Il piano di Elon Musk per le spunte blu su Twitter ha diversi problemi
Nasce dalla volontà di monetizzare rapidamente, ma potrebbe rendere più semplici le truffe e gli abusi sulla piattaforma
Il 30 ottobre, due giorni dopo che il CEO di Tesla Elon Musk aveva ufficialmente comprato Twitter, uno dei più informati giornalisti che si occupano di tecnologia, Casey Newton, ha pubblicato uno scoop. Secondo quanto appreso da Newton, Twitter avrebbe cominciato a chiedere ai propri utenti verificati – ovvero quelli che, secondo l’attuale sistema, hanno vicino al nome la cosiddetta “spunta blu” che serve principalmente ad assicurare agli altri utenti che la persona che sta twittando sia effettivamente chi dice di essere – di pagare 4,99 dollari al mese per non perdere la spunta.
Da allora, le intenzioni di Musk al riguardo sono cambiate diverse volte, anche in seguito a uno scambio con lo scrittore Stephen King, molto attivo sulla piattaforma, che ha fatto notare che dovrebbe essere Twitter a pagare lui per i contenuti che pubblica. Alla fine, l’1 novembre, Musk ha annunciato sul proprio profilo che l’azienda comincerà presto a chiedere 8 dollari al mese a chiunque voglia essere verificato – e quindi avere la spunta blu – sul suo social network.
Twitter’s current lords & peasants system for who has or doesn’t have a blue checkmark is bullshit.
Power to the people! Blue for $8/month.
— Elon Musk (@elonmusk) November 1, 2022
La decisione, presa senza dubbio per generare profitto immediato dopo che Musk ha speso 44 miliardi di dollari per acquistare un’azienda notoriamente poco redditizia, è stata molto criticata. Da una parte, c’è chi ha fatto notare che la maggior parte degli altri social network sta facendo l’esatto opposto, ovvero cercare di incentivare la creazione di contenuti da parte dei propri utenti condividendo, in un modo o nell’altro, parte dei soldi ricavati dalle pubblicità con i propri creator di maggior successo.
Ma soprattutto, molti esperti fanno notare che Twitter potrebbe diventare uno spazio ancora meno sicuro e affidabile se si dovesse permettere a chiunque di avere un account verificato. E che si perderebbe il senso stesso della verifica e della spunta blu.
Al momento, gli account verificati su Twitter hanno una piccola icona blu con una spunta dentro vicino al nome dell’utente, che indica che l’azienda ha confermato che il profilo appartiene effettivamente alla persona, l’istituzione, l’ente governativo o l’azienda che lo rivendica. Il sistema esiste dal 2009, ed è stato istituito dopo che diverse celebrità si erano lamentate del fatto che ci fossero persone che si spacciavano per loro sul sito: l’ex manager della squadra di baseball St. Louis Cardinals, Tony La Russa, aveva persino denunciato la società dopo che un utente che fingeva di essere lui aveva fatto dei commenti scomodi sulla guida in stato di ebbrezza.
Nel 2013, Twitter ha cominciato a specificare che «la verifica è attualmente utilizzata per stabilire l’autenticità delle identità su Twitter. Il badge verificato aiuta gli utenti a scoprire fonti di informazione di alta qualità e a fidarsi che a creare i tweet dell’account sia una fonte legittima» .
Dal 2016, chiunque può chiedere di essere verificato, ma la spunta blu viene concessa soltanto alle persone che, per un motivo o per l’altro, vengono considerate personaggi pubblici. Fino a ora, la verifica è stata offerta soltanto a funzionari pubblici, celebrità, politici, aziende, attivisti di rilievo, testate giornalistiche, giornalisti e altri esperti. Il processo di verifica è notoriamente lungo ed esclusivo.
Proprio questa esclusività ha trasformato negli anni la spunta blu in un simbolo di status: soprattutto tra gli utenti di destra, è da tempo diffuso il malcontento attorno al fatto che a essere verificate siano “le élite”. Seguendo questo ragionamento, nell’annunciare i cambiamenti nel sistema di verifica Elon Musk ha scritto che «l’attuale sistema di Twitter che divide gli utenti in nobili e plebei a seconda di chi ha o meno la spunta blu è una stronzata. Potere al popolo! Blue per 8 dollari al mese».
Nel tweet, Musk si riferisce a Twitter Blue, un servizio che esiste da qualche mese e che permette a chiunque di avere accesso a una serie di funzioni aggiuntive – come l’accesso ad alcuni articoli senza pubblicità, una scheda speciale che mostra quali link sono più popolari sulla piattaforma e la possibilità di cambiare il colore dell’icona dell’app – per 4,99 dollari mensili. Con il nuovo aggiornamento, Musk sembra essere intenzionato ad ampliare (e rendere più costoso) Twitter Blue permettendo a chiunque sia verificato di avere una spunta blu a pagamento, ma anche di apparire per primo nei risultati di ricerca, vedere meno pubblicità e condividere video e audio più lunghi.
Il motivo della scelta è semplice: secondo le stime più recenti, Twitter ha circa 400 mila utenti verificati. Se ognuno di loro sborsasse 8 dollari al mese, l’azienda guadagnerebbe oltre 38 milioni di dollari all’anno. Se poi chiunque potesse pagare per essere verificato, i profitti sarebbero ancora più alti.
