L’atteso incontro tra Biden e Xi, per cercare di ristabilire i rapporti
È il primo tra il presidente americano e quello cinese da quando Biden è entrato in carica, e in un momento critico della relazione tra i due paesi
Il presidente americano Joe Biden e il presidente cinese Xi Jinping si sono incontrati lunedì a Bali, in Indonesia, a margine del G20, cioè la riunione dei leader di 19 tra i paesi più industrializzati del mondo, più l’Unione Europea. L’incontro è importante per vari motivi: anzitutto, perché è il primo tra i due leader da quando Biden è diventato presidente, all’inizio del 2021. Poi perché arriva in un momento in cui le relazioni tra Cina e Stati Uniti sono ai minimi da decenni, e per questo i due leader si sono impegnati a ristabilire un rapporto stabile, anche se non amichevole.
BREAKING: Joe Biden and Xi Jinping meet ahead of the G-20 summit in Bali, the first in-person talks between the leaders of the US and China since before the Covid-19 pandemic https://t.co/iHKU2XijYT pic.twitter.com/WcIc08rqSF
— Bloomberg (@business) November 14, 2022
L’incontro si è svolto a porte chiuse ed è impossibile sapere con esattezza tutti gli argomenti trattati da Biden e Xi. Prima di incontrare Xi, Biden ha detto che «il mondo si aspetta che la Cina e gli Stati Uniti gestiscano per bene la propria relazione», mentre Xi ha detto di sperare in uno scambio «franco e approfondito».
Dopo l’incontro, Biden ha parlato ai giornalisti della necessità di «gestire responsabilmente» la competizione tra Cina e Stati Uniti, e ha aggiunto: «Credo assolutamente che non ci sarà una nuova Guerra fredda». Xi, tramite un comunicato, ha fatto sapere che l’intenzione dei due paesi è di «riportare le relazioni tra Cina e Stati Uniti su un percorso di sviluppo stabile». Tra le altre cose gli Stati Uniti hanno annunciato che Antony Blinken, il segretario di Stato, farà un viaggio ufficiale in Cina nei prossimi mesi, anche se ancora non si sa quando.
Biden e Xi si erano incontrati l’ultima volta nel 2017 al World Economic Forum, il celebre incontro annuale tra le persone più ricche e potenti del mondo, che si tiene a Davos in Svizzera. Biden era ancora il vicepresidente di Barack Obama, ma Xi era già il presidente cinese. Da allora, molte cose sono cambiate: Donald Trump, che entrò in carica come presidente americano proprio nel 2017, avviò una durissima guerra commerciale contro la Cina, che inasprì molto i rapporti. Più in generale inaugurò una nuova stagione della politica estera americana molto più sospettosa nei confronti della Cina, accelerando alcune tendenze che erano già in corso da tempo negli Stati Uniti.
Biden, che è succeduto a Trump nel 2021, ha mantenuto l’impianto sospettoso e ostile del suo predecessore, sia in economia sia nelle relazioni internazionali. Le cose sono ovviamente peggiorate a causa della guerra in Ucraina, nel corso della quale la Cina sta di fatto sostenendo il regime russo, ma anche a causa della crisi di Taiwan di quest’estate, e delle dichiarazioni di Joe Biden che più volte si è detto pronto a difendere l’isola che la Cina considera come propria.
Anche per Xi Jinping molte cose sono cambiate: negli ultimi cinque anni il regime cinese si è dimostrato man mano più aggressivo in politica estera, mentre internamente Xi ha accentrato il potere come nessun altro leader negli ultimi trent’anni. Xi ha approfittato della guerra commerciale per estendere il controllo dello stato sull’economia, e del peggioramento delle relazioni con gli Stati Uniti per rafforzare la censura e colpire le imprese occidentali.
In questo contesto, trovare dei punti d’incontro tra i due leader è molto complicato, anche perché la situazione interna in entrambi i paesi favorisce lo scontro. Negli Stati Uniti, l’ostilità nei confronti della Cina è ormai uno dei pochissimi argomenti che mettono d’accordo sia Democratici sia Repubblicani, mentre in Cina la propaganda del regime comunista da tempo è stata indirizzata ad attaccare gli Stati Uniti e provocare sentimenti di nazionalismo.
Per questo le aspettative dell’incontro erano piuttosto basse, e non ci sono stati risultati appariscenti. L’intenzione di entrambe le delegazioni è di riconoscere lo stato di competizione e difficoltà in cui si trovano le relazioni tra i due paesi, e provare a far sì che questa competizione si svolga in un contesto quanto più possibile regolato e prevedibile. Alcuni commentatori hanno parlato di un tentativo di fare «reset» delle relazioni tra i due paesi, cioè di riavviarle su un piano di reciproco riconoscimento, pur senza nulla togliere alla competizione.
«Siamo in competizione. Il presidente Biden lo riconosce, ma vuole assicurarsi che questa competizione abbia dei limiti, che costruiamo delle barriere, che abbiamo un codice di comportamento chiaro e che facciamo tutto ciò che serve per garantire che la competizione non sfoci nel conflitto», ha detto al Guardian un funzionario della Casa Bianca prima dell’incontro.
Le stesse parole sono state usate nel comunicato ufficiale pubblicato dall’amministrazione americana dopo l’incontro, secondo cui Biden «ha ripetuto che questa competizione non deve sfociare nel conflitto e sottolineato che gli Stati Uniti e la Cina devono gestire la competizione responsabilmente e mantenere linee di comunicazione aperte».
Molte delle questioni più rilevanti tra i due leader sono di fatto estremamente difficili da risolvere, e non c’è probabilmente altra possibilità per Biden e Xi che riconoscere la distanza delle rispettive posizioni. Anzitutto la questione di Taiwan, che la Cina rivendica come propria ma che per gli Stati Uniti è un alleato (e una delle più libere democrazie di tutta l’Asia) da difendere.
Sulla guerra in Ucraina, la Cina ha mantenuto una posizione di sostegno alla Russia, seppur con qualche ambiguità: per esempio, è sembrata molto critica davanti alla possibilità che il presidente russo Vladimir Putin possa usare un’arma atomica nel corso del conflitto. Biden potrebbe cercare di far leva su questo, ma è una cosa che probabilmente la diplomazia americana tenta già da tempo.
Sulle questioni economiche ci sono allo stesso modo enormi distanze: soltanto un mese fa, l’amministrazione Biden aveva approvato un piano di sviluppo e gestione dell’industria dei microchip pensato esplicitamente per rallentare e danneggiare lo sviluppo della Cina in questo settore, al punto che si era parlato dell’apertura di una nuova fase della guerra commerciale. Anche in questo caso, le intese possono essere soltanto molto limitate.
Un tema di maggior accordo è stato quello delle politiche ambientali, dove spesso Cina e Stati Uniti negli anni passati hanno trovato modi per lavorare assieme e annunciato politiche di riduzione delle emissioni o di dismissione delle fonti di energia più inquinanti, come il carbone. I due paesi hanno annunciato che cercheranno di aprire nuovi negoziati, anche se ancora non ci sono tempistiche certe.