Come si viene silenziati su TikTok?

Non si sa bene come funzioni lo “shadow ban”, ed è un problema: il Washington Post ha fatto un esperimento, con scarsi risultati

di Dave Jorgenson - The Washington Post

Dave Jorgensen, Carmella Boykin, e Chris Vazquez del Washington Post preparano l'esperimento nella redazione del giornale (Carolyn Van Houten/The Washington Post)
Dave Jorgensen, Carmella Boykin, e Chris Vazquez del Washington Post preparano l'esperimento nella redazione del giornale (Carolyn Van Houten/The Washington Post)
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Subire uno “shadow ban” su TikTok è un po’ come parlare in un megafono al buio: un attimo prima tutti ti sentono, poi improvvisamente il social network ti censura e il megafono smette di funzionare. Stai ancora parlando, ma intorno ora c’è silenzio. Gli altri non ti sentono più, quindi pensano che tu te ne sia andato. Puoi chiedere a TikTok, ma pare che anche loro non ti sentano, oppure ti dicono che il megafono funziona bene. Ti sembra di urlare nel vuoto.

Io ne so qualcosa: sono Dave, anche noto come “il tizio di TikTok del Washington Post”. Ho creato l’account a maggio 2019 e si è rapidamente trasformato in un lavoro a tempo pieno durante la pandemia, quando è cresciuto fino a raggiungere 1,5 milioni di follower e molte più persone si sono rivolte alla piattaforma per trovarci notizie, intrattenimento e spesso entrambi. Secondo un recente studio del Pew Research Center più di un quarto degli adulti statunitensi sotto i 30 anni riceve regolarmente notizie da TikTok. Nel tempo il nostro team si è ampliato e abbiamo assunto Chris e Carmella. Anche se il nostro pubblico complessivo è cresciuto, a tutti i membri del team è capitato di creare un video che l’algoritmo sembra aver poi completamente stroncato.

Tecnicamente non sai mai con certezza se hai subito uno “shadow ban”. Nelle linee guida della community di TikTok si legge: «I nostri algoritmi sono stati sviluppati sulla base dei concetti di fiducia e di sicurezza. Per alcuni contenuti ci riserviamo di intervenire al fine di ridurre la possibilità di accesso, ad esempio reindirizzando i risultati delle ricerche o non consentendo la possibilità di raccomandare video nella sezione Per Te». Ma quando nel 2021 Chris si è unito al team, ha iniziato a parlare su TikTok di “shadow ban” e i suoi video hanno suscitato poco se non nessun interesse.

Quando vieni penalizzato in questo modo, tutte le visualizzazioni, o la maggior parte, provengono dai «Seguiti» o dal «Profilo personale», non dalla sezione «Per Te», quella cioè che propone video che l’algoritmo ritiene possano interessarti. Se utilizzi certi hashtag che a TikTok non piacciono, non si può nemmeno cliccarci sopra. TikTok ti rimanda a una pagina con zero risultati. Il tuo traffico è improvvisamente una frazione di quello che era. Autori con centinaia di migliaia di visualizzazioni ne hanno improvvisamente solo 400. TikTok ha ufficialmente limitato la diffusione dei video di Chris? Un modo per saperlo non esiste. TikTok, si sa, di rado offre spiegazioni.

Di recente, per approfondire il racconto dei funzionamenti di TikTok che sta facendo il Washington Post, abbiamo deciso di provare attivamente a ricevere uno “shadow ban” del genere. In pratica volevamo convincere TikTok a punire l’account del Washington Post e a impedire agli utenti di guardarlo, pubblicando contenuti che l’app abitualmente limitava, come avevamo scoperto.

L’esperimento
Il piano era di creare due video su TikTok. Il primo sarebbe stato di «verifica» (se avete presenti gli esperimenti di scienze di quarta elementare, quelli con un’ipotesi, una verifica e una variabile, sapete di cosa parlo). Era un esperimento a dir poco superficiale, ma in mia difesa posso dire che le scienze non sono mai state il mio forte.

@washingtonpost

Part one of two!

♬ original sound – We are a newspaper.

