Come leggere “Alla ricerca del tempo perduto”
Il romanzo di Marcel Proust, morto un secolo fa, è considerato roba da lettori fuori dal comune: ma con un po' di strategia può essere alla portata anche di quelli più ordinari
di Ludovica Lugli
Alla ricerca del tempo perduto dello scrittore francese Marcel Proust ha la fama di essere il romanzo più lungo del mondo. Anche per questo la sua lettura integrale è considerata una specie di sfida, un’impresa che solo i lettori davvero “forti” portano a termine, e che molti si ripropongono di tentare una volta nella vita, ad esempio una volta arrivati alla pensione, oppure in caso di una lunga malattia o rottura di una gamba, come suggerì per primo lo stesso fratello di Proust e come fece ad esempio, per la sua prima lettura, il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi.
È innegabile che la sua lunghezza complessiva, e forse ancora di più la lunghezza delle sue frasi, richiedono tempo e una certa dedizione, e i dati sulle vendite dei tomi che compongono il romanzo suggeriscono che molti lettori si arenano: in Francia del primo volume sono state vendute 2,5 milioni di copie, del secondo 1,5 milioni, dei successivi sempre meno.
Tuttavia i luoghi comuni sul romanzo – ad esempio l’idea che non abbia una trama: falso – lo dipingono più inaccessibile di come sia in realtà. Questo è vero specialmente ora che esiste la versione in audiolibro e che la lettura può essere accompagnata o guidata da vari altri libri (molti sono usciti nell’ultimo anno, in vista del centenario della morte di Proust, che ricorre oggi), ma anche da un podcast. E se si mettono da parte certe rigidità su come debbano essere letti i libri, accettando invece l’idea che fuori dagli ambiti di studio la lettura sia prima di tutto un’attività piacevole, si può anche pensare di leggerne solo alcune parti.
Quanto è lungo
Alla ricerca del tempo perduto, spesso chiamato più brevemente “la Recherche” dal titolo in francese, è un romanzo composto di sette parti, originariamente pubblicate tra il 1913 e il 1927. I titoli delle parti, che variano un po’ a seconda della traduzione, sono: Dalla parte di Swann, All’ombra delle fanciulle in fiore, La parte di Guermantes, Sodoma e Gomorra, La prigioniera, Albertine scomparsa e Il tempo ritrovato.
Nella versione originale, in francese, è lungo complessivamente 7 milioni, 234mila e 875 caratteri: per fare un confronto si consideri che generalmente i romanzi francesi contemporanei sono fatti di 300-500mila caratteri. Per il Guinness dei primati è il romanzo più lungo del mondo, ma in realtà ce ne sono di più lunghi. Tra i primi dieci è però sicuramente il più famoso e influente, nonché quello di maggior valore letterario.
Le singole frasi sono spesso smisurate sia per estensione che per complessità, piene di incisi nei quali si aprono altri incisi, ricche di digressioni che di associazione mentale in associazione mentale allontanano moltissimo dal punto in cui si era partiti, anche per pagine e pagine. Il filosofo e scrittore svizzero Alain De Botton, autore di Come Proust può cambiarvi la vita, ha calcolato che la più lunga «se sistemata su una sola riga di una pagina formato standard, continuerebbe per poco meno di quattro metri e farebbe il giro della base di una bottiglia di vino per ben diciassette volte».
Ovviamente il tempo necessario per leggerlo tutto varia da lettore a lettore, ma ci sono delle stime di massima. Secondo Nicolas Ragonneau, autore di Il Proustografo, un libro di infografiche su Proust e Alla ricerca del tempo perduto che uscirà a giorni in edizione italiana, ci vogliono tra le 127 e le 133 ore: quattro mesi e mezzo ipotizzando di leggere almeno un’ora al giorno. Secondo Alberto Beretta Anguissola, uno dei più autorevoli studiosi italiani di Proust, tre mesi sono la «durata minima» della lettura. La versione italiana in audiolibro delle prime sei parti, prodotta dall’editore Emons negli ultimi due anni (Il tempo ritrovato sarà pubblicato a gennaio), dura 137 ore e mezza, l’equivalente di quasi sei giorni se messe tutte di fila. Di nuovo per fare un confronto: per vedere tutte le stagioni di Game of Thrones servono 76 ore, per quelle dei Soprano 86.
Ha una trama o no?
