Donald Trump si è candidato alla presidenza degli Stati Uniti per il 2024
Lo ha annunciato dalla sua residenza in Florida, benché molti Repubblicani non sembrino convinti
Nella notte tra martedì e mercoledì Donald Trump ha annunciato che si candiderà per la presidenza degli Stati Uniti nelle elezioni previste nel novembre del 2024. L’annuncio è stato fatto dalla residenza in Florida dell’ex presidente, Mar-a-Lago, nonostante le crescenti pressioni da parte del partito Repubblicano: molti dirigenti speravano in un rinvio o perfino in una rinuncia dopo il risultato deludente del partito alle elezioni di metà mandato.
Trump ha tenuto un discorso di poco più di un’ora davanti a centinaia di sostenitori che avevano con sé striscioni e cappellini, in una sala ampiamente tappezzata di bandiere americane. Ha criticato la presidenza di Joe Biden e soprattutto rilanciato i suoi vecchi slogan, a partire dal più noto “Make America great again”. Infine ha detto: «Per rendere l’America di nuovo grande, stasera annuncio la mia candidatura a presidente degli Stati Uniti».
Durante il discorso ha toccato alcuni dei temi che hanno fatto largamente parte delle sue scorse campagne elettorali, accusando i migranti («ci stanno avvelenando») e parlando delle città americane come luoghi di criminalità e insicurezza. Ha detto che sosterrà la pena di morte per gli spacciatori di droga e che riassumerà i membri dell’esercito che erano stati congedati per essersi rifiutati di fare il vaccino contro il coronavirus. «Due anni fa eravamo una grande nazione e presto lo saremo di nuovo», ha detto Trump.
Trump aveva fissato la data dell’annuncio già nei giorni precedenti alle elezioni: inizialmente l’idea era quella di sfruttare una eventuale ampia vittoria dei Repubblicani, prevista dai sondaggi, per dare forza alla sua candidatura e anticipare ogni possibile rivale.
È inoltre probabile, come sostiene per esempio il New York Times, che Trump speri che l’annuncio così anticipato la sua candidatura rallenti o blocchi le numerose inchieste a suo carico, o che comunque gli dia la possibilità di accusare i procuratori di agire perché politicamente motivati contro di lui. Trump è sotto inchiesta, tra le altre cose, per l’assalto al Congresso del 6 gennaio del 2021, quando i suoi sostenitori cercarono di impedire la certificazione dell’elezione che lo vedeva sconfitto, e per aver portato via dalla Casa Bianca grosse quantità di documenti classificati e riservati.
I risultati delle elezioni di metà mandato, con la vittoria Democratica in Senato e le sconfitte di gran parte dei candidati più radicali sostenuti da Trump, hanno però reso molto più complicata la situazione sia per l’ex presidente sia per i Repubblicani.
Attualmente Donald Trump non è più sicuro di avere l’appoggio della maggioranza del partito: in molti negli ultimi giorni si sono espressi per una nuova candidatura che sia meno problematica e divisiva, facendo riferimento soprattutto al governatore della Florida Ron DeSantis, che è appena stato riconfermato con un margine piuttosto ampio.
Trump non ha però mostrato segni di ripensamento, ma al contrario in questi giorni ha attaccato, sul suo social Truth, lo stesso DeSantis, il leader dei Repubblicani al Senato Mitch McConnell e il miliardario Rupert Murdoch. Murdoch possiede numerosi media molto influenti negli ambienti di destra americana, e in particolare uno di questi, il New York Post, nelle ultime edizioni è sembrato sostenere una candidatura del governatore della Florida. Anche il network televisivo di Murdoch, l’influentissima Fox News, di recente è stata critica nei confronti di Trump.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden – che si trova a Bali per il G20 – ha condiviso un video che riassumeva i fallimenti di Trump al governo.
Per Trump sarà la terza campagna elettorale presidenziale, dopo quella del 2016, quando vinse a sorpresa prima nelle primarie Repubblicane e poi contro la candidata Democratica Hillary Clinton, e quella del 2020, quando fu sconfitto da Joe Biden. Dopo le ultime presidenziali, Trump iniziò a parlare di brogli (mai provati), e la sede del Congresso a Washington fu presa d’assalto dai suoi sostenitori il 6 gennaio 2021: attualmente il suo ruolo in quelle giornate e nel tentativo di ribaltare il risultato elettorale è al centro di un procedimento legale e di un’inchiesta del Congresso.
Solo un presidente nella storia americana è stato rieletto in due mandati non consecutivi: Grover Cleveland nel 1884 e 1892. Al momento nessun altro Repubblicano ha espressamente annunciato la propria candidatura alle primarie. Oltre a DeSantis, quelli che potrebbero pensarci sembrano essere l’ex vicepresidente Mike Pence, il governatore uscente del Maryland Larry Hogan e il governatore della Virginia Glenn Youngkin.
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