Bolsonaro non ha riconosciuto la sconfitta ma permetterà il trasferimento dei poteri a Lula
Il presidente brasiliano uscente ha parlato dopo quasi due giorni di silenzio, incoraggiando anche le proteste a sue favore
Martedì, dopo quasi due giorni di silenzio (44 ore, per la precisione) dalla fine delle elezioni presidenziali perse contro Luiz Inácio Lula da Silva, il presidente uscente Jair Bolsonaro ne ha commentato l’esito in un discorso pubblico fatto al Palácio da Alvorada, la residenza presidenziale. Bolsonaro ha parlato per circa due minuti senza nominare Lula né congratularsi con lui, senza quindi fare nessuna concessione formale alla sua vittoria.
Ha tuttavia autorizzato il suo capo di gabinetto ad avviare il trasferimento dei poteri nei confronti di Lula, segno che probabilmente non intenderà contestare il risultato delle elezioni come inizialmente si era temuto. Rimangono tuttavia numerose questioni da chiarire.
«I nostri metodi non possono essere quelli della sinistra», ha detto Bolsonaro, che ha ringraziato «i 58 milioni di brasiliani che hanno votato per me» e ha sostenuto di aver sempre rispettato la democrazia brasiliana e di essere intenzionato a rispettarne la Costituzione.
Il lungo silenzio di Bolsonaro dopo l’ufficializzazione dei risultati, così come alcune sue dichiarazioni nel corso della tesa e violenta campagna elettorale, avevano portato a temere che nel caso di una vittoria di Lula le elezioni potessero trasformarsi in qualcosa di simile a quelle degli Stati Uniti del 2020, dopo le quali i sostenitori di Trump assaltarono il Campidoglio per bloccare la certificazione dell’elezione vinta da Joe Biden. Bolsonaro ha concluso il suo discorso con alcuni slogan: «Continuerò a difendere la libertà economica e religiosa e i colori verde e giallo del Brasile», ha detto.
Subito dopo ha preso la parola Ciro Nogueira, il capo di gabinetto di Bolsonaro (che in Brasile ha carica di ministro). In un discorso altrettanto breve ma più moderato e istituzionale, Noguera ha detto che il presidente lo ha autorizzato ad avviare e condurre il processo di trasferimento dei poteri nei confronti del suo successore, cioè Lula. Ha anche parlato di Lula usando il termine «presidente», e ha usato «vicepresidente» per Geraldo Alckmin, il politico scelto da Lula come vicepresidente nel suo ticket elettorale.
In questo modo, Bolsonaro non ha personalmente riconosciuto la vittoria di Lula, ma sembra aver evitato la crisi costituzionale nel paese garantendo, tramite il suo capo di gabinetto, un trasferimento pacifico dei poteri. Questo non significa che i prossimi due mesi, in cui Bolsonaro rimarrà presidente prima dell’insediamento di Lula, non saranno turbolenti, come hanno mostrato le proteste di questi ultimi giorni da parte dei suoi sostenitori.
Attualmente stanno protestando in particolare i camionisti, una delle categorie di lavoratori che hanno maggiormente sostenuto Bolsonaro durante la campagna elettorale, che stanno bloccando moltissime strade in tutto il paese. Stanno naturalmente causando disagi al traffico, ma soprattutto stanno sospendendo le consegne di cibo e di fatto compromettendo la catena di approvvigionamento alimentare del paese, soprattutto negli stati del sud. Nel suo discorso, Bolsonaro ha detto che «le manifestazioni sono le benvenute».