Perché il Lucca Comics & Games è unico
In oltre cinquant'anni di storia è arrivato a misurarsi con le manifestazioni di fumetti, giochi e serie più importanti al mondo, anche perché ha saputo cambiare
di Viola Stefanello
Tra il 28 ottobre e il primo novembre un numero record di persone – almeno 320 mila, contando soltanto i biglietti venduti – si sono trovate nel centro di Lucca, in Toscana, per la cinquantaseiesima edizione di quello che negli anni è diventato uno dei più importanti eventi al mondo per gli appassionati di fumetti, giochi da tavolo, serie TV e cultura pop: il Lucca Comics & Games.
Recentemente la rivista americana di spettacolo Variety ha definito il Lucca Comics & Games – che per semplicità gli addetti ai lavori chiamano soltanto “Lucca Comics”, se non soltanto “Lucca” – «il più grande raduno di nerd d’Europa», e da anni la manifestazione viene considerata una delle più rilevanti al mondo nel settore, insieme al Comiket di Tokyo e al San Diego Comic Con.
Da almeno dieci anni, con le eccezioni delle edizioni 2020 e 2021 per via della pandemia, sono centinaia di migliaia le persone che si radunano a Lucca nell’ultimo weekend di ottobre. Molti di loro comprano i biglietti per seguire gli eventi ufficiali e accedere ai padiglioni, che vengono montati per l’occasione in alcune delle piazze più suggestive del centro storico, e nei pressi delle mura rinascimentali. Ma moltissimi altri vengono a Lucca senza un biglietto per la manifestazione, anche solo per osservare i cosplayer, ovvero le tantissime persone vestite da personaggi di film, fumetti e cartoni animati che popolano le strade della città in quei giorni.
«Io giro tantissime fiere del fumetto, ma Lucca è incomparabile. Anche quando vai a uno di questi eventi all’estero, che magari sono potentissimi dal punto di vista degli ospiti, non è la stessa cosa. Magari incroci Robert Downey Junior in giro, ma non l’hai beccato per strada: è all’interno di un centro conferenze», spiega Francesco Lancia, autore radiotelevisivo («ma, soprattutto, nerd») che frequenta la manifestazione fin da quando era ragazzo. «Non so se sia perché si svolge in un contesto medievale o perché la gente è talmente travolta dal numero di eventi che ci sono che non riesce a seguirli tutti, ma l’atmosfera che c’è a Lucca è indescrivibile. Si prova la gioia di stare in una bolla di fantasia per quattro giorni».
Dal punto di vista pratico, il Lucca Comics & Games si sviluppa in una serie di spazi espositivi, divisi tra palazzi storici del centro di Lucca – come il Teatro del Giglio o il Palazzo Ducale – e grandi padiglioni. L’offerta è molto varia: ci sono diversi grandi padiglioni dedicati ai fumetti, all’interno dei quali le case editrici organizzano firmacopie con gli autori, presentano le novità della stagione e mettono in vendita i propri titoli, ma anche spazi espositivi più piccoli in cui si vendono gadget per appassionati, come spade laser, parrucche colorate e armature medievali.
Sono notoriamente enormi il padiglione dedicato ad anime e manga – il cosiddetto “Japan Palace” – e quello specializzato nei giochi da tavolo, dove si trovano non solo gli espositori ma anche una miriade di tavolini attorno ai quali è possibile sedersi per provare giochi vecchi e nuovi prima di comprarli. Negli ultimi anni, poi, è cresciuto moltissimo l’angolo dedicato ai videogame, all’interno del quale si tengono tornei di e-sport.
«Lucca è internazionale non soltanto per i grossi numeri, ma perché è totalmente differente da ciò che viene offerto di solito: è come se si prendesse il Salone del Libro di Torino, il Festival della Letteratura di Mantova, li si unisse e si aggiungesse la partecipazione attiva del pubblico» dice Emanuele Vietina, che ha cominciato a lavorare alla manifestazione come volontario negli anni Novanta – «quando il padiglione Games aveva le tavole per giocare ma non le sedie, e noi volontari assaltavamo quelli dei Comics per rubargliele» – e oggi è presidente di Lucca Crea, la società che organizza la manifestazione. «La grande intuizione è stata quella di capire che il pubblico era uno solo: i ragazzi che come me amavano i fumetti amavano anche i giochi di ruolo, le miniature, i giochi di carte».
