Perché il ritiro russo da Kherson è importante
Per il valore strategico e simbolico della città, una delle prime occupate dai russi all'inizio della guerra, e perché è una grande vittoria per l'Ucraina
L’annuncio che l’esercito russo si ritirerà dalla città ucraina di Kherson potrebbe avere enormi ripercussioni sull’andamento della guerra tra Ucraina e Russia. Da settimane le truppe ucraine si stavano preparando a una controffensiva per riprendersi la città, ma la decisione della Russia di lasciare Kherson in anticipo ha evitato, almeno per il momento, una battaglia che avrebbe potuto essere lunga e assai impegnativa per entrambi gli eserciti.
Di fatto, ritirandosi, l’esercito russo ha ammesso le proprie difficoltà nel mantenere le posizioni conquistate nel corso dell’occupazione dell’Ucraina, e in particolare nel sud, dove le forze ucraine da agosto stanno gradualmente recuperando terreno. Kherson inoltre è una città dal valore estremamente rilevante, sia dal punto di vista simbolico, perché era stata una delle più grandi e importanti conquistate dall’esercito russo all’inizio dell’invasione, sia dal punto di vista strategico.
Era stata infatti finora un importante avamposto per i russi, dal quale erano partiti molti attacchi contro gli ucraini. È in particolare la sua posizione a renderla tanto rilevante: si trova sulla sponda occidentale del fiume Dnipro e non lontano dalle città portuali di Mykolaiv e Odessa, entrambe obiettivi russi. Il ritiro significa un deciso ridimensionamento degli obiettivi della Russia, che in sostanza per il momento sta rinunciando ad avanzare verso i porti ucraini sul Mar Nero.
Kherson e l’omonima regione di cui è capitale sono inoltre molto importanti per le infrastrutture idriche ucraine: ci sono molti acquedotti e canali che trasportano acqua verso la penisola della Crimea, dal 2014 occupata e controllata dai russi. Se nelle prossime settimane, come molto probabile, l’Ucraina riprenderà il controllo di Kherson, potrà interrompere i flussi di acqua potabile verso la Crimea, come aveva già fatto nel 2014 dopo l’invasione della penisola da parte della Russia (i flussi erano stati riattivati dalla Russia solo quest’anno, dopo l’occupazione di Kherson).
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Per ora la Russia ha detto che riposizionerà le sue truppe sulla sponda orientale del fiume Dnipro, e da lì cercherà di difendere le posizioni conquistate finora nell’Ucraina meridionale: i porti sul Mar d’Azov di Mariupol e Berdyansk, la regione di Zaporizhzhia con la sua centrale nucleare (ma non l’omonima città, che è ancora controllata dagli ucraini) e la città di Melitopol. Ma soprattutto cercherà di mantenere il controllo dei territori che collegano le zone occupate dell’Ucraina alla Crimea: la penisola è infatti il principale corridoio di terra per portare rifornimenti alle truppe russe nel sud dell’Ucraina.
Le prossime settimane saranno quindi fondamentali per capire come potrebbe proseguire la guerra: le forze ucraine potrebbero riprendere Kherson entro la fine di novembre ma, secondo quanto riferito da diplomatici di paesi occidentali al Financial Times, l’Ucraina avrebbe informato i paesi alleati di voler procedere con cautela, nel timore che in città ci siano ancora avamposti russi e che l’annuncio della ritirata sia in realtà «una trappola».
C’è anche da considerare l’ipotesi che il ritiro da Kherson possa essere un segnale di distensione da parte della Russia, e di disponibilità a trattare una tregua. Da questo punto di vista sono sembrate piuttosto eloquenti le parole pronunciate mercoledì da Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo: «Siamo sempre aperti alle trattative. Non le abbiamo mai rifiutate. Siamo pronti a negoziare, ovviamente, tenendo conto delle realtà che stanno emergendo in questo momento», ha detto commentando l’annuncio della ritirata da Kherson. Sono dichiarazioni inusuali per Zakharova, che finora si era sempre espressa con toni molto aggressivi nei confronti dell’Ucraina.
Non tutti però sono d’accordo che quello che sta succedendo a Kherson sia da interpretare in questo modo, e ritengono che la ritirata sia stata decisa semplicemente come risposta alle difficoltà militari della Russia, che voleva evitare di avere i propri soldati circondati dalle truppe ucraine. Diversi funzionari statunitensi ed europei citati dal New York Times hanno detto per esempio di ritenere improbabile una pace nel prossimo futuro, e di credere che i due schieramenti continueranno a combattere per cercare di ottenere più vittorie possibili, in modo da potersi presentare a un eventuale negoziato di pace in una posizione di forza.
Inoltre, il governo ucraino continua a sostenere che l’unico modo per far finire la guerra sarebbe che la Russia lasciasse tutti i territori occupati nel corso dell’invasione e che pagasse all’Ucraina i danni causati dal conflitto: un’ipotesi che al momento sembra assolutamente irrealizzabile.
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