Per cosa litigano gli Agnelli
È in corso una disputa legale che riguarda l'eredità di Gianni Agnelli e il conseguente controllo delle società di famiglia
È in corso presso il tribunale di Torino una causa riguardante un contenzioso all’interno della famiglia Agnelli sull’eredità di Gianni Agnelli e sul controllo di varie società. Le udienze di questi giorni sono fondamentali per stabilire se la causa continuerà a essere discussa a Torino o se verrà invece spostata in Svizzera, come chiede parte dei contendenti. Da tempo infatti sono in corso in Svizzera procedimenti sulla stessa materia.
Sarà una decisione fondamentale, che dovrà prendere la giudice Nicoletta Aloj: la diversità delle legislazioni dei due paesi in merito alle norme di successione rende la questione centrale.
La disputa all’interno della famiglia Agnelli, in corso da anni, è tra due parti molto schierate e che da tempo non dialogano più. Da un lato c’è Margherita Agnelli, figlia di Gianni Agnelli, presidente del gruppo Fiat dal 1966 al 1996 e poi presidente onorario fino alla morte, nel 2003. È affiancata nella causa dai figli avuti dal secondo matrimonio, con Serge de Pahlen: Maria, Pietro, Sofia, Anna e Tatiana. Il nome di uno di loro non è però presente tra quelli che hanno intentato la causa.
Dall’altro lato ci sono i tre figli avuti da Margherita con il primo marito, lo scrittore Alain Elkann: John, detto Jaki, attualmente al comando del gruppo di famiglia, Lapo e Ginevra. Al centro della disputa c’è un patrimonio stimato in 4,6 miliardi di euro ma soprattutto il controllo di Dicembre, quella che viene definita la cassaforte del gruppo. Si tratta di una società semplice attraverso la quale vengono gestite in modo organizzato e unitario tutte le società del gruppo. Per questo la Dicembre, come tutte le società semplici di questo tipo, viene definita cassaforte: è lo strumento al cui interno si trova il cosiddetto “tesoro di famiglia”.
La disputa ultimamente è diventata molto accesa. Margherita Agnelli sostiene di essere stata vittima di escamotage ideati dai consulenti della madre Marella Caracciolo di Castagneto, morta nel 2019, per escluderla dall’eredità, prima del padre e poi della stessa Marella. I figli John, Lapo e Ginevra invece accusano la madre di aver rimesso in discussione accordi presi vent’anni fa. Il giornale Milano Finanza sostiene di aver avuto accesso a documenti in cui i tre figli affermano che la madre «persegue il vano obiettivo di screditare nell’ordine: madre, consulenti del padre, e ora persino i propri figli primogeniti. Margherita scredita in realtà – tristemente – solo se stessa».
Per capire le ragioni della lite e della causa in tribunale bisogna partire dal principio sempre sostenuto da Gianni Agnelli, e cioè che in famiglia dovesse comandare una persona per volta. Gianni Agnelli considerava il primogenito Edoardo, morto suicida a 46 anni, inadatto al ruolo di leader del gruppo, né lui sembrava interessato a gestire le aziende di famiglia. La scelta di Gianni Agnelli era così caduta su Giovanni, detto Giovannino, figlio del fratello Umberto. Giovannino Agnelli morì però per un tumore all’intestino nel 1997.
Per un breve periodo, Margherita Agnelli ebbe la speranza che il successore designato potesse essere il suo secondo marito, Serge de Pahlen, che però pare non fosse molto stimato dall’allora presidente del gruppo Fiat. La scelta per la successione cadde così sul primogenito di Margherita, John Elkann. L’intera famiglia allora approvò la decisione.
Nel 1997 John Elkann possedeva già il 24,87 per cento di quote della Dicembre, fondata nel 1984 da Gianni Agnelli e dai suoi consulenti, l’avvocato Franzo Grande Stevens e Gianluigi Gabetti, da sempre dirigente delle società finanziarie del gruppo e molto legato all’allora presidente.
