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  • Giovedì 3 novembre 2022

Le regioni contro il reintegro di medici e infermieri “no vax”

Tra cui Puglia e Campania, che vogliono impedire che il personale non vaccinato contro il coronavirus entri in contatto con i pazienti

(ANSA/CIRO FUSCO)
(ANSA/CIRO FUSCO)

Tra i primi provvedimenti decisi dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni c’è stata la fine dell’obbligo di vaccino contro il coronavirus per il personale delle strutture sanitarie. L’obbligo sarebbe dovuto terminare il 31 dicembre, ma il governo ha deciso di anticiparne la scadenza al 31 ottobre: dal giorno successivo, quindi, i circa 4mila tra medici, infermieri e altri lavoratori dei servizi per la salute che erano stati sospesi per non essersi vaccinati hanno potuto rientrare in servizio.

La decisione ha provocato da subito molte critiche, sia nell’opposizione che tra i partiti della maggioranza, ma soprattutto nelle amministrazioni di diverse regioni dove i presidenti sono intervenuti o hanno detto che interverranno per impedire che i medici non vaccinati entrino in contatto con i pazienti.

La prima regione a opporsi al reintegro è stata la Puglia, il cui presidente Michele Emiliano, di centrosinistra, ha ribadito come dallo scorso anno esista una legge regionale che obbliga tutti i lavoratori sanitari alla vaccinazione, non solo contro il coronavirus ma anche per altri virus. «Nessuno è stato cacciato via, ma i non vaccinati, irresponsabili, non sono a contatto con i pazienti e non torneranno in contatto con loro», ha specificato Emiliano.

A lui ha risposto il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, di Fratelli d’Italia, che ha annunciato che la legge regionale pugliese verrà impugnata dal governo. «Fra i medici considerati no vax ci sono anche medici che si sono sottoposti a due dosi di vaccino, che hanno contratto la malattia e per questo hanno chiesto l’esenzione ad un nuovo richiamo», ha detto.

– Leggi anche: Breve storia dei no vax

Un’altra regione che da subito ha annunciato la propria opposizione al reintegro dei cosiddetti “no vax” negli ospedali è la Campania, dove il presidente Vincenzo De Luca, del Partito Democratico, ha inviato una direttiva ai direttori generali delle aziende sanitarie locali in cui li esorta a contrastare in ogni modo la possibilità che il personale non vaccinato reintegrato possa entrare in contatto con i pazienti. La direttiva significa, in sostanza, che i dirigenti sanitari campani dovranno affidare ai medici e agli infermieri reintegrati mansioni diverse da quelle che avevano prima delle sospensione, per evitare che possano avvicinarsi a persone a rischio di contagio.

In Piemonte l’azienda sanitaria della città di Torino ha inviato una nota a tutto il personale ospedaliero in cui ha detto che il reintegro dei medici non vaccinati può avvenire a condizione che i dirigenti delle strutture sanitarie non li assegnino ai “reparti Covid”. La stessa linea sarà seguita anche dalle aziende sanitarie della Toscana.

Il provvedimento del governo è stato criticato anche da alcuni esponenti della maggioranza, come il capogruppo alla Camera di Forza Italia Alessandro Cattaneo, che a Repubblica ha detto: «Da cittadino non vorrei avere davanti un medico non vaccinato».

Il reintegro del personale sanitario non vaccinato è inoltre stato tra i motivi che hanno portato alle dimissioni di Letizia Moratti da vicepresidente della Lombardia e assessora al Welfare. Moratti, che è una storica esponente di Forza Italia, mercoledì ha espresso la sua preoccupazione per il provvedimento in una nota estremamente critica, sia nei confronti del governo che dell’amministrazione regionale guidata dal leghista Attilio Fontana.

– Leggi anche: I primi provvedimenti del governo Meloni