Il primo grande rave sotto il governo Meloni
Si è tenuto vicino a Modena, ma il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi lo ha fatto finire in anticipo predicando un approccio duro
Da sabato sera a lunedì mattina in un capannone dismesso pochi chilometri fuori Modena, in Emilia-Romagna, si è tenuto un grande rave party, cioè una festa di musica techno organizzata senza permessi. Si chiama Witchtek, si tiene da alcuni anni nel ponte di Ognissanti e ha attirato secondo le prime stime circa 3mila persone: lunedì mattina le forze dell’ordine, dispiegate in grande numero, lo hanno fatto finire in anticipo, convincendo i partecipanti ad andarsene dopo brevi trattative.
Il rave non ha creato particolari problemi di ordine pubblico o sanitari, e non è stato diverso da altri di dimensioni simili che si tengono con una certa frequenza in Italia, ma è il primo che si è tenuto sotto il nuovo governo di Giorgia Meloni, che sembra intenzionato a mostrarsi rigido riguardo a raduni del genere, tradizionalmente sgraditi alla destra. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi fin da domenica aveva fatto sapere di aver dato mandato al prefetto di Modena e al capo della Polizia Lamberto Giannini di fermare il rave adottando «ogni iniziativa».
In realtà in situazioni del genere vengono normalmente evitate forme di repressione che possono portare ad escalation violente, e infatti inizialmente le forze dell’ordine avevano preferito bloccare le uscite da diversi caselli dell’autostrada intorno a Modena, cercando di dissuadere i molti giovani che stavano arrivando in macchina nell’area del rave. Il dispiegamento di polizia era stato imponente, ma molte persone avevano comunque potuto raggiungere il capannone, a piedi o anche in auto.
Lunedì mattina, dopo due notti in cui la festa aveva potuto svolgersi, sono arrivate decine di camionette della polizia e c’è stata una trattativa con gli organizzatori per far finire l’evento in anticipo (inizialmente doveva continuare fino a martedì). Lo sgombero è riuscito pacificamente senza bisogno che le forze dell’ordine entrassero nel capannone, che è stato abbandonato dalla maggior parte delle persone lunedì mattina.
Oggi, nel primo Consiglio dei ministri del nuovo governo, Piantedosi potrebbe illustrare alcune misure contro i rave e in generale i cosiddetti “free party”. Si pensa che il governo possa cogliere l’occasione per assumere una posizione dura su un tema che tradizionalmente, anche per come viene trattato in maniera scandalistica dai media, coinvolge una parte dell’elettorato conservatore sensibile ai temi dell’ordine pubblico, del cosiddetto “decoro” e delle sostanze stupefacenti, che vengono abitualmente consumate con una certa disinvoltura ai rave.
Normalmente un metodo adottato dalle forze dell’ordine per interrompere i rave è la minaccia del sequestro dei mezzi di trasporto e delle attrezzature, a partire dalle casse – i “soundsystem” – che sono molto costose e che gli organizzatori dei rave hanno tutto l’interesse a non perdere. Sembra che questo approccio sia quello che adotterà anche Piantedosi. «Basta rave party illegali, delinquenti che spadroneggiano, istituzioni umiliate: ora si cambia!» ha scritto su Twitter il leader della Lega Matteo Salvini.
Al rave a Modena comunque non ci sono stati incidenti. Ritrovi di questo tipo, gratuiti per i partecipanti, vengono organizzati periodicamente in luoghi individuati come adatti, spesso in campi poco frequentati o edifici abbandonati. Le informazioni sul luogo vengono diffuse con poco preavviso su vari canali (oggi soprattutto su Telegram) proprio per evitare che la polizia ne venga a conoscenza con troppo anticipo.
Nacquero negli anni Ottanta in Inghilterra ed ebbero il loro periodo d’oro negli anni Novanta, e fin da subito furono molto divisivi e oggetto di forti strumentalizzazioni politiche, specialmente da parte dei governi di destra.
In Italia gli anni dei rave furono soprattutto i Duemila. Spesso oggetto di polemiche e diatribe legali, nel 2017 la Corte di Cassazione si era espressa al riguardo stabilendo che l’articolo 17 della Costituzione indica che i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senza armi anche in luogo aperto al pubblico. Spesso però i rave sono organizzati in proprietà private, ed è il caso anche di quello di Modena: il proprietario del capannone ha presentato denuncia. Più raramente invece i free party disturbano la quiete pubblica visto che si tengono in posti generalmente isolati.
Di solito sono frequentati prevalentemente da giovani, tardo adolescenti o ventenni, che arrivano anche dall’estero e dormono sul posto su camper, furgoni e nelle tende. Ai rave oggi si balla prevalentemente musica “tekno”, che è un sottogenere della techno più veloce e appartenente al filone dell’hardcore. Anche se spesso i media ingigantiscono questo aspetto, normalmente ai rave girano cospicue quantità di sostanze stupefacenti, come alcol, marijuana, ecstasy, e ketamina, da sempre legate alla scena della musica dance.
Di frequente comunque ai rave, ed è anche il caso di quello di Modena, ci sono appositi punti informativi dove esperti applicano la strategia della riduzione del danno, informando i giovani dei rischi legati al consumo di determinate droghe, e in certi casi offrendo anche di testare le sostanze per verificarne la sicurezza.
L’anno scorso un enorme rave, più grande e lungo di quelli organizzati negli ultimi anni, aveva attirato molte attenzioni e polemiche: si era tenuto vicino a Viterbo e in quell’occasione la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese aveva deciso di adottare un approccio più cauto, lasciando che finisse da solo. Questo aveva provocato dure critiche dalla destra, che ora sembra infatti intenzionata a seguire una linea più dura.