Alla morte di Gianni Agnelli la quota di John Elkann salì al 33,3 per cento e crebbe poi fino al 58,7 per cento con l’uscita di Margherita dalla compagine azionaria.
Questo è il punto fondamentale della vicenda. Nel 2004 Margherita Agnelli firmò un accordo in cui rinunciava alle quote azionarie del padre in cambio di 1,2 miliardi di euro. Tra i beni ottenuti da Margherita ci fu la tenuta di famiglia di Villar Perosa e una serie di opere di Klimt, Bacon, Warhol. Contestualmente, Margherita Agnelli rinunciò anche alla futura eredità della madre. Così facendo rinunciò a qualsiasi diritto sulla società Dicembre.
La società Dicembre è la prima azionista, con il 38 per cento, della Giovanni Agnelli BV, una Srl olandese in cui sono presenti tutti i membri della famiglia. La Giovanni Agnelli bv controlla il 53 per cento di Exor, la holding che a sua volta controlla Stellantis (la società nata dalla fusione di Fiat, Chrysler e Peugeot), il 22,9 per cento di Ferrari, il 26,8 per cento di Cnh Industrial (che produce principalmente macchine per costruzioni e agricoltura), il 63,7 per cento della Juventus. Del gruppo fanno poi parte Gedi (Repubblica, La Stampa), Iveco, Louboutin, The Economist e altre società. L’insieme dei gruppi che fanno capo a Dicembre valgono, secondo stime, 28 miliardi di euro.
Margherita Agnelli disse di aver firmato quell’accordo «per guadagnare la pace visto che mia madre non mi parlava più e nemmeno i miei figli mi parlavano più. Ho preferito una tregua».
Pochi mesi dopo la firma dell’accordo, John Elkann licenziò senza troppe spiegazioni Serge de Pahlen, marito di Margherita Agnelli, che aveva trascorso nel gruppo Fiat 26 anni. Nel 2007 Margherita Agnelli prese un’iniziativa legale per ottenere da Franzo Grande Stevens e Gianluigi Gabetti il rendiconto dei beni del padre. Sospettava infatti che ai tempi dell’accordo, nel 2003, non gli fosse stata rivelata l’intera consistenza del patrimonio e che all’estero esistesse un cosiddetto “tesoretto” nascosto da Stevens e Gabetti. Disse Margherita Agnelli: «Non sono più i custodi del patrimonio di mio padre, sono convinti di essere diventati mio padre». Lapo Elkann replicò, parlando con il Corriere della Sera: «Purtroppo non è possibile parlare con mia madre. Ho capito con tristezza che è autodistruttiva e autolesionista… ha diviso la famiglia in due».
Nel 2015 l’azione legale di Margherita Agnelli venne giudicata infondata dalla Corte di Cassazione. Nello stesso anno Marella Agnelli trasferì la sua quota di Dicembre ai tre nipoti Elkann incrementando la quota di John, che raggiunse il 60 per cento, e dividendo il restante tra Lapo e Ginevra. Marella morì nel 2019, e come stabilito dagli accordi, firmati nel 2004, la sua eredità passò direttamente ai tre nipoti.
Nel frattempo era però successo molto a livello aziendale. La Fiat, che all’inizio degli anni Duemila era in grave crisi, con l’ingresso dell’amministratore delegato Sergio Marchionne iniziò a crescere raggiungendo nel 2006 e nel 2007 utili di 1,3 e 1,2 miliardi di euro.
Nel 2020 Margherita Agnelli ha avviato una nuova azione legale, quella di cui si sta parlando in questi giorni. I suoi legali sostengono che l’accordo del 2004 è nullo: secondo il diritto italiano la rinuncia a una futura successione non è infatti prevista. E d’altra parte, sostiene l’avvocato di Margherita Agnelli, Dario Trevisan, Torino è la giurisdizione competente perché la madre è morta in Italia, il 23 febbraio 2019 a Villa Frescot, e avrebbe avuto la sua residenza abituale in Italia anche se i tre testamenti sono stati redatti in Svizzera, a Leunen.