Se però le ore che servono per guardare una serie tv, per quanto numerose, non appaiono come un grosso impegno, dato che si presume che la trama avvincente e il ritmo scandito dagli episodi facciano scorrere il tempo più velocemente, per Alla ricerca del tempo perduto si pensa invece che passi lentamente a causa dell’assenza di una trama romanzesca. Questo pregiudizio è forse suggerito anche da un noto riassunto del romanzo, estremamente sintetico, fatto dal critico letterario e studioso Gérard Genette e cioè: «Marcel diventa scrittore». Sembra invece aver avuto un’influenza minore l’opinione dello scrittore Jean Cocteau: «Ci sono opere brevi che sembrano lunghe. La lunga opera di Proust mi sembra breve».
In realtà all’interno di Alla ricerca del tempo perduto succedono tantissime cose, e prima di tutto una serie di struggenti storie d’amore, rese complicate dalle differenze di classe sociale tra i loro protagonisti o dal loro orientamento sessuale, dato che molti sono omosessuali o bisessuali, oltre che da forti gelosie: solo che sono talmente tante che è difficile fare un riassunto breve, cosa su cui scherzarono anche i Monty Python.
Altre cose poco note a chi conosce il romanzo solo per il passaggio sulla madeleine che fa tornare alla mente i ricordi dell’infanzia, spesso citato a scuola e indubbiamente emblematico per il suo significato, sono che Alla ricerca del tempo perduto è anche un romanzo che fa ridere, a tratti molto, e che contiene tante scene erotiche, e pure un sequestro di persona.
Volendo provare a fare una sintesi compatta, ma un po’ più ricca di quella di Genette, si può dire che il romanzo è ambientato tra gli anni Settanta dell’Ottocento e il 1914, principalmente all’interno dell’alta società parigina, ed è una versione alternativa della vita dello stesso Proust. Per gran parte della sua esistenza fu un aspirante scrittore proveniente da una famiglia borghese di origine ebraica, molto apprezzato nei contesti sociali per il suo umorismo e la sua sagacia (si diceva che fosse l’uomo più divertente di Parigi), cagionevolissimo di salute (soffriva d’asma, per cui all’epoca non c’erano cure) e apparentemente piuttosto sfaccendato.
I più di 2.500 personaggi che compaiono nel romanzo appartengono a diverse classi sociali, ci sono principesse e duchi, ma anche tanti borghesi e servitori. La storia del protagonista e narratore, dall’infanzia alla maturità, è la storia delle sue interazioni con tutti questi personaggi, innamoramenti compresi, e delle loro varie forme di snobismo: ci sono passeggiate, villeggiature, pranzi, spettacoli a teatro, visite a bordelli e tanti incontri mondani in vari salotti, molto spesso raccontati facendo parodie e satira.
In tutto ciò Alla ricerca del tempo perduto è anche una profonda riflessione sulla vita, sul suo significato e su alcuni aspetti dell’esperienza umana, primo fra tutti il funzionamento della memoria. Anche per questo ha la fama di libro da leggere (o provare a leggere) almeno una volta nella vita, perché è generalmente riconosciuto a Proust di essere riuscito a raccontare una vita intera come mai nessuno prima e forse nemmeno dopo.
Aiutini per leggerlo
Le persone appassionate di Proust sono generalmente concordi su due aspetti dell’esperienza di lettura di Alla ricerca del tempo perduto. Uno è che a partire da un certo punto in poi le lunghe e complesse frasi di Proust diventano quasi ipnotiche, creano un ritmo a cui con l’abitudine ci si abbandona e che fa parte del piacere della lettura.
L’altro aspetto che è spesso citato da proustiani e proustofili è che una vota che si è letto Alla ricerca del tempo perduto lo si vuole rileggere: e infatti per quanto può sembrare strano sono tanti gli amanti di Proust che l’hanno letto più di una o due volte (compreso il già citato Giorgio Parisi, che pure ha fatto anche molte altre cose nella sua vita, e le ha fatte con sufficiente concentrazione da vincerci un Nobel). Il romanzo si presta molto, secondo gli studiosi, anche perché contiene simboli che si possono individuare solo facendo letture successive – e ancor di più leggendo altri libri su Proust.
Prima di raggiungere la condizione dell’appassionato però l’approccio al romanzo può essere difficile. Per chi sentisse il bisogno di aiutarsi in qualche modo ci sono comunque varie strategie che si possono tentare.
La prima è usare una guida alla lettura, uno dei tanti libri divulgativi su Alla ricerca del tempo perduto che sono stati scritti negli ultimi cento anni. Uno che può aiutare molto a seguire le complessità della trama e a ricordare l’identità dei personaggi, specialmente in caso di interruzioni prolungate della lettura, è La “Recherche” di Proust. Episodi e argomenti del romanzo, un libro pubblicato da poco da Mondadori. Raccoglie i riassunti delle diverse parti del romanzo fatti dal poeta Giovanni Raboni, il primo a realizzare un’intera traduzione in italiano, quella dei Meridiani Mondadori. A proposito della difficoltà di sintesi della trama: questo libro, che la ripercorre nel dettaglio, è lungo 264 pagine.
