Introdurre un biglietto per entrare a Venezia è più complicato del previsto
Il comune ha rimandato l’applicazione della discussa misura per limitare i turisti per via di problemi tecnici, giuridici e politici
Quest’estate il comune di Venezia aveva annunciato che dal prossimo 16 gennaio sarebbe stato introdotto un biglietto a pagamento per entrare nel centro storico e sulle isole della laguna: il provvedimento, inedito in una città di queste dimensioni, aveva l’obiettivo di contenere il numero di turisti che arrivano ogni giorno, attualmente nell’ordine di decine di migliaia. Ma le previsioni sui tempi per attuare il piano si sono rivelate troppo ottimiste. Il comune, infatti, ha rimandato l’avvio delle limitazioni alla prossima estate, senza dire con precisione quando.
Negli ultimi mesi i promotori di questa misura si sono accorti che chiudere una città grande e unica come Venezia è più complicato del previsto: ci sono ostacoli tecnici, giuridici e politici piuttosto rilevanti che dovranno essere superati nei prossimi mesi.
Negli ultimi anni, nonostante eventi come l’acqua alta del 2019, il problema più grave di Venezia non è stata la marea, ma i turisti. Da diversi anni la presenza di decine di migliaia di persone, strette nelle calli o nelle piazze principali del centro storico, i cosiddetti campi, ha costretto amministratori e abitanti a interrogarsi sulla sostenibilità di questo modello di turismo basato prevalentemente sulla quantità. E la trasformazione del centro storico in una sorta di parco a tema, a uso e consumo dei turisti, ha portato molti esperti a parlare di disneyzzazione di Venezia.
I dati confermano che i timori sono fondati: durante il ponte di Ognissanti è stata accertata la presenza di almeno 450mila persone, oltre 100mila al giorno. Non è stata un’eccezione: a Carnevale sono state segnalate 145mila presenze, il sabato prima di Pasqua i turisti a Venezia erano stati 160mila, a Pasqua 140mila. Ma gli arrivi sono stati tantissimi anche durante l’estate, la prima dopo la rimozione delle restrizioni introdotte per via del Covid.
Molto prima che la pandemia bloccasse l’arrivo di turisti da tutto il mondo, a Venezia molte associazioni di residenti avevano denunciato gli effetti della turistificazione sulla città e sulle persone che la abitano. Nel 2008 gli abitanti del centro storico di Venezia erano 60mila, oggi secondo le ultime rilevazioni sono circa 50mila. «Il problema più importante della città è l’eccesso di turismo: 20mila residenti hanno lasciato il centro tra il 2000 e il 2019», ha detto il prefetto di Venezia Vittorio Zappalorto durante un’audizione alla commissione ambiente della Camera.
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La turistificazione di Venezia è stata incentivata dal notevole aumento di alloggi, case o stanze, affittate per brevi periodi grazie a piattaforme come Airbnb. I dati pubblicati da Inside Airbnb, un progetto indipendente che misura l’impatto degli affitti brevi in molte città, dicono che il 5 giugno in tutta la città erano disponibili 7.780 alloggi su Airbnb, di cui il 77% intere case, il 20,1% camere, il 2,6% alberghi che mettono le camere anche sulla piattaforma e lo 0,3% camere condivise. Il prezzo medio per notte è di 243 euro e il reddito medio annuale degli affittuari è poco più di 11mila euro.
Sono oltre 800 gli alloggi occupati per oltre 240 giorni in un anno. Poco più del 20 per cento degli affittuari attivi gestisce il 60 per cento degli annunci, addirittura il 5 per cento gestisce oltre il 30 per cento degli annunci.
Oltre a fare concorrenza agli alberghi, gli alloggi messi a disposizione su Airbnb hanno contribuito ad aumentare il costo degli affitti, con una dinamica analoga a quanto successo in molte altre città europee. Oggi vivere a Venezia è molto più costoso di quanto non fosse dieci anni fa, cosa che ha contribuito in parte allo spopolamento e di conseguenza a trasformare i negozi, i servizi e più in generale la città.
Lo scorso luglio il parlamento ha approvato un emendamento, inserito nel decreto Aiuti, per consentire a Venezia di limitare gli affitti brevi. L’approvazione di una legge nazionale era necessaria perché gli enti locali non hanno il potere di limitare il mercato degli affitti brevi: il parlamento ha concesso questo privilegio soltanto a Venezia, anche se Bologna e Firenze avevano chiesto di essere comprese nella legge. Il comune non ha ancora sfruttato questa possibilità perché negli ultimi mesi ha lavorato soprattutto all’introduzione del biglietto di ingresso, senza riuscire a rispettare gli impegni presi.
Il primo luglio la Giunta aveva approvato la prima bozza del regolamento del biglietto di ingresso per stabilire una serie di regole. Innanzitutto il prezzo, che non è fisso: si va da un minimo di 3 euro a un massimo di 10 euro. La differenza di prezzo sarà decisa sulla base di soglie di ingresso che fanno scattare gli aumenti. In sostanza, nei giorni in cui si prevede l’arrivo di moltissime persone il biglietto costerà di più, mentre nei giorni di affluenza minore il prezzo sarà più basso.
Il comune non ha ancora deciso le soglie, che saranno approvate con un nuovo regolamento: secondo diverse ricostruzioni, il prezzo massimo di 10 euro scatterebbe tra 20mila e 30mila turisti. L’obiettivo è limitare la presenza dei turisti giornalieri, cioè le persone che arrivano e se ne vanno in giornata, senza dormire in città. «Qualcosa, di certo, va fatto per garantire un alleggerimento e una compatibilità dell’accesso alle città», ha detto la scorsa settimana il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. «Studierò il dossier su Venezia poi dirò la mia: ogni atto deve essere giuridicamente compatibile con il quadro normativo».