Nel 1966, quando si tenne per la prima volta quello che all’epoca si chiamava Salone Internazionale dei Comics a Lucca – la prima edizione si era tenuta a Bordighera, in provincia di Imperia – anche soltanto l’idea di dedicare un intero evento al fumetto, che fino a quel momento non era considerato un mezzo di comunicazione degno di attenzione e studi, era inedita. A proporre che venisse istituito un evento per discutere del tema tra docenti universitari, critici, giornalisti e semplici appassionati fu un gruppo di ricercatori dell’Università di Roma che già da anni si riuniva attorno all’Archivio Internazionale della Stampa a Fumetti. Si trattava del primo salone internazionale del fumetto al mondo. A volere fortemente che la manifestazione si tenesse a Lucca, invece, fu il sindaco dell’epoca, Giovanni Martinelli, molto interessato a finanziare iniziative che portassero nuovi visitatori in città.
Nel corso degli oltre cinquant’anni che sono passati, la manifestazione è mutata talmente tanto da essere quasi irriconoscibile. Gli spazi sono cambiati tantissime volte: a un certo punto, negli anni Settanta, si decise per esempio di tenerla all’interno di un pallone pressostatico gonfiato per l’occasione. Ma, soprattutto, lo scopo stesso dell’evento si è esteso moltissimo. Gli spazi dedicati alla Mostra mercato, all’interno della quale editori italiani e stranieri presentavano e vendevano i propri fumetti, si sono allargati. Nel 1993, quando ormai da qualche anno negli Stati Uniti andavano forte i giochi di ruolo come Dungeons & Dragons e stava per aprirsi una stagione molto propizia per i giochi da tavolo con il grande successo di Magic The Gathering, venne aperta l’area Games, cui hanno fatto seguito le aree dedicate ai concerti, ai cosplay, e alla cultura giapponese. L’ultimo allargamento è arrivato nel 2011, con l’inaugurazione di Lucca Movies, che ospita trailer esclusivi, spezzoni e anteprime nazionali di film e serie TV non ancora usciti.
Fino a una decina di anni fa, il Lucca Comics & Games era percepito dalle persone che covavano interessi considerati ancora di nicchia come i fumetti, il fantasy, la fantascienza e i giochi come un punto di ritrovo dove incontrare, anno dopo anno, persone che condividessero le stesse passioni. Tra l’enorme successo dei film Marvel, l’attenzione globale ottenuta da serie come Game of Thrones e Stranger Things e la popolarizzazione dei fumetti, però, negli ultimi anni il pubblico interessato a questo genere di temi è aumentato moltissimo, al punto che, da anni, l’intera vita cittadina di Lucca si ferma per la durata della manifestazione e tantissimi negozi del centro affittano temporaneamente i propri spazi a rivenditori di poster, magliette e altri gadget dedicati al genere.
«La manifestazione è cresciuta proprio perché è riuscita a intercettare costantemente, in questi anni, le nuove tendenze», spiega Mario Pardini, che prima di essere eletto sindaco di Lucca nel 2022 è stato coordinatore di Lucca Movies e poi presidente di Lucca Crea. «Il Lucca Comics & Games è stato il primo ad accogliere i cosplay quando venivano visti con diffidenza alle altre fiere, è stato il primo ad intercettare la passione per i giochi da tavolo e i videogiochi, poi la parte legata al cinema nel 2011. Oggi sembra la scoperta dell’acqua calda, ma allora l’idea di creare un’area strutturata legata al cinema all’interno di una fiera del fumetto non era evidente. Eppure era intuibile, dato che la Disney aveva appena comprato Marvel e LucasFilm, che ci potesse essere un boom di film dedicati al settore».