Un simile riassunto della trama è contenuto in un altro libro, pubblicato da Carocci, che ancora di più funziona come guida, fin dal titolo: Proust: guida alla Recherche di Alberto Beretta Anguissola, che insieme a Daria Galateria ha scritto le note all’edizione dei Meridiani. In 143 pagine, Beretta Anguissola spiega il contesto in cui visse Proust e in cui fu scritto Alla ricerca del tempo perduto senza dare nulla per scontato, riepiloga la trama, illustra i principali temi del romanzo e il pensiero di Proust e in estrema sintesi e in modo accessibile a tutti cita alcune delle interpretazioni critiche principali.
Comprendo perfettamente l’angoscia di chi avverte quasi il dovere, oltre che il desiderio, di iniziare la lettura di Alla ricerca del tempo perduto, perché ha capito che si tratta di un libro importante, fondamentale, ma rinvia sempre l’impatto iniziale, come quei bambini che vorrebbero imparare a nuotare ma non trovano il coraggio di andare senza salvagente dove l’acqua è alta. Ecco, siccome anch’io tante volte ho sperimentato questo disagio che mi ha bloccato e mi ha fatto rinunciare alla lettura di libri bellissimi, vorrei qui offrire un “salvagente” a coloro che hanno paura di tuffarsi nel grande oceano di Proust. Un salvagente, una guida, oggi potremmo dire: un navigatore, che li aiuti a trovare le strade da percorrere. Detto questo, cominciamo!
Un terzo libro capace di trasmettere un certo entusiasmo e quindi incoraggiare è Proust a Grjazovec di Józef Czapski (Adelphi). Czapski era un pittore e scrittore che durante la Seconda guerra mondiale fu ufficiale nell’esercito polacco e tra il 1940 e il 1941 si trovò detenuto in un campo di prigionia russo: il libro è il testo di una serie di conferenze su Proust che Czapski tenne ai propri compagni di prigionia per distrarli dalla loro dura quotidianità e che scrisse basandosi unicamente sulla propria memoria della lettura di Alla ricerca del tempo perduto.
In alternativa ai libri – può sembrare paradossale leggere un altro libro per riuscire a leggere quelli di Proust, già tanto lunghi di loro – si può usare un podcast. A partire dalla scorsa estate infatti è uscito Chez Proust, una serie scritta dalla scrittrice e appassionata proustiana Ilaria Gaspari e prodotta da Emons con il sostegno dell’Institut Français Italia, l’istituto di cultura francese in Italia. Il podcast contiene numerose interviste, sia a esperti di Proust e scrittori, che a comuni lettori, oltre a estratti della versione in audiolibro del romanzo, ed è pensato per trasmettere la voglia di leggere (o ascoltare) Alla ricerca del tempo perduto a chi ancora non l’ha fatto, con l’entusiasmo di lettori appassionati come Gaspari.
Lo stesso audiolibro di Emons può essere per alcune persone un modo più semplice per avvicinare il romanzo. È stato realizzato a partire dalla traduzione di Giovanni Raboni e ha un lettore diverso (gli attori Anna Bonaiuto, Massimo Popolizio, Iaia Forte, Paolo Pierobon, Sandro Lombardi, Lino Guanciale e Tommaso Ragno) per ogni parte. Un suo grosso vantaggio è che sono i lettori a dare l’intonazione alle frasi di Proust, e a scandire il ritmo degli incisi, che spesso è difficile da ricostruire durante la lettura mentale.
Esiste un “machete order” per Alla ricerca del tempo perduto?
Un’altra cosa che può rendere più accessibile il romanzo di Proust, almeno per una prima lettura, è saltare delle parti, o leggerle in un ordine diverso da quello ufficiale.
Tra gli impallinati della saga di Star Wars esistono varie idee su quale sia l’ordine migliore da seguire per vedere i film e uno che ha ottenuto una certa popolarità, il cosiddetto “machete order”, prevede di non guardare mai La minaccia fantasma, il quarto a essere uscito, che è generalmente mal giudicato dai fan. Per Alla ricerca del tempo perduto non esiste un’indicazione altrettanto netta da parte della comunità dei proustiani, ma a costo di suonare un po’ eretici per qualcuno si possono fare alcune considerazioni che permettano di semplificare la lettura.
