La first lady che vuole abolire la carica di first lady
Irina Karamanos, compagna del presidente cileno Gabriel Boric, sostiene che sia poco democratica e basata su stereotipi di genere
Irina Karamanos, la compagna del presidente cileno Gabriel Boric, ha annunciato il mese scorso di voler lasciare i propri incarichi di rappresentanza da first lady e darli a persone nominate dal governo sulla base di criteri di competenza. Come Boric, presidente del Cile dallo scorso marzo, Karamanos fa parte della nuova leadership cilena di sinistra nata dalle enormi proteste iniziate nel 2019, che hanno profondamente cambiato il paese e introdotto nel dibattito politico del paese temi trascurati dai precedenti governi, tra cui il femminismo e la parità di genere.
Secondo Karamanos, l’incarico di first lady è poco democratico ed è espressione di una cultura basata su stereotipi di genere che è necessario mettere in discussione, non solo in Cile ma anche nel resto del mondo.
Karamanos ha 33 anni, è figlia di un insegnante greco e di una traduttrice uruguaiana di origini tedesche e si è laureata in Antropologia all’università di Heidelberg, in Germania. Parla quattro lingue ed è una nota attivista e leader femminista cilena. Fu tra le fondatrici di Movimiento Autonomista, quello da cui successivamente nacque Convergencia Social, il partito di sinistra di Boric. Divenne poi leader del Frente Feminista di questo stesso partito: è una sezione nata dalla convergenza di quattro movimenti femministi della coalizione di sinistra Frente Amplio, quella che scelse Boric come candidato alle ultime presidenziali.
Karamanos aveva attivamente sostenuto Boric nella sua campagna elettorale, e già in quell’occasione aveva detto di voler radicalmente «ripensare» l’incarico di first lady, considerandolo poco democratico e paritario e dicendo di non sentirsi «né prima né signora».
Con la vittoria di Boric alle elezioni e il suo successivo insediamento come presidente, lo scorso marzo Karamanos è diventata automaticamente first lady. In una recente intervista a El País ha raccontato che per lei non è stato facile accettare questo incarico, e che non sono mancati né i dibattiti né le critiche all’interno del movimento femminista. Karamanos ha detto di aver infine deciso di insediarsi con l’idea che le trasformazioni radicali vadano introdotte gradualmente e dall’interno, accettando di farlo anche seguendo i percorsi e pratiche dettate dalle stesse istituzioni che ci si propone di cambiare.
Come first lady del Cile, Karamanos è presidente di sei fondazioni che si occupano di parità di genere, diritto all’educazione, economia circolare, educazione musicale, preservazione dell’artigianato locale e della gestione di un museo della scienza.
Nel corso di questi otto mesi Karamanos ha partecipato a incontri e seguito le attività delle varie fondazioni. Poi, lo scorso 4 ottobre, ha annunciato di aver concordato con la Fondazione Integra, una delle sei di cui è presidente, una modifica dello statuto per assegnare la presidenza non più alla first lady ma a una figura nominata dal ministero dell’Istruzione e scelta sulla base delle competenze adatte a ricoprire quell’incarico.
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A El País Karamanos ha poi spiegato che entro fine anno intende fare la stessa cosa con le altre cinque fondazioni di cui è presidente, con l’obiettivo ultimo di lasciare il proprio incarico e dedicarsi alla ricerca.
Ha aggiunto che con questa scelta spera di incoraggiare anche altri paesi a ripensare la figura della partner presidenziale come più autonoma e indipendente di quanto sia stata considerata finora. Nel corso di un incontro alla Pontificia Università Cattolica del Cile, a Santiago, Karamanos ha detto che si tende un po’ ovunque a considerare la compagna di un presidente una figura di contorno, di sostegno e accompagnamento all’uomo di potere: ha raccontato per esempio delle molte volte in cui si è sentita dire di doversi “prendere cura” di Boric come nuovo presidente.
Karamanos ha detto di voler continuare ad accompagnare il suo compagno alle varie ricorrenze a cui deve presenziare, ma di volerlo fare come libera scelta e quando ne avrà voglia. Ha aggiunto di non avere intenzione di partecipare al summit annuale delle first lady, organizzato ogni anno dalla Global First Ladies Alliance.
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Per Karamanos potrebbe non essere facile attuare i cambiamenti che ha in mente. Sia perché per alcune fondazioni la sua presidenza aggiunge credito e prestigio alle loro attività, sia perché ci sono cileni che non condividono le sue scelte. Alcuni le considerano troppo radicali e con conseguenze troppo estese per essere prese da una figura di fatto non eletta con una votazione, come invece è il presidente. Secondo il Washington Post, la popolarità di Boric e i suoi consensi sono calati in modo piuttosto netto dopo l’annuncio di Karamanos di voler abolire l’incarico di first lady (ma è un’informazione da prendere con cautela, perché il calo è certamente dovuto a diversi fattori, molti dei quali molto più centrali nel dibattito pubblico cileno).
Karamanos non è la prima partner presidenziale a mettere in discussione il proprio ruolo. Negli ultimi anni lo ha fatto per esempio Beatriz Gutiérrez Müller, first lady del Messico in quanto moglie del presidente Andrés Manuel López Obrador. C’è anche chi ha continuato a svolgere il proprio lavoro nonostante l’incarico di first lady, come Jill Biden, la moglie del presidente statunitense Joe Biden. Karamanos però è la prima a volere di fatto abolire la carica.
La storica americana Katherine Jellison ha definito i piani di Karamanos una «dinamite politica». D’altra parte va detto che in Cile non sarebbe la prima volta che manca formalmente una first lady: Michelle Bachelet, presidente dal 2006 al 2010 e dal 2014 al 2018, prima donna nella storia del Cile, aveva assegnato questo incarico prima a due politiche e poi a suo figlio.