Cosa c’è e cosa non c’è nella dichiarazione finale del G20 a Bali
Si condanna la Russia per la guerra in Ucraina, ma senza troppa convinzione, e si cita la presenza di «altri punti di vista»
Mercoledì mattina è stata pubblicata la dichiarazione finale dei leader mondiali riuniti a Bali per il G20, l’incontro annuale dei capi di governo di 19 tra i paesi più industrializzati del mondo più l’Unione Europea. La dichiarazione è un documento non legalmente vincolante in cui i capi di governo esprimono una posizione comune riguardo a un tema specifico.
Quest’anno il tema di cui si è più discusso nel G20 è stata l’invasione russa dell’Ucraina, ed è proprio su questo tema che si è concentrata la dichiarazione, e su cui ci sono state maggiori divisioni tra i vari leader. Il testo è stato firmato peraltro in un momento molto complicato, a poche ore dall’esplosione di un missile in Polonia, che inizialmente si sospettava fosse stato sparato dalla Russia ma sulla cui provenienza ci sono ancora molti dubbi.
Già martedì era circolata una bozza della dichiarazione, che è rimasta sostanzialmente inalterata rispetto a quella definitiva. Si parla della necessità di porre fine alla «guerra in Ucraina», anche se non viene mai detto «guerra della Russia all’Ucraina». Si usa una formulazione più vaga in cui si cita una risoluzione delle Nazioni Unite che condanna «l’aggressione della Russia». In questo modo si è voluto trovare un compromesso per non alimentare la crisi diplomatica già in corso tra paesi occidentali e Russia, ma non è bastato: dopo la diffusione della bozza da parte di vari giornali, il rappresentante russo al G20, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, ha accusato gli altri paesi di voler «politicizzare» la dichiarazione, e ha lasciato Bali in anticipo polemicamente.
Le divisioni tra i vari leader mondiali si riflettono anche nel modo in cui è stata scritta la dichiarazione finale, in cui si dice espressamente che «la maggior parte dei membri condanna la guerra in Ucraina», ma non “tutti”. Poco più avanti si sottolinea come nel corso della riunione ci siano stati «altri punti di vista e diverse valutazioni della situazione e delle sanzioni».
È certo che la Russia non abbia concordato quanto scritto nella dichiarazione, ma non è chiaro se altri paesi abbiano espresso posizioni contrarie: il Financial Times scrive per esempio, citando fonti anonime a conoscenza dei fatti, che la Cina avrebbe molto insistito per cambiare la formulazione della dichiarazione, senza riuscirci. La Cina ha infatti finora mantenuto un atteggiamento molto ambiguo sulla guerra in Ucraina, cercando di non intaccare la sua storica alleanza con la Russia. A fare da intermediari tra i leader occidentali e la Cina, scrive il Financial Times, sarebbero stati soprattutto i rappresentanti di India e Indonesia, che alla fine sono riusciti a far approvare la dichiarazione anche dalla Cina.
From Bali, #G20 Leaders' Declaration, this is as far as they'd go on Russia/Ukraine:
– Most members strongly condemned the war in
Ukraine
– The use or threat of use of nuclear weapons
is inadmissible#G20Indonesia #G20Bali pic.twitter.com/XPInWDWyuP— Patsy Widakuswara (@pwidakuswara) November 16, 2022
Tra le altre cose, nella dichiarazione dei leader del G20 si afferma che l’uso o la minaccia di utilizzare armi nucleari «è inammissibile», in un implicito ma evidente riferimento alle minacce del presidente russo Vladimir Putin. Si chiede inoltre la «piena, tempestiva e continua attuazione» dell’accordo che ha consentito al grano ucraino di essere esportato all’estero dai porti del Mar Nero, con l’intermediazione di Turchia e Nazioni Unite. L’accordo scadrà questo fine settimana, ma il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha fatto sapere mercoledì mattina che con molta probabilità si riuscirà a prorogarlo.
Per quanto riguarda l’Italia, martedì la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni ha avuto due incontri bilaterali con il presidente americano Joe Biden e con quello turco Erdogan.
Al centro del primo, secondo quanto riferito dal governo italiano, ci sono stati soprattutto il sostegno all’Ucraina e i rapporti commerciali dell’Italia con la Cina. Ma secondo le indiscrezioni riportate da diversi giornali, e che come tali vanno prese con molta cautela, Meloni e Biden avrebbero parlato anche di un possibile accordo per la fornitura di gas all’Italia a prezzi più contenuti di quelli previsti dagli attuali contratti. Al momento, comunque, non ci sono state conferme né dal governo americano né da quello italiano.