È da tempo che l’organizzazione stringe collaborazioni con grandi aziende d’intrattenimento internazionali per organizzare eventi speciali nei giorni del festival. Per anni, ad esempio, la casa produttrice di videogiochi Ubisoft ha allestito un padiglione interamente dedicato a ricreare l’esperienza di Assassin’s Creed, uno dei suoi titoli più famosi, ambientato nell’Europa medievale. Quest’anno, oltre a padiglioni come quello di Nintendo, in cui era possibile provare i più recenti videogiochi prodotti dall’azienda giapponese, Lucca Crea ha collaborato rispettivamente con Netflix e Amazon Prime per invitare a parlare all’evento il regista Tim Burton e il cast di The Rings of Power, la mastodontica serie ambientata nel mondo del Signore degli Anelli.
Sia Pardini che Vietina, l’attuale presidente, citano un caso specifico che a loro avviso dimostra la rilevanza internazionale e l’attualità del Lucca Comics & Games: il fatto che nel 2013, in vista dell’uscita del film Thor 2, Disney abbia scelto proprio piazza San Michele a Lucca per installare un’enorme copia di Mjolnir – il potente martello magico che è l’arma principale di Thor nell’universo Marvel – per la propria campagna promozionale globale.
Eleonora Caruso, che frequenta Lucca dal 2005 prima come fan, poi come giornalista, oggi come autrice, ha una teoria sulla riuscita straordinaria della manifestazione. «Qui vengono ospiti da tutto il mondo, mentre a Tokyo non vanno gli americani, e a San Diego non sono abituati ad avere ospiti giapponesi. A Lucca sono venuti autori giapponesi che si sognano in tutto il mondo: quando nel 2019 è venuto Hirohiko Araki, l’autore di Jojo, sono venute persone da tutta Europa, perché Araki non viene veramente mai da nessuna parte», racconta.
«In parte dev’essere semplicemente che agli stranieri piace l’Italia, e quindi se vengono invitati a venire in Toscana per una settimana sono contenti di portarsi anche tutta la famiglia. Ma c’è anche il fatto che il manga in Italia ha una storia molto lunga: ci sono editori in attività da decenni, quindi esiste un rapporto di intimità tra editori. Si permettono di invitarli, si capiscono, mentre il mercato americano è molto più nuovo ai manga».
Caruso, però, sottolinea che non è soltanto il programma ad attirare le folle di persone che si riversano a Lucca nei giorni dell’evento, ma anche la conformazione stessa della città, che ricorda gli immaginari fantasy a cui molti fan sono legati, rendendo l’esperienza più immersiva. Pur di esserci, dice, tantissimi sono disposti a fare cose assurde: «i prezzi degli alloggi negli anni sono aumentati in modo francamente imbarazzante, ma pur di venire ci si arrangia: ricordo di aver tranquillamente dormito con altre tre persone in un letto a una piazza e mezza. Ho visto gente dormire uno sopra l’altro, storti, senza differenze di genere, in una vasca da bagno, addirittura sulle panchine di Piazza Napoleone perché non avevano trovato un posto dove stare all’ultimo. A Lucca l’unica cosa importante è avere un posto dove dormire, va bene tutto, perché è veramente difficile farne a meno».
I disagi di ospitare centinaia di migliaia di persone in una città che normalmente conta meno di 90 mila abitanti sono ben noti: anche solo camminare nelle viuzze del centro nei momenti di punta risulta talvolta molto complesso, e non è raro che ci siano file di ore intere per prendere il treno alla fine della giornata. Nei giorni della manifestazione circolano moltissimi treni in più rispetto al normale, ma il fatto che la stazione della città sia servita da un binario unico che va da Firenze a Viareggio limita il numero di treni aggiuntivi che possono realisticamente essere messi a disposizione dei visitatori.
«Tra amici diciamo spesso che il Lucca Comics è come il calabrone, che non potrebbe volare, ma lui non lo sa e quindi vola lo stesso. Lucca non ha la costituzione per reggere questo viavai di persone, e ogni anno ti trovi a pensare che non è possibile che tutte quelle persone riusciranno a starci, eppure ci stanno sempre», dice Caruso.
