Russia, Cina ed estremisti puntano molto sulla gestione che avrà Musk di Twitter

Chiedono cioè regole meno rigide sulla condivisione dei contenuti, dopo anni di account sospesi o limitati

(AP Photo/Mary Altaffer)
(AP Photo/Mary Altaffer)
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Da quando Elon Musk è diventato proprietario di Twitter, grazie a un’acquisizione da 44 miliardi di dollari conclusa a fine ottobre, vari funzionari e personaggi pubblici legati a governi autoritari di paesi come la Cina e la Russia, o con stretti legami con organizzazioni terroristiche come lo Stato Islamico, hanno iniziato a chiedere di non subire più limitazioni nell’utilizzo del social network. Molte di queste richieste sono state indirizzate direttamente a Musk, che negli ultimi mesi ha più volte sostenuto di voler rivedere i vincoli sulla libertà di espressione all’interno di Twitter. Una moderazione meno severa dei contenuti potrebbe rendere nuovamente evidenti e rilevanti account di personaggi controversi, che negli ultimi anni erano sostanzialmente scomparsi dal social network.

I primi a vedere un’opportunità nelle intenzioni di Musk erano stati i gruppi di estrema destra in molti paesi occidentali, a cominciare dagli Stati Uniti.

In seguito all’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021, Twitter aveva provveduto a sospendere numerosi account a sostegno dell’attacco o che avevano utilizzato il social network per coordinare le proprie attività in quel giorno. Twitter aveva inoltre messo al bando l’account dell’allora presidente uscente Donald Trump, che aveva incitato durante un comizio la folla che avrebbe poi assaltato il Congresso. Molti di quegli account, compreso quello di Trump, sono sospesi ancora oggi e non è chiaro se Musk abbia intenzione di cambiare le cose anche in seguito alle forti pressioni ricevute dalle persone interessate.

In un recente articolo, Politico ha segnalato come – oltre agli esponenti dell’estrema destra – negli ultimi giorni siano arrivate numerose pressioni anche da altri soggetti, legati per esempio alla Russia e alla Cina. Hanno chiesto di essere riammessi sul social network e di non essere indicati come legati a governi autoritari, tramite le etichette che Twitter aggiunge sui profili di alcuni utenti che ritiene controversi.

Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, per esempio, molti account russi hanno subìto forti limitazioni su Twitter, in parte rese necessarie dalle sanzioni economiche imposte dall’Occidente. Sono stati messi al bando i contenuti dell’emittente RT e del sito di notizie Sputnik, che il governo russo impiega per fare propaganda soprattutto all’estero. Per questo negli ultimi giorni Margarita Simonyan, direttrice di RT, ha iniziato a chiedere a Musk una revisione delle limitazioni. In uno dei messaggi, Simonyan ha ricordato a Musk di essersi esposto più volte sul tema della libertà di espressione, suggerendogli poi di rimuovere la messa al bando di RT e Sputnik.

Altri personaggi pubblici hanno chiesto di non essere identificati su Twitter come affiliati al governo russo e ai suoi sistemi di propaganda. Tra questi c’è anche l’ex politico britannico George Galloway, che conduce un programma proprio su RT. Il suo account non è stato sospeso, ma i suoi contenuti vengono mostrati con minore frequenza sul social network. È una tecnica utilizzata da tempo da Twitter e non solo, proprio per evitare che circolino account che diffondono informazioni false e legate alla propaganda di qualche governo.

Le richieste di maggiore libertà di espressione sono arrivate a Musk anche dai sostenitori di organizzazioni terroristiche. Alcune hanno riguardato personaggi riconducibili allo Stato Islamico, che per lungo tempo aveva avuto una certa visibilità su Twitter, in una fase in cui il social network poneva minori limitazioni alla circolazione di contenuti, anche molto violenti. A partire dal 2015, Twitter aveva iniziato a rivedere queste politiche, sospendendo vari account e rendendo meno evidente la presenza di quelli che non violavano esplicitamente le sue regole.

Secondo un’analisi sull’andamento degli account riconducibili allo Stato Islamico, nella decina di giorni dopo l’acquisizione di Twitter da parte di Musk ci sarebbe stato un sensibile aumento di nuove iscrizioni e attività da parte di utenti vicini all’organizzazione. I messaggi contenevano vari riferimenti a Musk e ai suoi annunci sulla necessità di garantire la libertà di espressione sul social network.

https://twitter.com/MoustafaAyad/status/1589296369231335426

Le richieste di maggiori aperture sono arrivate anche da numerosi personaggi legati al governo cinese. L’accesso a Twitter è vietato in Cina, ma il social network viene comunque utilizzato all’estero da varie organizzazioni governative cinesi, spesso con lo scopo di fare propaganda o screditare chi accusa il Partito comunista cinese. Oltre ad avere etichette per identificare le relazioni con la Cina, gli account ricevono solitamente meno visibilità pur rimanendo tollerati sulla piattaforma.

Chen Weihua, il responsabile della redazione europea del giornale China Daily controllato dal governo cinese, ha chiesto a Musk di eliminare le limitazioni per gli account legati alla Cina definendole «discriminatorie». Altre richieste sono state formulate da diplomatici e responsabili della comunicazione del governo della Cina all’estero, che ritengono di essere sottoposti a limitazioni e censure ingiustificate. In Cina i social network occidentali sono ufficialmente messi al bando e c’è uno stretto controllo sui contenuti che vengono pubblicati sui social cinesi consentiti.

Non è chiaro se le regole saranno cambiate e rese meno rigide nei prossimi mesi. Yoel Roth, il responsabile della moderazione dei contenuti sul social network, ha detto che le regole non sono ancora cambiate e che i messaggi d’odio e i contenuti ritenuti dannosi continueranno a essere vietati sulla piattaforma. Per ora Musk non ha risposto direttamente alle richieste di questo tipo, anche se ha in più occasioni parlato della necessità di rivedere il modo in cui vengono moderati i contenuti su Twitter.