E giustizia per tutti
Il nuovo numero di Cose spiegate bene, sul funzionamento della giustizia in Italia, in libreria da oggi
È da oggi in libreria il quarto numero di Cose spiegate bene, la rivista del Post dedicata a temi singoli da raccontare o spiegare approfonditamente. Questo numero si intitola E giustizia per tutti, e si occupa del funzionamento della giustizia in Italia.
Oltre che nelle librerie, il nuovo numero di Cose può essere anche acquistato online sul sito del Post (con spedizione gratuita) e nelle librerie online di Amazon, Bookdealer, Feltrinelli e IBS. Questa è l’introduzione di E giustizia per tutti scritta dal peraltro direttore del Post Luca Sofri.
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Che poi, se ci pensate, quando parliamo delle questioni della giustizia, è di ingiustizie che stiamo parlando. Non c’è nessuna «giustizia» in un necessario, ma insufficiente per natura, sistema di deterrenza e di tentativi di attenuazione delle conseguenze delle ingiustizie: è come se chiamassimo «vita» il settore delle pompe funebri, o se considerassimo nuovo un abito visibilmente rammendato.
Ci sono molte riflessioni di linguaggio da fare intorno alla «giustizia», volendone spiegare alcuni funzionamenti come abbiamo cercato di fare in questo numero di Cose spiegate bene: il principale, probabilmente, è che mai come in questa occasione – nella più che decennale esperienza del Post di cercare di rendere chiaro il linguaggio – è stato complicato prendere le distanze dai gerghi e provare a parlare a tutti, noi autori compresi. Le materie legali hanno tali delicatezze che il «legalese» – lingua capace di creatività ammirevoli e comiche allo stesso tempo – ha spesso motivazioni di sensata prudenza, e usa formule sconosciute o inaccessibili ai più per poter definire e distinguere più esattamente possibile casi e dettagli vari e differenti, e per scongiurare confusioni, equivoci, ambiguità (spesso con risultati fallimentari: pensate all’ambivalente significato del termine «ovvero» per indicare sia cose alternative che cose sovrapponibili, sulla cui ingannevolezza intervenne a suo tempo persino la stessa Corte di cassazione).
Con l’aiuto di esperti e consulenti abbiamo provato a rendere più familiari e comprensibili le questioni e i meccanismi dell’amministrazione della «giustizia» in Italia, senza tradire troppo le complicazioni dei testi che regolano questi meccanismi: semplificando, in alcuni casi, e ottenendone la possibilità per tutti di capirne di più.
Ci sono diverse ragioni per voler capire di più di come funzioni l’amministrazione della «giustizia» in Italia. Una è che è un elemento decisivo del buon funzionamento della democrazia e della comunità a cui apparteniamo, per chi ha a cuore il bene dell’una e dell’altra. Un’altra è che può capitare facilmente di averci a che fare, spesso volenti, spesso nolenti, da accusati o da vittime; o che ci abbiano a che fare persone a noi vicine. Un’altra ancora è che di vicende in cui ha un ruolo il funzionamento della giustizia leggiamo e sentiamo parlare ogni giorno, discutiamo, e la nostra competenza – non di rado anche quella dei mezzi di informazione – è molto superficiale. Ecco un’altra cosa che siamo, più ancora che allenatori della nazionale dal nostro divano e oltre che linguisti dal nostro divano: siamo tutti giurati popolari dal nostro divano (poi potenzialmente lo siamo davvero, come raccontiamo più avanti) che con sprezzo di ogni presunzione emettiamo sentenze nei confronti di totali sconosciuti a proposito di crimini gravissimi. In fondo, le sentenze vere e proprie sono decise in nome di tutti, «del popolo italiano»: meglio saperlo, cosa si fa in nome nostro.
Ecco, questo numero di Cose spiegate bene prova a essere uno strumento per farsi delle opinioni sui grandi temi o sui singoli casi con un po’ più di conoscenza delle regole del gioco ma anche delle condizioni del campo: l’importanza della presunzione di innocenza – per esempio – che un pezzo dell’indole umana rifiuta e la cui condivisione collettiva dimostrerebbe il progresso civile di un paese, così come lo dimostrerebbero le condizioni delle carceri secondo quella citazione attribuita a Voltaire e a Dostoevskij. Anche su quelle abbiamo provato ad attenuare la percezione di un mondo che si può rimuovere e che non ci riguarda fino a che non ci finiamo dentro. E poi i temi dei dibattiti più attuali, ma anche le contraddizioni e complicazioni di un sistema che è sì imperfetto per natura ma anche così abusato, maltrattato e strumentalizzato da essere diventato spesso parte del problema che vuole affrontare: quello dell’ingiustizia compiuta da persone contro altre persone.
E proprio per questo – e anche per solidarietà nei confronti di tutti coloro che ci lavorano dentro con senso di «giustizia» – ci è sembrata una buona idea mettere insieme un po’ di informazioni e di storie che possano essere utili a tutti per le ragioni dette. A «colmare la distanza tra i cittadini e la giustizia» bisogna che ci pensino quelle persone col loro lavoro: questo numero di Cose spiegate bene prova a fargli parlare la stessa lingua. Ci è sembrato «giusto».