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Il biglietto di ingresso a Venezia sarà prenotabile su una piattaforma online. Dopo il pagamento, sarà possibile scaricare un QR Code, esattamente come i biglietti dei mezzi pubblici, da mostrare in caso di controlli. Le multe vanno da 50 ai 300 euro a seconda della violazione, dalla mancata esibizione del biglietto fino alle false dichiarazioni per ottenere esenzioni dal pagamento. I controlli saranno fatti, a campione, da almeno nove squadre di controllori formate da due persone, per un totale di 18 addetti. In occasione di appuntamenti come il Carnevale, ponti o festività come il Natale o la Pasqua, le squadre saranno 15 per un totale di 30 controllori.
Le esenzioni sono una delle questioni più problematiche. A Venezia, infatti, non entrano o comunque circolano ogni giorno soltanto turisti, ma ovviamente anche moltissime altre persone.
La Giunta ha stilato un primo elenco di categorie che non devono pagare il biglietto: oltre ai residenti, ai proprietari di seconde case, agli studenti e ai lavoratori, nell’elenco ci sono i turisti che già pagano la tassa di soggiorno (e che quindi dormono in città), chi è nato a Venezia, i bambini con meno di 6 anni, le persone con disabilità e i loro accompagnatori, chi deve essere curato in un ospedale della città, chi partecipa a competizioni sportive riconosciute dalle federazioni, le persone che partecipano a manifestazioni organizzate dall’amministrazione comunale, volontari che prestano servizio in caso di emergenze, personale delle forze dell’ordine o dei vigili del fuoco per esigenze di servizio, chi va a visitare parenti fino al terzo grado, chi partecipa a un funerale, le persone che devono presenziare a un processo.
Una delle esenzioni più discusse e ancora incerte riguarda le persone che abitano in Veneto. Secondo il regolamento del comune, i veneti non devono pagare il biglietto di ingresso «fino al raggiungimento delle soglie che saranno previste da un’apposita delibera». In sostanza, il comune ha lasciato aperta la possibilità di far pagare i veneti in occasione degli appuntamenti di maggior richiamo.
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L’assessore regionale al Turismo, Federico Caner, esponente della Lega, si è detto fortemente contrario. «Non è una questione di soldi, ma di appartenenza a una comunità», ha detto Caner. «Ricordo a tutti che durante i due anni di pandemia da Covid-19 Venezia è stata in piedi grazie ai veneti». Sia Venezia che il Veneto hanno una maggioranza di centrodestra, cosa che potrebbe causare conseguenze politiche difficili da prevedere. Il sindaco Luigi Brugnaro ha detto di voler trovare una valida soluzione per i cittadini di Venezia: «il resto non mi interessa».
Anche in caso di esenzione, le persone che abitano in Veneto dovranno comunque prenotare la visita a Venezia e scaricare un codice di accesso: questo accorgimento è necessario, dice il comune, per osservare e gestire i flussi in anticipo. Come si può intuire, la gestione di tutte queste esenzioni ed eccezioni sarà particolarmente complessa, con problemi non indifferenti legati alla privacy, soprattutto per le persone che chiedono l’esenzione in quanto parenti di residenti.
L’autorità garante per la privacy, a cui è stato chiesto sul progetto, ha avvertito il comune sul rischio di «raccolta massiva di dati personali». Il timore del Garante riguarda il meccanismo di esenzione che potrebbe rivelare informazioni dettagliate sulle abitudini, su spostamenti e comportamenti personali delle persone oltre che sul loro stato di salute, nel caso in cui chiedano di entrare a Venezia per andare in ospedale. Il direttore generale del comune di Venezia, Morris Ceron, ha assicurato che non sarà possibile mettere in relazione “invitante e invitato”: i dati di chi chiede l’esenzione saranno cancellati immediatamente e in questo modo non si potrà risalire ai rapporti tra le persone.
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Lo slittamento da gennaio all’estate è dovuto anche a questioni molto pratiche, come la necessità di promuovere una campagna di informazione a livello mondiale per informare i turisti delle nuove regole. Mancano anche accordi con gli alberghi e le piattaforme per comunicare i dati delle persone ospitate e quindi esenti, ma anche con compagnie ferroviarie e aeree per il pagamento anticipato del biglietto. Tra le altre cose, non è stato ancora deciso se saranno posizionati tornelli agli ingressi principali della città, una possibilità molto discussa in passato.
L’introduzione del biglietto di ingresso è stata molto criticata dall’opposizione in consiglio comunale, secondo cui la Giunta in questo modo contribuisce a trasformare Venezia in un parco a tema, con un biglietto di ingresso vero e proprio. Secondo Giovanni Andrea Martini, capogruppo di “Tutta la città insieme”, il biglietto non sarà la soluzione alle conseguenze del turismo di massa, ovvero la mancanze di case e di lavori dignitosi, i problemi legati alla mobilità e ai trasporti, alla sostenibilità e alla salute. «È una misura che ci costringerà a dimostrare di essere cittadini e cittadine con il permesso di circolare nella nostra città», ha detto Martini. Il prossimo 19 novembre si terrà una manifestazione organizzata da associazioni e gruppi politici per contestare l’introduzione del biglietto di ingresso.