John, Lapo e Ginevra Elkann sostengono invece, con i loro avvocati, Eugenio Barcellona e Carlo Re, che i giudici torinesi dovrebbero astenersi, in base alla convenzione italo-svizzera del 1933, in quanto in Svizzera è in corso un procedimento analogo e in quanto la nonna aveva la residenza nel paese. La decisione, che verrà probabilmente presa nei primi mesi del 2023, è quindi fondamentale per capire come evolverà la vicenda. Se Margherita Agnelli vincesse la disputa legale, a lei andrebbe la quota di cosiddetta “legittima” spettante agli eredi diretti, cioè ai figli: il 50 per cento dei beni. Questo rimetterebbe in discussione gli assetti di Dicembre.
Margherita Agnelli ha anche fatto svolgere una perizia sulla Dicembre da parte di Fabrizio Redaelli, commercialista milanese e docente della Scuola di direzione aziendale dell’università Bocconi. Redaelli nella sua perizia ha stabilito quanto valeva la quota di Marella Caracciolo Agnelli. In base alla legge italiana, la donazione di un bene rientra infatti nell’asse ereditario al valore che aveva al momento della morte del donante, non di quando venne donato. In pratica, va calcolato quanto valevano le quote delle società del gruppo alla morte di Marella Agnelli e non quando, anni prima, il bene venne donato.
È quindi essenziale capire se vada applicato il diritto svizzero o quello italiano. Per questo Margherita Agnelli, come spiega Milano Finanza, ha presentato al tribunale di Torino una memoria molto corposa realizzata anche grazie al lavoro di investigatori privati italiani e svizzeri che hanno ricostruito gli ultimi 15 anni di vita di Marella Caracciolo. Gli investigatori hanno interrogato i dipendenti delle varie residenze di famiglia, verificato piani di volo di aerei privati ed elicotteri. Secondo Margherita Agnelli la madre avrebbe passato più tempo in Marocco, a Marrakech, che in Svizzera – dove sarebbe stata in media solo due mesi l’anno – mentre la maggior parte della vita la trascorreva tra Roma e Villa Frescot e Villar Perosa a Torino.
Secondo gli Elkann invece Marella Caracciolo era residente in Svizzera non solo quando morì ma anche nel 2004, quando venne firmato l’accordo con la figlia Margherita. Il domicilio sarebbe stato in Svizzera fin dagli anni Settanta, prima a Sankt Moritz e poi a Gstaad. Per Margherita Agnelli quella residenza invece sarebbe stata totalmente fittizia.
A rendere ancora più complessa la vicenda ci sono i contenziosi aperti in Svizzera. A Ginevra c’è una causa che venne avviata da Margherita e ora continuata da John, Lapo e Ginevra: si deve decidere sulla validità degli accordi del 2004 e sul patto successorio. Quegli accordi, secondo i legali di Margherita Agnelli che intentò la causa, in base al diritto svizzero avrebbero dovuto essere scritti davanti a un notaio e non come scrittura privata non autenticata. Inoltre nel 2019, alla morte della nonna, i tre Elkann presentarono nel cantone di Berna un’istanza perché venisse riconosciuto il loro status di eredi in quanto Margherita Agnelli era stata di fatto diseredata da Marella Caracciolo nel suo testamento.
I giudici di Torino dovranno decidere se continuare nella discussione della causa, e questo andrebbe indubbiamente a favore di Margherita Agnelli, oppure se attendere, come spiega Milano Finanza, l’esito della causa di Ginevra, da cui dipende anche quella di Berna, su chi siano effettivamente gli eredi di Marella Caracciolo. Se i giudici, italiani o svizzeri, riconoscessero definitivamente gli accordi del 2004, la questione sarebbe probabilmente chiusa in maniera definitiva.