amministrazione del presidente statunitense Joe Biden, che aveva sottoposto la questione a un tribunale federale. Il 31 ottobre un giudice ha dato ragione al governo americano stabilendo che l’acquisizione avrebbe danneggiato in modo sostanziale la competitività nel mercato editoriale. In particolare, l’unione dei due grandi gruppi editoriali avrebbe creato un monopsonio, cioè una situazione in cui un’azienda ha troppo potere di fronte ai propri fornitori, in questo caso gli autori di libri, e quindi può costringerli ad accettare compensi più bassi.
Il problema avrebbe riguardato principalmente gli scrittori di grande successo, quelli che vendono milioni di copie e ottengono più di 250mila dollari per un libro: l’editore risultante dalla fusione di Penguin Random House e Simon & Schuster avrebbe dominato metà del loro mercato.
Inizialmente Bertelsmann aveva detto che avrebbe fatto ricorso contro la decisione del giudice, ma alla fine non andrà così. Per avviare il ricorso, Bertelsmann avrebbe avuto bisogno di una proroga dell’accordo per l’acquisizione concordata con Paramount Global, la società che possiede Simon & Schuster, in scadenza oggi. Ma Paramount Global ha deciso di non concedere la proroga e ora Penguin Random House non solo non potrà procedere per vie legali, ma dovrà anche pagare 200 milioni di dollari (circa 195 milioni di euro) alla propria concorrente come previsto in caso di cessazione dell’accordo.
Penguin Random House è il più grande dei cosiddetti “Big Five”, “Grandi Cinque”, dell’editoria mondiale. Simon & Schuster è un altro, poi ci sono HarperCollins (che appartiene al gruppo News Corp di Rupert Murdoch), Macmillan e Hachette. Tutti insieme controllano il 90 per cento del mercato dei libri di intrattenimento americano. A seguire i concorrenti di dimensioni maggiori sono Disney e Amazon.
Ora che l’accordo con Penguin Random House è saltato, qualche altro compratore potrebbe farsi avanti per Simon & Schuster. Infatti Paramount Global, che possiede una serie di reti televisive come CBS, non è interessata a continuare a investire nel mercato dell’editoria e si sta concentrando soprattutto nel campo dello streaming di contenuti video.
Da un lato questo è un buon momento perché nei primi nove mesi dell’anno l’editore ha ottenuto profitti più alti del 29 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021. Questo successo si deve in particolare alle grosse vendite dei romanzi rosa di Colleen Hoover, l’autrice di It Ends With Us, tra gli altri, e al libro autobiografico di Jennette McCurdy I’m Glad My Mom Died (letteralmente “Sono contenta che mia mamma sia morta”), che ha venduto un milione di copie da agosto.
Al tempo stesso però per molti potenziali acquirenti ci sarebbe il rischio di dover affrontare altri procedimenti legali. Sarebbe il caso di News Corp, dato che la sua HarperCollins è un altro dei Big Five. E forse anche quello di Vivendi, il gruppo francese azionista di TIM e Mediaset, che possiede molti marchi editoriali raggruppati sotto la società Editis. È comunque possibile che un’acquisizione da parte di un gruppo editoriale più piccolo, come Hachette, potrebbe essere meno contrastata dal governo americano.