Nel nostro video di verifica abbiamo spiegato l’esperimento ma ci siamo fermati prima di dire o fare qualsiasi cosa che potesse farci “bannare”: Chris addirittura mostra su un cartello la parola «$uppres$ed» – «b4nnat1» – invece di pronunciarla (è pratica comune scrivere intenzionalmente male o cambiare le parole su TikTok per evitare la rimozione di contenuti: si scrive «non vivo» invece di «morto» o «se55o» invece di «sesso»). Abbiamo anche avvisato che forse il nostro secondo video non sarebbe stato visibile e di cercarlo nel nostro profilo. Ricordate: un indizio dello “shadow ban” è che il video non appare nella sezione «Per te» di nessuno.

@washingtonpost

Part two of two. #suppression #china #shadowbanned #depression #suicide #homophobia #transphobia #antisemitism #indigenous #assault #humantrafficking #linkinbio #racism #death

♬ original sound – We are a newspaper.

Il secondo TikTok era uguale, ma in questo indossavo una giacca. È risaputo che il caricamento di video identici disturbi l’algoritmo. Ad esempio ogni account TikTok di news (compreso il nostro) ha caricato lo stesso video dell’inaugurazione di Biden ed è possibile che sia andato a discapito di tutti. Il secondo video aveva un copione molto simile, ma stavolta non abbiamo esitato a dire «bannati». Finiva anche con noi che dicevamo il maggior numero di parole potenzialmente a rischio di “shadow ban” che conoscevamo. In passato TikTok aveva ammesso di aver penalizzato i video che contenevano alcune delle parole o delle frasi che abbiamo usato.

I risultati
L’esperimento non ha funzionato. Il video che secondo noi sarebbe stato penalizzato ha ottenuto visualizzazioni più velocemente di qualsiasi altro TikTok che abbiamo mai pubblicato, e ne abbiamo realizzati quasi 2mila. Con circa 25mila commenti, è anche il nostro video più commentato di sempre. Un misero fallimento.

Molti commentatori hanno sottolineato che l’esperimento non era privo di limiti. Avevamo lasciato passare del tempo tra un video e l’altro per assicurarci che un numero sufficiente di persone vedesse il primo. Volevamo che quei follower ci dicessero dove avevano trovato il secondo video o se lo stavano vedendo. Ma nelle quattro ore intercorse fra i due, TikTok potrebbe aver segnalato ai moderatori di non censurare il secondo video. Se i video su TikTok sono davvero moderati dagli umani, sarebbe stato molto facile prendere la decisione di non penalizzarlo. Le parole “a rischio” che avevamo detto, inoltre, erano fuori contesto e non significavano niente.

Alle 15:30, quando abbiamo pubblicato il secondo TikTok, più di 100mila persone avevano visualizzato il primo. Nel giro di 10 minuti sono apparse centinaia di commenti da parte di quei fedeli follower, che dicevano di aver effettivamente trovato il video sul nostro profilo. Poco dopo quasi tutti i commentatori hanno invece scritto «FYP», cioè sezione «Per Te». Alcuni utenti hanno fatto notare che come account di notizie verificato forse possiamo contare su una maggiore tolleranza. Però è vero che in passato avevamo riscontrato un traffico molto basso dopo la pubblicazione di alcuni specifici TikTok, in particolare di TikTok su TikTok.

– Leggi anche: Come TikTok si sta mangiando internet

Non diversamente da quelli che facevamo a scuola nell’ora di scienze, anche l’esperimento che ci siamo inventati ha dato insomma ben pochi frutti. Ma dal punto di vista giornalistico possiamo ragionevolmente dire che ha attirato l’attenzione sul problema sia all’interno che all’esterno dell’app. Date le 25mila persone che hanno diligentemente commentato il secondo TikTok, è evidente che gli utenti dell’app ci tengono a fare chiarezza sulla questione.

Ora che TikTok sta diventando sempre di più una fonte di notizie (a volte l’unica fonte di notizie) per gli americani, la mancanza di trasparenza dei suoi criteri nell’applicazione dello “shadow ban” andrebbe esaminata il più possibile. Se in futuro volessimo riprovare attivamente a subire uno “shadow ban”, dovremo essere molto più furbi. Quindi per vedere come andrà dovrete continuare a seguire l’account TikTok del Washington Post.

© 2022, The Washington Post
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(traduzione di Sara Reggiani)