Halloween è arrivato anche a Riyad
È stato festeggiato nella capitale saudita dopo anni di divieti e restrizioni, ma non significa che il regime saudita sia diventato aperto e democratico
Per molti anni in Arabia Saudita, paese in cui governa un regime islamico assai conservatore, festività come Halloween sono state viste come celebrazioni pagane immorali. Non solo non si festeggiavano, ma in molti casi venivano apertamente osteggiate: non era raro che la polizia facesse irruzione in feste organizzate privatamente e arrestasse i partecipanti.
Di recente la mentalità verso questo genere di eventi è cambiata: quest’anno Halloween è stato festeggiato in diverse città del paese e in particolare nella capitale Riyad, dove si è svolto un grande evento pubblico sostenuto dal governo. Il nuovo approccio è stato adottato anche per compiacere una parte della popolazione e dare l’impressione di una maggiore libertà di fronte ai governi occidentali, alleati dei sauditi ma critici verso le limitazioni alle libertà fondamentali decise dal regime guidato dal principe ereditario Mohammed bin Salman, che non ha mai smesso di reprimere i dissidenti.
I festeggiamenti della capitale si sono svolti a Boulevard Riyadh City, un complesso di negozi, sale giochi e ristoranti che ha aperto nel 2019 come parte degli impegni del governo per incentivare la vita sociale e il divertimento. Hanno partecipato migliaia di persone, sfilando con travestimenti dai più classici ai più ricercati.
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L’evento è durato due giorni, ma non è stato presentato ufficialmente come una “festa di Halloween” e non si è svolto il 31 ottobre, cioè il giorno in cui normalmente si celebra in tutto il mondo: è andato avanti venerdì 28 e sabato 29 ottobre, ed è stato promosso come un “weekend dell’horror”, per evitare polemiche da parte di chi nel paese mostra insoddisfazione nei confronti
di questo genere di celebrazioni non islamiche.Il New York Times ha raccolto diverse testimonianze tra ragazzi sauditi per lo più ventenni che hanno partecipato alle celebrazioni: la maggior parte ha raccontato di festeggiare Halloween per la prima volta e di averlo conosciuto solo attraverso i film stranieri. Altri invece hanno detto di non conoscerlo affatto, o quasi, e di essersi uniti ai festeggiamenti solo per godersi la festa e l’atmosfera.
Diverse persone tra quelle con cui ha parlato il New York Times si sono mostrate entusiaste nei confronti delle iniziative adottate dal governo negli ultimi anni per incentivare il divertimento e hanno sottolineato come il paese stia cambiando: festività non islamiche come Natale, San Valentino e Halloween in Arabia Saudita erano sempre state un tabù. Anche alle donne è stato consentito di travestirsi, una cosa non scontata in un paese in cui fino a pochissimo tempo fa era in vigore il divieto per le donne di svolgere le attività più semplici senza l’approvazione di un uomo.
Una maggiore apertura nella vita sociale e culturale dell’Arabia Saudita era stata decisa da bin Salman, che si era presentato in un certo senso come un “riformatore”. Le nuove misure avevano incontrato l’opposizione della parte più conservatrice del regime saudita, in particolare quella formata dai religiosi. Molti inoltre hanno criticato il regime accusandolo di ignorare problemi più seri, come la disoccupazione giovanile e la mancanza delle libertà e dei diritti fondamentali.
Celebration of Halloween in Riyad, Saudi Arabia. The GEA of Saudi organized an event called "Horror Weekend", meanwhile celebration of Mawlid is still banned.
Imagine a country that forbids the commemoration of the Prophet ﷺ because it is more evil than celebrating Halloween… pic.twitter.com/gulK99yO8q
— Musa al-Maghribi 🇲🇦 ⵣ (@Musa_Maliki_) October 29, 2022
Nonostante le aperture degli ultimi anni, l’Arabia Saudita è rimasto un regime assai conservatore, dove il dissenso non è consentito e in cui gli oppositori politici e gli attivisti rischiano di finire uccisi, o in carcere: scrittori, influencer, religiosi, miliardari e membri della famiglia reale sono stati incarcerati per motivi legati al dissenso. I social network sono controllati e manipolati dal governo allo scopo di alimentare una narrazione benevola e a tratti eroica del principe bin Salman.
Bin Salman è accusato tra le altre cose dell’uccisione del dissidente saudita Jamal Khashoggi: secondo varie indagini, tra cui una dell’intelligence americana, l’omicidio fu voluto e ordinato proprio dal principe saudita.