La difficile seconda volta di Stacey Abrams
Nel 2018 in Georgia arrivò vicinissima a diventare la prima donna afroamericana governatrice, ma quest'anno la sua campagna elettorale non sta ottenendo gli stessi entusiasmi
Alle ultime elezioni di metà mandato negli Stati Uniti, nel 2018, c’era stata un’elezione particolarmente seguita che era finita in modo controverso: quella per il governatore della Georgia, che vedeva sfidarsi il Repubblicano Brian Kemp e la Democratica Stacey Abrams. Abrams perse le elezioni per pochi punti e dopo varie contestazioni, ma arrivò vicinissima a diventare la prima donna afroamericana a fare la governatrice di uno stato americano, e di uno stato come la Georgia, dove storicamente i Repubblicani sono fortissimi.
Da allora Abrams, che è un’avvocata e imprenditrice di successo, è diventata uno dei volti più riconoscibili del Partito Democratico a livello nazionale. Alle elezioni di metà mandato dell’8 novembre Abrams si è ricandidata, sperando di ottenere il successo a cui era arrivata vicinissima quattro anni fa, ma le cose stanno andando molto peggio di allora: l’entusiasmo nei suoi confronti è minore, e secondo i sondaggi rischia di perdere con un margine rilevante.
Nel 2018, la straordinaria campagna elettorale di Abrams, che puntava a creare entusiasmo dal basso e ampliare il diritto di voto delle comunità storicamente marginalizzate come quella afroamericana, divenne per il Partito Democratico un modello da studiare e applicare, e tuttora si ritiene che la mobilitazione resa possibile dal lavoro di Abrams negli stati del sud abbia dato un contributo rilevante alla vittoria del presidente Joe Biden nel 2020. Abrams era perfino stata presa in considerazione come vicepresidente di Biden, prima che la decisione ricadesse su Kamala Harris.
Recentemente, sulla rivista New York, il giornalista Ed Kilgore l’ha definita «la candidata Democratica al governo della Georgia di maggior successo di questo secolo», ricordando che l’enorme lavoro svolto da Abrams sul campo ha portato alla vittoria di Joe Biden nello stato meridionale, storicamente conservatore, nonché due seggi al Senato per i Democratici.
Eppure, rispetto a quattro anni fa, Abrams sta facendo molta più fatica a convincere l’elettorato della Georgia a scegliere lei come governatrice alle elezioni del prossimo 8 novembre, quando tornerà a sfidare Brian Kemp. Un po’ perché il governatore uscente è piuttosto apprezzato – soprattutto per i risultati raggiunti nell’economia – e un po’ perché Abrams sta facendo fatica a convincere gli elettori afroamericani maschi a votarla.
– Leggi anche: Le incerte elezioni americane di metà mandato
Il sito FiveThirtyEight, specializzato nell’analisi dei sondaggi e dei flussi elettorali negli Stati Uniti, scrive che tutti i sondaggi recenti vedono Abrams in svantaggio rispetto a Kemp: alcuni di pochi punti percentuali, altri di oltre 10 punti. «Anche se Abrams ha un sostegno più forte tra i Democratici di quello che Kemp ha tra i Repubblicani, i sondaggisti ritengono che il percorso di Abrams verso la vittoria quest’anno sia molto più accidentato [rispetto al 2018]», scrive Alex Samuels.
Le spiegazioni di queste difficoltà sono molteplici. Da una parte pesa il fatto che, rispetto al 2018, quando entrambi i candidati non avevano esperienza come governatori, questa volta Abrams è candidata contro un governatore uscente che si è dimostrato piuttosto abile e popolare. Durante gli ultimi quattro anni, nonostante la pandemia, l’economia della Georgia è cresciuta stabilmente: è un tema che Kemp sta ribadendo molto durante la campagna elettorale, dicendo che, se venisse rieletto, «rimarrebbe concentrato sull’aiutare i georgiani a combattere l’inflazione più alta degli ultimi quarant’anni e la recessione provocata dall’agenda Biden-Abrams».
La candidata Democratica, invece, si è concentrata soprattutto sui diritti riproduttivi, dato che da luglio in Georgia è entrata in vigore una legge che vieta alle persone di abortire dopo sei settimane di gravidanza. Secondo FiveThirtyEight, però, «la questione sembra essere poco importante per gli elettori della Georgia». Kemp ha anche attaccato ripetutamente l’avversaria per il suo ruolo di rilievo a livello nazionale, chiamandola «celebrity Stacey» («Stacey la celebrità») e accusandola di voler diventare governatrice soltanto per poter puntare, in futuro, alla presidenza degli Stati Uniti.
