Il governo degli Stati Uniti ha detto che al leader saudita Mohammed bin Salman deve essere riconosciuta l’immunità in un processo sull’omicidio di Jamal Khashoggi
Giovedì il governo americano ha detto che al principe ereditario e primo ministro dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman dovrebbe essere concessa l’immunità in una causa intentata contro di lui negli Stati Uniti per l’uccisione del giornalista e dissidente saudita Jamal Khashoggi. Lo ha fatto sapere il dipartimento di Giustizia, in seguito a una valutazione del dipartimento di Stato (l’equivalente americano del ministero degli Esteri), dopo che a luglio il tribunale distrettuale di Washington D.C. in cui era stata presentata la causa aveva chiesto al governo di esprimersi al riguardo. Secondo i legali del dipartimento di Stato, Mohammed bin Salman dovrebbe godere dell’immunità in quanto capo in carica di un governo straniero.
Mohammed bin Salman ha 37 anni ed è il principe ereditario del re Salman bin Abdulaziz al Saud, suo padre. È stato nominato primo ministro, e quindi capo del governo, solamente lo scorso settembre. Ma in passato era stato vice primo ministro e ministro della Difesa, e da tempo era considerato l’uomo più potente del paese.
È accusato di essere il mandante di molti crimini, tra cui l’uccisione del dissidente saudita Jamal Khashoggi: secondo varie indagini, tra cui una dell’intelligence americana, l’omicidio fu voluto e ordinato proprio da bin Salman. Secondo alcuni analisti la sua nomina a primo ministro è stata decisa proprio per proteggerlo da eventuali procedimenti giudiziari e per garantirgli l’immunità sovrana, cioè l’impossibilità di condannarlo in quanto capo di stato, in questo caso di una monarchia assoluta.
La causa contro di lui era stata presentata negli Stati Uniti nell’ottobre del 2020 dalla compagna di Khashoggi, Hatice Cengiz, e da un’organizzazione per i diritti umani con sede a Washington D.C., chiamata Dawn e fondata proprio dal giornalista saudita.
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