La prima è quella di cominciare Dalla parte di Swann non dall’inizio, ma dalla seconda delle parti in cui è suddiviso, Un amore di Swann. Gli eventi che vi sono narrati sono gli unici che avvengono prima della nascita del narratore e possono benissimo essere letti come un romanzo a parte. Come dice il titolo, è una storia d’amore, quella tra Charles Swann, amico dei genitori del narratore, e Odette de Crecy, una donna malvista nell’alta società in quanto mantenuta – simile a una escort di oggi. Per questo è molto più facile entrarci dentro rispetto alle prime pagine di Dalla parte di Swann che invece parlano delle difficoltà a dormire del narratore da bambino e dei suoi rapporti con i familiari. Se dopo Un amore di Swann si decide di continuare si può comunque tornare indietro, e ritrovare, tra le altre cose, la scena della madeleine, che arriva dopo circa cinquanta pagine. Oppure proseguire.
Per accorciare la lettura complessiva si potrebbe anche saltare La prigioniera e Albertine scomparsa, le parti di Alla ricerca del tempo perduto dedicate principalmente alla relazione burrascosa del narratore con uno dei suoi amori, Albertine appunto, quella in cui a un certo punto c’è il sequestro di persona. In uno dei consigli messi insieme dalla redazione del settimanale francese L’Obs, si dice di leggere solo i riassunti di queste due parti, per poi passare direttamente a Il tempo ritrovato. Lo stesso Proust aveva fatto pubblicare su un periodico alcune parti del romanzo dedicate ad Albertine come testi autonomi, «il mio romanzo con Albertine»: quindi considerarle un qualcosa a parte può avere anche un fondamento filologico.
D’altra parte la storia d’amore con Albertine può essere molto coinvolgente. Per caso Czapski iniziò la lettura di Alla ricerca del tempo perduto da Albertine scomparsa e fu quella parte a farlo appassionare al romanzo intero.
Quali sono le principali edizioni italiane?
Alla ricerca del tempo perduto fa parte del pubblico dominio, quindi ne esistono diverse edizioni italiane. Quella dei Meridiani di Mondadori, divisa in quattro volumi, è l’unica provvista di note: sono molto utili per capire meglio alcuni pezzi del romanzo, per i quali conoscere il contesto in cui è ambientato (o scoprire quali persone reali ispirarono certi personaggi) permette di coglierne a pieno i significati. Tuttavia è un’edizione attualmente fuori commercio: si può trovare con un po’ di fortuna nelle librerie dell’usato, su internet oppure nelle biblioteche.
La traduzione di Raboni, per quanto priva di note, è comunque disponibile in due diverse edizioni economiche di Mondadori: una è nel formato Baobab e contiene l’intero Alla ricerca del tempo perduto in un unico volume di 2.088 pagine; l’altra è divisa in sette volumi (questo è il primo). Questa seconda è sicuramente più maneggevole, ma complessivamente più costosa: 76 euro contro 32. Esiste comunque anche un’edizione in ebook.
L’altra edizione celebre è quella di Einaudi, che fu anche la prima completa in italiano. A differenza di quella di Mondadori ha un diverso traduttore per ciascuna parte, e la prima, quella di La strada di Swann (il titolo è così tradotto), è la scrittrice Natalia Ginzburg, che ci lavorò per buona parte nel confino del marito durante la Seconda guerra mondiale. Molti lettori italiani hanno conosciuto Proust per la prima volta in questa versione, e altrettanti si sono avvicinati ad Alla ricerca del tempo perduto per averne letto in Lessico famigliare di Ginzburg.
L’edizione attualmente in commercio della versione multi-traduttore di Einaudi è in un unico volume, che conta 2.376 pagine e costa 55 euro.
Ne vale davvero la pena?
Evidentemente sì, nel senso che la Recherche è considerato da molti il singolo romanzo più importante della letteratura occidentale, per quanto fare confronti tra i grandi romanzi abbia senso fino a un certo punto. «Alla ricerca del tempo perduto è un esempio unico di un libro che riesce a raccontarti davvero che cos’è la vita in tutte le sue innumerevoli, minuscole, divertenti e beffarde contraddizioni», ha risposto Ilaria Gaspari, l’autrice del podcast Chez Proust, alla domanda sul perché valga la pena leggerlo.
«Ed è un libro che ti consola da ciò che fa paura a tutti, la sensazione che non solo dobbiamo morire, ma che moriamo continuamente, che ci sono versioni di noi che muoiono continuamente. Alla ricerca del tempo perduto riesce a farti passare quella paura e a fartela vivere come un semplice aspetto del vivere, tremendo ma allo stesso tempo bello. Nessun altro romanzo lo fa». La lettura non va però intrapresa e vissuta come una sfida, ha detto sempre Gaspari, «quell’idea va proprio dimenticata».
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