Il giorno delle due manifestazioni per la pace
La più grossa è quella di Roma, nata dopo ambiguità e litigi nel centrosinistra; quella di Milano è più decisa a favore dell'Ucraina
Sabato pomeriggio sono partite, a Roma e Milano, due manifestazioni per la pace riguardanti la guerra in Ucraina: quella di Roma organizzata da varie associazioni, a cui hanno aderito praticamente tutte le forze del centrosinistra, e quella di Milano organizzata da varie forze di centro come Azione. Le due manifestazioni sono in un certo senso concorrenti, anche se parte delle polemiche politiche che c’erano state nelle scorse settimane è stata risolta.
La manifestazione più grossa è partita subito dopo pranzo a Roma, con un corteo diretto a piazza San Giovanni a cui hanno partecipato, secondo la questura, circa 30 mila persone, e 100 mila secondo gli organizzatori. Questa manifestazione era stata organizzata originariamente da una serie di associazioni come ARCI, ACLI, sindacati e moltissime altre, ma quasi immediatamente vi aveva aderito il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, che di fatto aveva cercato di farne un evento politico per rilanciare le proprie opinioni sull’Ucraina.
Conte – come in realtà varie associazioni organizzatrici della manifestazione – ritiene ormai da mesi che sia necessario interrompere l’invio di armi alla resistenza ucraina, e che sia urgente trovare una soluzione diplomatica al conflitto. Questa posizione è spesso stata ritenuta ambigua e troppo vicina alle istanze del regime russo di Vladimir Putin, perché allo stato attuale un negoziato di pace renderebbe inevitabile che l’Ucraina facesse ampie concessioni territoriali al paese che l’ha invasa (senza contare che Putin non ha mai accettato nessuna forma di dialogo finora).
Per questo, quando a ottobre Conte annunciò la sua adesione alla manifestazione di Roma, ci furono grossi litigi tra le forze di centrosinistra. Azione, il partito centrista di Carlo Calenda, e altre associazioni decisero di organizzare una marcia concorrente e più apertamente favorevole all’Ucraina, chiamata “Slava Ukraini”, cioè “gloria all’Ucraina”. È la manifestazione che sabato pomeriggio è partita a Milano.
Il Partito Democratico, invece, rimase tutto sommato spiazzato: cercò di organizzare una terza manifestazione a metà ottobre, ma con poco successo.
Da Milano. Iniziamo.#SlavaUkraini pic.twitter.com/ajgZEjQ30P
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) November 5, 2022
Nelle ultime settimane, però, le cose si sono parzialmente ricomposte. Gli organizzatori della marcia romana si sono anzitutto allontanati dai tentativi delle forze politiche e in particolare del M5S di “mettere il cappello” sulla manifestazione, come si dice in gergo, e hanno chiesto che non fossero esposte bandiere di partito. Inoltre hanno parzialmente modificato la loro posizione – anche se lo negano – contribuendo a ridurre l’impressione di un’equidistanza tra le posizioni ucraine e quelle russe. Gli slogan della manifestazione, ora, sono sì pacifisti ma anche a sostegno del popolo ucraino, per cui a «Cessate il fuoco subito» si affianca «Solidarietà con il popolo ucraino e con le vittime di tutte le guerre».
Questo ha posto le condizioni perché anche il PD potesse partecipare alla manifestazione di Roma. Ha partecipato dunque il leader uscente Enrico Letta, assieme a gran parte della dirigenza, e anche i militanti del partito sono stati invitati a prendere parte.
Alcune divisioni comunque sono rimaste. Durante la manifestazione, Conte ha detto: «Non si azzardi questo governo a fare un ulteriore invio di armi senza venire a confrontarsi in parlamento». Letta invece ha detto di aver partecipato «per la pace, per l’Ucraina, perché finisca questa guerra e perché finisca l’invasione della Russia». Ci sono state anche alcune spaccature dentro al PD: alcuni esponenti più centristi del partito tra cui Carlo Cottarelli, eletto con il PD, non hanno partecipato alla marcia di Roma, ma a quella di Milano.