La Turchia ha bombardato Kobane e altri territori curdi
Molto probabilmente come ritorsione per l'attentato compiuto una settimana fa a Istanbul: si parla di alcune decine di morti
Sabato sera la Turchia ha bombardato varie basi militari e territori curdi nel nord della Siria e dell’Iraq, tra cui Kobane, la città che tra il 2014 e il 2015 venne riconquistata dai miliziani curdi dopo la sconfitta dell’ISIS. Le prime a denunciare gli attacchi sono state le forze curde e l’organizzazione britannica Syrian Observatory for Human Rights, che ha parlato di oltre 20 attacchi aerei. Al momento ci sono informazioni poco precise, ma secondo le prime ricostruzioni sono state uccise alcune decine di persone.
Secondo vari osservatori i bombardamenti sarebbero una ritorsione per l’attentato compiuto domenica 13 novembre a Istanbul, in cui sono state uccise sei persone e ne sono state ferite più di 80: le autorità turche ritengono che il responsabile dell’attentato sia il PKK, una milizia indipendentista curda che per il governo turco è un’organizzazione terroristica.
Un portavoce delle Forze Democratiche Siriane (SDF), l’alleanza di forze curde e arabe, ha detto che sono state bombardate sia Kobane che due aree densamente popolate nella provincia settentrionale di Aleppo e in quella di Hasakeh, nel nord-est della Siria. Ha poi aggiunto che negli attacchi sono morte 11 persone e sono stati distrutti un ospedale, una centrale elettrica e un deposito di cereali. Al momento non è invece chiaro quali aree siano state colpite in Iraq: le autorità del Kurdistan iracheno comunque hanno parlato di almeno 32 militanti del PKK uccisi a causa di 25 attacchi aerei.
Domenica il ministero della Difesa turco ha sostenuto che gli attacchi servissero per «eliminare la minaccia di attacchi terroristici» legata a quelle aree e ha detto che l’operazione si è conclusa «con successo». Sia il PKK che le Forze Democratiche Siriane hanno negato il loro coinvolgimento nell’attacco a Istanbul di domenica scorsa.
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