I comuni disagi nel raggiungere e lasciare la città, ma anche nel passare spesso moltissimo tempo in fila per accedere i padiglioni, sono due dei fattori che accomunano l’esperienza di tutti i visitatori del Lucca Comics & Games. Altrimenti, a seconda della propria passione, le giornate possono variare tantissimo: c’è chi passa tutto il tempo a testare i nuovi giochi da tavolo ma non mette mai piede nel padiglione dedicato a manga e anime, chi ci va per partecipare a una delle tantissime competizioni organizzate in quei giorni, chi dedica la maggior parte del proprio tempo a guardare i cosplay e fotografare i suoi preferiti.
«Sono proprio i cosplayer che mi hanno dato, nel tempo, la misura di ciò che significa Lucca», dice Caruso. «Una delle cose più belle che ho mai visto qui è stato un signore molto anziano vestito da Tex Willer. Lucca crea un clima in cui un settantenne si sveglia la mattina e pensa “sai cosa? Oggi io mi metto una camicia gialla e un cappello e sono Tex Willer”. La vera svolta è stato quando ho smesso di vedere soltanto cosplay di personaggi dei manga e ho cominciato a vedere Corto Maltese e Dylan Dog: vuol dire che le persone hanno cominciato a coglierne il piacere e la bellezza». Oggi, non è raro incappare in cosplay molto originali tra le strade della città: oltre a grandi classici come Darth Vader, Batman e Super Mario, non è strano imbattersi in persone vestite da Capitan Findus, o che travestono il proprio cane come un mostro di Stranger Things.
Dal canto loro, le case editrici e le aziende che producono giochi incoraggiano la partecipazione alla manifestazione creando edizioni limitate che possono essere acquistate soltanto a Lucca, presentando in anteprima le nuove uscite e organizzando incontri tra il pubblico e gli artisti. Michele Foschini, direttore editoriale di Bao Publishing, che pubblica i fumetti di autori come Zerocalcare e Leo Ortolani, spiega che il primo giorno di manifestazione è spesso il più frenetico per loro, perché è il giorno in cui i collezionisti accorrono agli stand per accaparrarsi i volumi prodotti in edizione limitata per la fiera. «Chi viene a Lucca vuole portare a casa qualcosa che poteva trovare solo lì, che sarà il memento del fatto che anche quest’anno hanno fatto la fatica di venire fino a Lucca ma si sono portati a casa qualcosa di prezioso», dice.
Quello della fatica è un tema ricorrente, soprattutto tra gli addetti ai lavori. Tito Faraci, storico autore che ha scritto storie per Topolino, Dylan Dog, Lupo Alberto e Diabolik, dice che Lucca è «come Natale per Babbo Natale». Per Leo Ortolani, fumettista divenuto celebre con la saga satirica Rat-Man, «se sei in grado di sopravvivere a Lucca puoi fare qualsiasi cosa, anche soltanto per l’impegno fisico di spostarsi costantemente da un padiglione all’altro per incontrare i lettori mentre fuori spesso piove». Ma, come dice Zerocalcare, forse il più famoso tra i fumettisti italiani del momento, «chi fa questo lavoro sa che l’anno prossimo sarà di nuovo a Lucca, a prescindere da tutto, a fare la stessa cosa. È come se qualcuno che lavora nelle decorazioni natalizie chiudesse il negozio a dicembre: non può».
Eppure, molti dei fumettisti italiani di oggi sono passati dall’essere stati visitatori di Lucca ad essere autori, anche grazie a un concorso per fumettisti esordienti a cui molti ambiscono. «Io non lo vinsi per tre anni di fila», ricorda Zerocalcare. «Ma ho un ricordo molto buffo del momento di passaggio tra il prima e il dopo del mio primo fumetto. Era il novembre 2011, arrivai qui con le autoproduzioni che avevo appena stampato, non avevo uno stand né niente. Era un momento bello perché ero ancora un visitatore, ma cominciavo a mettere una zampa in quel mondo lì. Li avevo portati solo per darli a qualche editore. Ma fui riconosciuto da qualcuno e cominciai a scrivergli una dedica seduto su un marciapiedi. Un sacco di persone lo volevano e io non ne avevo tanti, li portavo in un borsone, li finii subito, sul marciapiedi. Fu una cosa super rustica».