A ciò si aggiunge il fatto che, al contrario del 2018, oggi i Democratici non possono più fare leva sull’insoddisfazione nei confronti della presidenza Trump per mobilitare gli elettori, e Kemp in particolare si è distanziato molto dall’ala del partito Repubblicano che sostiene ancora l’ex presidente.
Diversi osservatori ritengono che Abrams stia facendo fatica nei sondaggi anche perché è una donna afroamericana. «Si candida nel profondo sud per un ufficio che è stato a lungo sfuggente alle donne e ai candidati di colore. Se vince a novembre, sarà la prima donna di colore e solo la quinta persona di colore nella storia americana a occupare la villa di un governatore», ricordano Maya King e Reid J. Epstein sul New York Times.
Negli ultimi quattro anni, tra l’altro, Abrams è stata dipinta dalla stampa e dalle televisioni conservatrici come una figura particolarmente estremista e polarizzante, soprattutto per essersi rifiutata di ammettere la vittoria di Kemp alle elezioni del 2018. Se, quindi, altri candidati afroamericani come Raphael Warnock, che si sta candidando al Senato per la Georgia, stanno riuscendo a ottenere qualche voto anche da elettori repubblicani e indipendenti moderati, Abrams non può contarci altrettanto, benché in realtà le sue iniziative politiche non siano più estremiste della maggior parte dei suoi colleghi.
A fare la differenza rispetto al 2018, quando Abrams aveva conquistato almeno il 48,8 per cento dei voti contro il 50,3 per cento di Kemp, sembrano essere le intenzioni di voto degli uomini afroamericani. Considerato che, in stati come la Georgia, gli elettori bianchi che vivono nelle zone rurali votano abbastanza sistematicamente per i Repubblicani, se vuole vincere è fondamentale che Abrams convinca a votare per lei la popolazione afroamericana, che compone il 30,5 per cento dei cittadini dello stato.
Abrams stessa ha riconosciuto questo fatto, affermando ad agosto: «Se gli uomini neri voteranno per me, vincerò la Georgia». Questo segmento di elettorato, però, si sta rivelando più difficile da convincere del previsto.
– Leggi anche: I Democratici americani stanno facendo fatica
Da un lato, gli uomini afroamericani hanno storicamente votato poco. Secondo W. Mondale Robinson, fondatore di un progetto per il coinvolgimento degli uomini afroamericani in politica, questo segmento «sceglie consapevolmente di stare lontano dai seggi». «Non è un problema creato da Stacey Abrams. Ma negli anni non abbiamo visto una diminuzione del numero di uomini neri uccisi dalla polizia. I neri sono ancora disoccupati il doppio rispetto agli altri, e quelli che vengono arrestati e non possono pagare la cauzione in contanti restano in prigione anche quando non vengono trovati colpevoli. Quindi questa è la scelta consapevole di persone che vedono che la politica non affronta i loro problemi», dice Robinson.
Quelli che votano, poi, nel tempo si sono leggermente spostati verso i Repubblicani: se alle presidenziali del 2008 solo il 5 per cento degli elettori maschi neri aveva preferito il Repubblicano John McCain a Barack Obama, nel 2020 il 19 per cento ha votato per Trump. E in questa tornata elettorale potrebbero sostenere Kemp, soprattutto per l’importanza che dà alla crescita economica e agli sgravi fiscali.
Intervistato dal Washington Post, il professore di scienze politiche dell’Università della Georgia Charles Bullock ha detto che Abrams non ha perso un numero particolarmente alto di elettori neri, ma che anche una minima retrocessione rispetto ai suoi risultati del 2018 fa la differenza. Per questo, la candidata Democratica organizza da mesi degli incontri titolati «Stacey and the Fellas» («Stacey e i ragazzi») in cui incontra elettori particolarmente giovani o disinteressati alla politica, grazie all’aiuto di celebrità molto amate tra gli afroamericani, come il rapper di Atlanta Yung Joc.
Abrams si dice convinta del fatto che i sondaggi non riflettano quello che sta succedendo davvero in Georgia, perché mostrano soltanto «un’istantanea» dell’elettorato dello stato, senza considerare il fatto che lei sta cercando, ancora una volta, di portare alle urne un elettorato giovane e diversificato, spesso ignorato dai sondaggisti. «La mia responsabilità è costruire l’elettorato», ha detto Abrams. «E alcuni credono che io stia negando la realtà, ma quello che sto dicendo è che la politica tradizionale ignora esattamente le comunità che io sto cercando di coinvolgere».