«Non sorprende che Musk stia cercando modi per generare più denaro per Twitter. Per acquistare la società, ha preso in prestito 13 miliardi di dollari di debiti per lo più ad alto interesse, il che significa che la società ora ha circa 1 miliardo di dollari di pagamenti annuali di interessi (rispetto ai soli 51 milioni nel 2021)», ha scritto James Surowiecki su Fast Company. «Musk spera di risparmiare tagliando il numero di dipendenti. Ma ha anche bisogno di aumentare le entrate dell’azienda. E poiché i suoi piani per ridurre la moderazione dei contenuti sul sito (che probabilmente porteranno a un aumento dell’incitamento all’odio, del trolling e della disinformazione) stanno già mettendo a disagio i grandi inserzionisti, ha bisogno di un’alternativa redditizia alla pubblicità, che attualmente rappresenta circa l’85% delle entrate di Twitter».
L’idea che presto chiunque possa essere verificato su Twitter semplicemente pagando apre anche la strada a diversi problemi. Jason Calacanis, uno stretto collaboratore di Musk, ha recentemente affermato che «avere molte più persone verificate su Twitter, rimuovendo gli eserciti di bot, è il percorso più rapido per rendere la piattaforma più sicura e più utilizzabile per tutti».
In molti, però, stanno facendo notare che un sistema simile – soprattutto se implementato da un’azienda con la metà dei dipendenti che ha oggi, e che quindi ha meno risorse per studiare accuratamente le tante richieste di verifica che potrebbero arrivare – potrebbe portare a più, e non meno, casi di truffe e furti d’identità. Su Inverse, sito dedicato alla tecnologia, ci si domanda per esempio cosa succederà nel caso qualcuno dovesse pagare per verificare un account che afferma di essere il vicedirettore della testata, Raymond Wong: «In questo caso, come farà il pubblico a sapere quale dei due account verificati è quello reale? E se il vero Raymond decide di non pagare per la verifica, perde il segno di spunta e tutti pensano che quello falso sia quello vero perché ha il segno di spunta e il suo no?»
Musk ha cercato di dare una risposta a queste ipotesi, scrivendo che «Ci sarà un’etichetta secondaria sotto il nome per i personaggi pubblici, come succede già per i politici».
Nello stesso articolo, la redazione di Inverse fa anche notare che pagare 8 dollari al mese non sarà sicuramente un problema per celebrità, grandi influencer e personalità del mondo degli affari, ma potrebbe essere un problema per gli utenti che traggono effettivamente un vantaggio dalla spunta blu ma che non possono permettersi di pagare quasi 100 dollari all’anno per mantenerla, come attivisti e giornalisti.
«Al momento, il sistema di verifica di Twitter non ha alcun costo ed è progettato per garantire che gli utenti possano identificare gli account legittimi e sapere che sono affidabili. Gli utenti devono soddisfare una serie di condizioni a seconda della categoria in cui rientrano per essere verificati. Il segno di spunta blu rende più difficile impersonare gli utenti verificati e fornisce loro alcuni strumenti aggiuntivi per gestire le notifiche poiché molti hanno molti follower», ricorda Inverse. «Piuttosto, il nuovo servizio potrebbe aiutare quei truffatori che non vorrebbero altro che ottenere un segno di credibilità per svuotare il portafogli a più persone. Le truffe attorno alle criptovalute sono ovunque su Twitter, e sono comuni anche nelle risposte ai tweet di Musk, in cui gli account spesso cercano di impersonare lui per ingannare i suoi sostenitori. La verifica a pagamento potrebbe peggiorare notevolmente questo problema».
Anche a questo Musk ha dato una risposta, dicendo che gli account verificati che vengono colti a truffare gli altri utenti verranno sospesi. Nella pratica, però, l’azienda è molto lenta nel rispondere a questo genere di problemi già ora.
Al di là delle implicazioni pratiche, c’è chi ha fatto notare che Musk sembra aver sopravvalutato ampiamente la volontà degli utenti più attivi sul sito di pagare per continuare ad usarlo, soprattutto considerato che grandissima parte del valore di Twitter proviene proprio dai contenuti pubblicati da questi utenti. Secondo documenti interni di Twitter pubblicati di recente, soltanto il 10 per cento degli utenti pubblica il 90 per cento di tutti i tweet e porta all’azienda metà delle sue entrate. Non tutte queste persone hanno la spunta blu, ma molte di loro sì: senza di loro, la piattaforma perderebbe gran parte della sua attrattiva anche per chi si limita a seguire quello che scrivono gli altri.
«Molte piattaforme video come YouTube e TikTok pagano i creatori per pubblicare sulla piattaforma (anche se è una frazione di centesimo per visualizzazione). Non solo Twitter fa twittare i suoi utenti più importanti gratuitamente, ma il nuovo proprietario ora si aspetta che paghino per il privilegio di essere più facilmente riconosciuti online. Questo va contro le recenti tendenze e ostacolerà l’obiettivo di Musk di competere con altre piattaforme e attirare più creatori di contenuti», commenta Scott Nover su Quartz.