Come si muore nella calca
Nella maggior parte dei casi per asfissia, non perché si viene calpestati: e in situazioni come quella di Seul per le donne può essere più pericoloso
«La folla continuava a spingersi in una stradina di locali, e così sempre più persone urlavano e cadevano come pezzi del domino». Parlando con l’agenzia di stampa Yonhap, un testimone ha descritto così ciò che è avvenuto sabato sera nel quartiere Itaewon di Seul, in Corea del Sud, quando 154 persone sono morte nella calca e altre 132 sono state ferite. Il gioco del domino è spesso citato per descrivere eventi disastrosi di questo tipo, ma può essere fuorviante: la maggior parte delle persone non muore perché cade e viene calpestata, ma per asfissia, mentre è in piedi.
Sabato decine di migliaia di persone erano nelle vie di Itaewon, noto per la vita notturna, per festeggiare Halloween. A un certo punto, una via non più larga di 4 metri e in pendenza si è riempita in modo particolare e la pressione della folla ha reso molto difficile la respirazione per i presenti. In situazioni del genere si ha la cassa toracica compressa dalle persone intorno, i polmoni non riescono a espandersi e il respiro viene a mancare. Nel giro di sei minuti si va in asfissia da compressione, che è la principale causa di morte nella calca: si soffoca compressi tra le altre persone. C’è anche chi, non riuscendo a respirare, sviene, cade e viene schiacciato.
Norman Badler, un professore di informatica dell’Università della Pennsylvania che ha creato simulazioni di ciò che succede quando si forma una calca, ha detto al New York Times che, quando le persone cominciano a cadere, scappare o anche solo muoversi diventa più difficile perché i movimenti sono limitati e le vie di fuga vengono bloccate.
Circa un anno fa, dopo che 10 persone erano morte durante il concerto del rapper Travis Scott all’Astroworld di Houston, l’esperto di dinamiche della folla G. Keith Still, docente all’Università del Suffolk, aveva spiegato alla radio americana NPR:
Immaginate di essere circondati da altre persone. Anche un piccolo movimento viene amplificato nella folla, perché ogni corpo ne spinge un altro. Quindi anche una lieve spinta in un ambiente molto affollato può creare un’onda d’urto. Per questo quando una folla comincia a oscillare bisognerebbe cercare di diminuire la densità. Ma quando la folla aumenta si ottiene un progressivo collasso. Le persone cominciano a cadere le une sulle altre e in quella situazione non riescono a rialzarsi. Braccia e gambe sono intrecciate. Il flusso del sangue al cervello si riduce. Ci vogliono 30 secondi per perdere coscienza e circa sei minuti per arrivare all’asfissia da compressione.
Chi sopravvive a situazioni del genere parla dell’impossibilità di muoversi e del panico, ma non è il panico a causare le stragi nella calca secondo Still, piuttosto il contrario: il terrore si diffonde quando ormai il cosiddetto “collasso della folla” è cominciato.
Non è ancora chiaro cosa abbia generato il particolare affollamento in quella specifica strada di Itaewon sabato, ma secondo alcuni resoconti dei giornali locali si sarebbe creata una particolare concentrazione di persone dopo che era circolata la notizia dell’avvistamento di una persona famosa in un locale. A causa dell’assenza di vie di fuga allontanarsi dalla calca è stato particolarmente difficile.
Un altro problema della strada di Itaewon era che le persone camminavano in due sensi di marcia opposti. Mehdi Moussaïd, uno studioso di comportamento delle folle del Max Planck Institute di Berlino, ha detto al Washington Post che i flussi in due sensi «amplificano i rischi» e infatti sono vietati alla Mecca, in Arabia Saudita, in occasione dei pellegrinaggi rituali islamici a cui partecipano milioni di persone. Durante l’hajj tutte le strade della città sono a senso unico – anche se non sempre è bastato a evitare enormi incidenti.
Secondo Moussaïd non è detto che una maggiore presenza di forze dell’ordine a Itaewon avrebbe evitato la strage di sabato. «Piuttosto avrebbe aiutato sapere in anticipo quante persone si sarebbero radunate in quella zona, che percorsi avrebbero intrapreso e controllarne un minimo i movimenti: quando il livello di compressione è cresciuto troppo non si può più far nulla, è importante pianificare prima».
Delle 154 persone che sono morte, 98 erano donne, perlopiù ventenni, e 56 uomini. Non ci sono prove definitive del fatto che le donne siano più vulnerabili all’asfissia da compressione, ha detto Still al New York Times, ma ci sono dei fattori che possono spiegare la maggior mortalità: «Anche se meno robuste, le donne hanno in proporzione una maggior massa corporea nella parte superiore del torace. Se subiscono una compressione in quella parte del corpo, hanno più massa che viene spinta verso l’interno». Inoltre generalmente hanno meno forza e quindi meno possibilità di riuscire a districarsi tra i corpi di altre persone. Tra i fattori che influiscono nella mortalità di una calca ci sono la densità della folla – che nel caso di Itaewon Moussaïd ha stimato in 8/10 persone a metro quadrato – e il rapporto tra uomini e donne.
Le raccomandazioni per cercare di stare al sicuro in caso di calca sono di tenere le braccia e le mani davanti al petto come i pugili e di cercare di mantenersi stabili sui piedi. Non bisogna cercare di opporsi al flusso della folla, ma cercare di muoversi verso i margini approfittando delle oscillazioni. Se si cade bisogna cercare di rannicchiarsi per proteggersi.