A Letizia Moratti «sembra curioso» essere etichettata come «centrodestra»
Perché è rimasta fuori dalla politica per dieci anni, dice la candidata di Azione-Italia Viva alla presidenza della Lombardia
Proprio nel giorno in cui il centrosinistra ha scelto, dopo vari indugi, il suo candidato alla presidenza della Lombardia, Letizia Moratti ha dato un’intervista al Corriere della Sera in cui è sembrata chiedere molto chiaramente il sostegno dell’elettorato progressista alla sua candidatura, appoggiata da Azione e Italia Viva. Moratti si è candidata meno di due settimane fa, dopo essersi dimessa da assessora alla Sanità e vicepresidente della giunta di destra lombarda guidata da Attilio Fontana.
L’intervista contiene alcuni tentativi di mostrarsi come una candidata appetibile al centrosinistra, piuttosto strani vista la sua storia politica recente e passata, sempre saldamente nel centrodestra. Quando le viene detto che il Partito Democratico le rimprovera di essere stata pronta a candidarsi con il centrodestra fino a poco tempo fa, Moratti risponde:
Voglio ricordare che ero fuori dalla politica da più di 10 anni e francamente etichettarmi come centrodestra mi sembra curioso. Sono stata chiamata come tecnico, senza etichette, per risolvere un problema.
Il riferimento di Moratti è alle circostanze in cui è diventata assessora e vicepresidente in Lombardia nel gennaio del 2021, in piena emergenza sanitaria per il coronavirus e dopo una gestione molto contestata da parte del precedente assessore alla Sanità, Giulio Gallera. Moratti fu chiamata come politica di lunga esperienza e molto nota in Lombardia, ma difficilmente è considerabile una figura tecnica in ambito sanitario, dal momento che per tutta la sua carriera è stata una politica e una dirigente d’azienda.
Prima di entrare nella giunta lombarda, Moratti era stata ministra dell’Istruzione dal 2001 al 2006, durante i governi di centrodestra di Silvio Berlusconi, e poi sindaca di Milano dal 2006 al 2011, sostenuta dalla coalizione di centrodestra guidata sempre da Berlusconi.
Nel resto dell’intervista Moratti sostiene che ci sia uno scenario politico «profondamente cambiato» a causa di «un centrodestra sempre più destra», e fa capire di essersene andata dalla giunta di cui faceva parte soprattutto per questo motivo. Poi dice di aver parlato «da tempo» con dirigenti del PD di una sua possibile candidatura in Lombardia sostenuta dal partito e che tutte queste discussioni avevano avuto «un orientamento positivo». Arriva anche a dire di augurarsi ancora che il vuoto lasciato dallo spostamento a destra del centrodestra «possa essere riempito insieme» (cioè con il PD).
In realtà qualche tempo fa Moratti stessa confermò che quando entrò nella giunta di Fontana le fu promessa dalla destra una candidatura alla presidenza nelle elezioni regionali del 2023: le sue dimissioni erano sembrate una reazione alla decisione della destra di non candidarla a presidente, di non darle un ruolo di primo piano nel governo (si era parlato del ministero della Salute) e nemmeno nella gestione delle Olimpiadi invernali del 2026. Ufficialmente Moratti aveva giustificato le dimissioni con la decisione del governo di destra di reintegrare i medici non vaccinati contro il coronavirus.
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